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Focus Juve – Adios Carlitos, un altro 10 che se ne va

Il discorso sulla maglia numero 10 è sempre un discorso delicato, profondamente intrecciato a fattori di carattere emotivo che vanno ben aldilà del semplice aspetto tecnico. Quando poi si parla di numero 10 per la Juventus allora tutto diventa più complicato: l’addio di Alessandro Del Piero e tutte le ombre che riguardano il suo rapporto con la società e che ancora non sono scomparse, sono elementi che possono rendere questo una argomento tabù. Una ferita ancora aperta curata abilmente da Carlitos Tevez, che ha raccolto un’eredità scomoda, che ha interpretato un ruolo importante con lavoro e dignità. Alla Juventus l’attenzione è sempre focalizzata sul gruppo, su come le risorse de singoli possano essere utilizzate al meglio per la squadra, e in un contesto così anche la maglia numero 10 sebbene legata con il suo prestigio a nomi di grandissimi campioni, deve essere inquadrata in un progetto più grande. E non si può certo sbagliare quando si investe in giocatori di grande professionalità come Carlitos. Ma è in casi come questi, quando si resta orfani di grandi nomi, quando se ne aspettano altri, che la maglia sprigiona tutto il suo lato romantico, che si comprende che non può, non deve restare soltanto un numero.

E allora ciao Carlitos, e grazie. Pensavo fosse amore, e forse per alcuni motivi lo è stato, per come ha saputo affrontare e, in molti casi, salvare le partite. Pensavo fosse amore, perché ha reso più dolce una separazione dolorosa, perché ha reso dignitosa una prosecuzione nei successi, perché ha responsabilmente e silenziosamente rispettato un ruolo scomodo, e pesante.

Tutti i gol di Tevez con la maglia della Juventus

Pensavo fosse amore, ma in realtà non lo è stato: il richiamo del Boca che ha in sé qualcosa di romantico e nostalgico, che ha in sé il valore della terra, la forza delle radici, perde tutto questo quando di pensa ad un ritorno in patria fin troppo interessato. Soprattutto se si pensa che il “regalo” della Juventus sarebbe più che gradito al presidente della società argentina impegnato nella sua candidatura alla guida del paese. Come ci ha insegnato una prassi di nostra conoscenza, un colpo del genere può far guadagna un po’ di voti, soprattutto se ha come contropartita un ruolo di rilievo nella società per l’attaccante.

Grazie Carlitos, ma per noi, cresciuti nel mito di Del Piero la 10 è un’altra cosa. È la maglia del genio, dell’amore e della passione

Non si può trattenere un calciatore di questa categoria, soprattutto controvoglia: in Europa ha dato tutto, in queste due stagioni il massimo, la Juve lo sta premiando assecondando il suo desiderio di andare. Pensavo fosse amore, e che come premio bastasse il ritorno al calcio internazionale, a una visibilità che per lui mancava da parecchi anni. Non è stato amore, ma devo ringraziarti Carlos perché per due anni sei stato il miglior giocatore del campionato, perche sei un uomo a tutto campo, difficile da sostituire, perché sei stato un leader. Ma la 10, per me che sono cresciuta con Alessandro Del Piero, è qualcos’altro. E’ una maglia pesantissima, è quella del trequartista, del fantasista, di chi sa cambiare la partita con un colpo di genio, di chi sposta gli equilibri con la sua tecnica con la sua fantasia. E’ la maglia di chi da tutto per la squadra, di chi combatte. E’ la maglia della generosità. E’ la maglia della passione, dell’amore.

Non vedo sostituti all’orizzonte: Dybala può tecnicamente rilevare il ruolo di Tevez. Ma nella nuova dimensione che la Juventus sta prendendo soprattutto dopo la finale sfumata, e che prevede una nuova affermazione in Europa l’asticella deve essere necessariamente alzata. Non si alza con il solo Mandzukic, nemmeno con i cosidetti “italiani di qualità”. Non vedo ancora il nuovo 10: aspetto un campione degno, aspetto di innamorarmi ancora.

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