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Eric Schmidt contro i Governi: “Internet resti libero”

Come abbiamo riportato qualche giorno fa, Eric Schmidt è approdato a Roma per parlare al Big Tent Made in Italy, evento organizzato da Google. Nell’accesa discussione sui problemi della rete si è parlato anche della libertà che, quest’ultima, non ha.

I temi trattati sono molto legati agli scandali, tra cui il Datagate, che stanno sconvolgendo il mondo. Eric Schmidt ha voluto prendere posizione proprio contro questo atteggiamento, decretando i Governi come la rovina della rete. Ovviamente, parte dei commenti sono rivolti verso i servizi che la stessa Google offre:

“Se i governi dovessero regolamentare YouTube sarebbe un disastro, il mio messaggio alle autorità è: non fate gli stessi passi con la Rete come avete fatto con le televisioni. Internet sta benissimo senza regole. Cina, Pakistan, Turchia, Thailandia vi dicono niente? Pessima soluzione chiudere tutto per pochi video che non piacciono”.

Il numero uno di Google ha poi espresso il proprio pensiero sul futuro della rete e del giornalismo:

“Nei prossimi cinque anni due o tre miliardi di persone, da paesi poveri e non democratici entreranno in internet. Potranno vedere video e leggere informazioni e questo metterà in difficoltà i loro governi e favorirà la democrazia“.

Parlando del futuro del giornalismo Schmidt, rivolgendo ai giovani in sala, ha detto:

“La coscienza critica e l’attenzione verso l’informazione sono fattori fondamentali per il mondo, immagino che voi studenti che siete qui siate più avanti rispetto a me. Pensate sempre a quello che fate. Fate sempre verifiche, non usate mai una sola fonte, non credete a tutto quello che vedete e leggete. Questo il principale consiglio che vi do“.

Durante l’evento, il chariman di Google ha anche parlato della credibilità delle notizie sul web:

“È la somma delle voci che porta alla verità purtroppo ci sono tante persone che sono credulone. Il primo che dice una cosa riesce a controllare le vostre menti ed è per questo che i politici parlano molto. Noi siamo portati a credere alla prima cosa che sentiamo, ma il buon giornalismo è un altro, è quello che verifica. Purtroppo in America c’è la corsa a dare per prima la notizia, ma poi capita che è tutto falso“.

Un accenno anche al Datagate e al tema della privacy:

“Noi diamo molta importanza alla riservatezza cerchiamo di collaborare soltanto per il necessario con il governo americano”.

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