Era il lontano 1993. In seguito all’enorme successo riscosso l’anno precedente con Wolfenstein 3D – celebre first person shooter realizzato con le prime tecnologie di grafica in 3D – due storici membri del team di id Software iniziarono a lavorare ad un nuovo ed ambizioso progetto. Lo scopo di John Carmack e John Romero, i due a capo, era quello di attingere a piene mani da quanto realizzato con Wolfenstein 3D, prenderne gli aspetti migliori dal punto di vista del gameplay, migliorare il motore grafico e rinnovare le tematiche di gioco con l’aggiunta di nuovi elementi che potessero rendere più originale e unico il prodotto finale.
Il concept iniziale, proposto dallo stesso Carmack, si basava su un bizarro incontro tra due mondi molto distanti tra loro: quello “sci-fi” della tecnologia e quello “fantasy” dei demoni. L’idea era quella di mettersi nei panni di uno Space Marine che, tra Spazio Aperto ed Inferno, facesse fuori infinite orde di nemici e creature demoniache. Per fare ciò, Carmack si ispirò ad alcune tra le produzioni -cinematografiche e non- più celebri del tempo:“Alien”, da cui prese la componente tecnologica e fantascientifica; “The Evil Dead”, da cui prese la violenza, la componente splatter e le atmosfere grottesche e sataniste; e infine “Dungeons & Dragons”, a cui si ispirò per il design dei demoni.
Il tutto venne poi supportato da un nuovo motore grafico, progettato per mettere in luce le vere potenzialità del gioco e delle macchine su cui girava. Nacque così DOOM: un first person shooter altamente ispirato, veloce, frenetico e violento, destinato ad imporsi prepotentemente nel tempo come il maggior esponente del genere nel panorama videoludico. Nel corso degli anni, infatti, il brand è stato sfruttato a dovere, con la pubblicazione di vari sequel e spin-off, e la saga è stata giocata ed amata da milioni di videogiocatori, diventando uno dei capisaldi fondamentali della storia dei videogiochi. Ora, a circa 23 anni dal lancio del primo capitolo, id Software, con il supporto di Bethesda Softworks, ha deciso di riportare in auge la vecchia fiamma di DOOM, sviluppando un nuovo capitolo, un Remake/Reboot/Sequel della saga classica su PC, PlayStation 4 ed Xbox One.
È riuscito questo nuovo DOOM a tenere alto l’onore del nome che porta e dei suoi creatori? Scopriamolo insieme.
To Hell and Back
E’ bene innanzitutto precisare che DOOM non è mai stato un titolo incentrato su trame particolarmente profonde o intricate. La filosofia che sta alla base di DOOM è ben altra: il cuore del gioco è fondamentalmente il gameplay. I creatori della saga, fin dai tempi del primo capitolo, hanno sempre avuto come obiettivo principale quello di offrire un’esperienza di gioco che potesse innanzitutto divertire e mettere alla prova le abilità del giocatore. Esemplificativa è, a tal proposito, la ormai celebre frase pronunciata anni fa da uno dei due creatori della saga, John Carmack: «La trama in un videogioco è come la trama in un film porno, ti aspetti che ci sia ma non è così importante.»
Secondo questa linea di pensiero, quindi, la trama in DOOM ha sempre svolto una funzione meramente accessoria, ed è stata utilizzata come pretesto per poter dare il via alle danze. Pare tuttavia lampante la volontà degli sviluppatori di realizzare, per questa volta, una trama ben più articolata e un background storico-culturale meglio definito rispetto ai capitoli classici precedenti. Oltre alle sporadiche cut-scene e ai dialoghi che si susseguiranno nel corso dell’avventura, avremo la possibilità di recuperare delle registrazioni e dei documenti sparsi qua e là per il mondo di gioco. Tutto questo, insieme alle descrizioni di alcuni oggetti presenti sul dossier, contribuirà a delineare una lore del mondo di gioco viva e pulsante che arricchirà l’esperienza narrativa di tutti coloro che avranno la pazienza di concedersi un po’ di tempo per l’esplorazione.
