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Twitter, crolla il titolo a Wall Street e gli utenti emigrano

La situazione per Twitter si sta facendo sempre più complicata, soprattutto da quando è entrata in Borsa, dove ha iniziato a rivolgere i riflettori degli investitori e dei mercati verso di se, attirando notevoli quantità di denaro che ora, forse, qualcuno preferirebbe non aver investito. La situazione è paragonabile a quella di Facebook nel 2012, anno dell’entrata a Wall Street, in cui ebbe molteplici problemi con la quotazione del suo titolo azionario, il quale oscillava pesantemente senza trovare una metà in cui stabilirsi, portando dietro di se anche tutti i mercati che vi avevano puntato. La differenza però è una, ma fondamentale per lo sviluppo e il futuro di una piattaforma in rete. Infatti a Facebook non calavano gli utenti, bensì aumentavano; per Twitter è l’esatto contrario. Gli utenti continuano ad emigrare e, di conseguenza, gli investitori insorgono.

Nella giornata di mercoledì 5 febbraio, vi abbiamo riportato la notizia della chiusura del Q4 di Twitter, con risultati altamente drastici anche sulle entrate. La situazione sembrava grave, ma non come lo è al momento in cui scriviamo. L’unità di misura che prendiamo in considerazione è quella della Borsa, più precisamente il titolo azionario di Twitter, che ha chiuso la giornata con una perdita 24.16%. In pratica il titolo è diminuito di 1/4, facendo perdere non solo svariati milioni, ma anche la credibilità verso gli investitori e i mercati.

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Le problematiche in casa Twitter sono svariate. La prima è la mancanza di entrate, molto basse e poco produttive per lo sviluppo. Lo stesso Dick Costolo disse, in una intervista di qualche mese fa, di non guadagnare molto dall’azienda per cui è CEO, poiché non voleva togliere quel poco denaro che entrava e riporlo nelle proprie tasche, magari fregandosene della situazione della piattaforma. Un gesto molto importante, che conferma la situazione di disagio che sta provando Twitter. La seconda problematica è la mancanza di idee. Infatti, da quando Twitter è in rete si è modificato molto poco, non solo esteticamente, anche se negli ultimi giorni ha rinnovato la grafica rendendola più minimale, ma anche a livello di servizi e prodotti che offre agli utenti. Questa analisi è molto importante, perché l’emigrazione da parte dell’utenza si basa proprio su questo fattore, che a sua volta fa perdere terreno nel mercato e importanti entrate. La terza problematica è invece legata alla pubblicità e alla struttura che Twitter può offrire per essa. Molte società e prodotti che vengono pubblicizzati in rete non optano per Twitter, ma preferiscono piattaforme più portate per questo genere di servizio come Google e Facebook, che inoltre offrono anche maggiore visibilità.

Queste problematiche sono quelle su cui gravano i risultati finanziari della società, ma dalle quali è difficile uscire, almeno a detta dei dirigenti di Twitter. C’è anche un altro dato da toccare, che forse è molto più psicologico che tecnico o finanziario, cioè la routine noiosa che Twitter esegue sugli utenti. E’ stato studiato che, su 10 utenti, solo 4 utilizzeranno e rimarranno nella piattaforma, utilizzandola in tutto e per tutto. Gli altri 6 utenti invece, non capiscono la piattaforma e non ne trovano il motivo per il quale iscriversi, o comunque utilizzarla. E’ un problema, forse, maggiore degli altri sovra citati, reso bene dal numero degli utenti iscritti, circa 600 milioni, in parallelo con il numero degli utenti attivi quotidianamente, circa 241 milioni. In pratica per un utente che si iscrive due non lo utilizzano o si cancellano. Il dato preoccupa maggiormente se la crescita degli utenti attivi, rispetto al trimestre precedente, è solo del 3,8%. Infatti, nei precedenti tre trimestri il numero degli utenti era cresciuto, rispettivamente, del 10% del 7% e del 6%.

Entrando nel dettaglio dei dati della trimestrale, i ricavi da pubblicità su dispositivi mobili hanno rappresentato il 75% del totale ricavi, cioè cinque punti percentuali in più rispetto al 70% del trimestre precedente. I ricavi internazionali si sono attestati a 66 milioni di dollari, o il 27% del totale.

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Queste le parole di Dick Costolo, CEO di Twitter:

“Siamo l’unica piattaforma che è pubblica, in tempo reale e ampiamente distribuita, sono contento delle numerose iniziative a cui stiamo lavorando”.

La concorrenza è un altro elemento che si sta facendo sentire ogni anno che passa, anche se Twitter è ormai rinomato per i suoi utilizzi, spesso abbinati alla televisione o alla radio, ma nei media in generale, che lo utilizzano costantemente come mezzo principale dove riportare notizie dell’ultimo minuto, anche prima di comunicarle su Facebook e Google+. E’ interessante notare come le testate giornalistiche puntino su questo mezzo per diffondere ciò che accade nel mondo, capendo che è un mezzo formidabile per la sua semplicità e incredibile per la sua dinamicità. I media sanno come gestire le notizie, e se hanno puntato su Twitter un motivo ci sarà pure.

Molti definiscono questi dati come il calvario per la fine definitiva di un mezzo che ha fatto il suo tempo, altri pensano che sia una crisi momentanea dovuta all’entrata in Borsa e ai riflettori puntati da più di 3 mesi. Noi crediamo che Twitter possa uscire dal vortice che l’ha risucchiato, ma pensiamo che lo potrà fare solamente sistemando le problematiche e regalando più servizi agli utenti.

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