Appena iniziata la modalità campagna, ossia l’avventura single player, il giocatore verrà catapultato in questo mondo marcio e malato nei panni del Doom Marine. Dopo esserci destati da un lungo sonno, senza darci alcuna spiegazione, il gioco ci metterà subito un’arma in mano e ci scaglierà contro le prime ondate di nemici da eliminare. Il Doom Marine non parla, non fa domande, non ha bisogno di niente e di nessuno, se non della sua armatura, delle sue armi e della sua spaventosa forza brutale. Segue gli ordini e basta. Dopo questa breve ma intensa introduzione, si viene finalmente messi al corrente di ciò che sta succedendo, di dove ci troviamo, e di cosa dobbiamo fare. In un futuro distopico, non molto lontano dal nostro presente, un’improvvisa crisi energetica che ha colpito il pianeta Terra ha spinto l’essere umano a ricercare altrove fonti di energia facilmente utilizzabile; ricerca che ha portato alla scoperta di una Frattura di Plasma Argent, fonte d’energia sconosciuta ad alto potenziale e pressoché infinita, presente sul pianeta Marte.
Ad occuparsi dell’ardua impresa di colonizzazione e costruzione di un avamposto dedicato all’estrazione del Plasma Argent è proprio la UAC, corporazione tecnologicamente avanzata e adeguatamente attrezzata che si offre per svolgere il lavoro. Grazie alla UAC e al loro operato, nel giro di pochi anni il Plasma Argent diventa la fonte energetica primaria di tutta la Terra, e così l’essere umano riesce finalmente a sopperire alla ormai disagevole e problematica situazione. Ma lo stesso Plasma Argent che ha risollevato l’umanità da quella terribile crisi ben presto si mostrerà per quello che realmente è: un’energia ancestrale proveniente da un’altra dimensione, il Regno degli Inferi, dal quale fuoriescono dei terrificanti demoni mandati ad invadere, razziare e conquistare il nostro mondo. Entra così in gioco il nostro Doom Marine, incaricato di contenere e respingere l’orda demoniaca e chiudere una volta per tutte il portale di collegamento tra i due mondi.
Sempre più veloce, sempre più frenetico, sempre più violento…sempre più Doom
DOOM è velocità, frenesia, violenza, abilità. Nel pieno rispetto della tradizione e della filosofia che sta alla base della saga, anche questo nuovo capitolo trova il suo cuore e la sua massima espressione nel gameplay, duro e puro. Si spara, si corre, si salta, si smembra. Essenzialmente il gioco si presenta come uno sparatutto arcade in prima persona “old school”, caratterizzato da un gunplay solido, intuitivo ed immediato, agevolato anche da una velocità di movimento piuttosto elevata e dalla mancanza della ricarica delle armi.
Non c’è tempo per pensare, non c’è tempo per ragionare o per mettere a punto strategie complicate. Se ti fermi per pensare cosa fare, sei morto. Se spari troppo e finisci le munizioni, sei morto. Se vai all’attacco alla cieca, senza tener d’occhio gli indicatori della vita e dell’armatura, sei morto. Sì, perché al contrario della maggior parte degli sparatutto moderni, in cui dopo aver subito qualche colpo critico basta scappare e ripararsi dietro qualche cassa, roccia, o muro per ritornare in perfetta forma, in DOOM la vita e l’armatura scenderanno inesorabilmente ad ogni colpo subito, e per potersi rimettere in sesto sarà necessario trovare medikit (di colore blu) o pezzi d’armatura (di colore verde).
Altrettanto inesorabilmente scenderanno anche le nostre munizioni, soprattutto nel corso dei combattimenti più duri ed intensi. Bisogna muoversi con velocità e con abilità, conoscere il campo di battaglia, gestire alla perfezione le munizioni, tenere sempre sotto controllo gli indicatori della vita e dell’armatura, e far fuori quanti più demoni nel minor tempo possibile, sprecando il minor numero di munizioni possibile. Spesso e volentieri, infatti, saremo portati a correre e ad allontanarci momentaneamente dall’occhio del ciclone in cui si sta consumando la carneficina, alla ricerca di medikit, armatura o munizioni, per evitare l’inesorabile chiamata del destino.
Senza mezzi termini, DOOM non è un gioco per tutti: richiede abilità, manualità, determinazione e anche una certa dose di pazienza. Offre un livello di sfida di tutto rispetto, non sempre accessibile a tutti – soprattutto alle difficoltà più elevate – e un tipo di gameplay abbastanza confusionario soprattutto per i novizi, tanto da mettere molto spesso a dura prova i vostri nervi. In DOOM si muore, e anche tanto, fatevene una ragione, ma è anche per questo che lo si ama: la scarica d’adrenalina e la tensione generata dalla frenesia estatica del combattimento e dalla paura della morte spingeranno il giocatore a migliorarsi continuamente e a reagire alle situazioni complicate sempre più velocemente, sempre più efficacemente. La soddisfazione e l’appagamento per essere riusciti, dopo l’ennesimo tentativo, a superare un’ondata di nemici o una sfida particolarmente ostica, costituiranno quindi la nostra piccola ricompensa personale. Potremo contare su un arsenale bellico di tutto rispetto, piuttosto vasto e abbastanza eterogeneo, che ci permetterà di dare sfogo alla nostra fantasia e di falcidiare i nostri nemici in maniera creativa. Partiamo dalle armi da fuoco di base, che variano dalla semplice Pistola al Cannone Gauss, dalla classica Doppietta fino ad arrivare al Fucile al Plasma. Ad ognuna di queste armi primarie, inoltre, potranno essere impiantati ben due tipi diversi di modifica, che muteranno forma ed effetto di queste ultime. Abbiamo poi l’Equipaggiamento, una serie di armi secondarie da lancio, tra cui troviamo la classica granata, l’esca-ologramma e la bomba prosciugante. Grande ritorno in pompa magna del vecchio e caro BFG 9000, potentissima arma tecnologicamente avanzata in grado di disintegrare tutti i nemici presenti su schermo nel giro di pochi secondi, ad esclusione dei boss.
Ad arricchire la già ben assortita lista di armi di distruzione, è una nuova arma da mischia: la Motosega. Grazie a questo poderoso strumento di morte, saremo in grado di sferrare un potentissimo attacco corpo a corpo che sventrerà all’istante il malcapitato demone di turno, qualunque essa sia la sua stazza, a patto però che si abbia il quantitativo di benzina necessario ad eseguire l’azione. Dopo aver indebolito a dovere il nemico con le armi da fuoco, tanto da portarlo sul punto di morte, quest’ultimo inizierà a brillare di un colore blu, che verterà sull’arancione una volta che vi saremo in prossimità: è il segnale per poter attivare la “Epic Kill” o “Uccisione Epica”. Premendo il tasto del corpo a corpo, infatti, daremo il via ad una cinematic scene in cui il nostro Doom Marine sventrerà il demone nelle maniere più violente e fantasiose, a seconda dell’orientamento della nostra mira. Le Epic Kills e le esecuzioni tramite Motosega non fungeranno esclusivamente da orpello estetico o da espediente cinematografico bensì costituiranno anche e soprattutto la chiave per affrontare la maggior parte degli scontri più duri ed estenuanti: ci permetteranno, infatti, di fare rifornimento di punti salute, armatura e munizioni, così da poter capovolgere a nostro favore anche le situazioni più disperate. E’ bene citare anche l’Armatura Praetor, antico manufatto di origini sconosciute che proteggerà il Doom Marine dalla furia dei demoni, da buona parte dei danni da caduta e dalle temperature più estreme. Si aggiungono infine le Rune, accessori in grado di donare delle utili perk una volta equipaggiate nei tre slot disponibili, e gli upgrade dell’equipaggiamento, che potremo sbloccare grazie a dei punti ottenibili in seguito al compimento di alcune sfide, scoperta di segreti e recupero di collezionabili sparsi qua e là per la mappa di gioco.
Alle sezioni di shooting arena, brevi ma intense, il gioco alternerà delle sporadiche fasi platform e delle lunghe e spaesanti fasi d’esplorazione della mappa, che potrebbero spezzare fin troppo il ritmo di gioco e dare fastidio agli amanti dell’azione continua. Pur non essendo del tutto necessari, tuttavia, questi intermezzi sapranno ricompensare il giocatore con collezionabili, potenziamenti, segreti, easter eggs e molto altro ancora. Particolarmente graditi dai giocatori più navigati e dai fan di vecchia data saranno i “livelli classici”, ossia delle mappe stile retrò prese dai vecchi capitoli della serie.
Chi sventra in compagnia…
Pur essendo evidente come il team di sviluppo si sia concentrato principalmente sulla Campagna per poter offrire la migliore esperienza possibile in single player, ad arricchire l’esperienza di gioco ci pensa anche una notevole modalità Multiplayer Online. Grazie alla presenza di un character editor avremo la possibilità di personalizzare il nostro Doom Marine come più ci aggrada, scegliendo e combinando tra loro vari pezzi di armatura, colorazioni, shader, motivi e gesture per schernire gli avversari. Sicuramente i maggiori pregi del Multiplayer sono la quantità e la varietà delle modalità di gioco. Oltre ai più classici Deathmatch e Controllo del Territorio, infatti, sono state aggiunte delle modalità del tutto nuove e innovative per il genere: tra di esse spiccano sicuramente Via Della Guerra, una rivisitazione di Controllo del Territorio in cui l’area da controllare sarà in continuo movimento, e Congelamento, in cui il nostro obiettivo sarà quello di congelare i nemici e scongelare i nostri alleati, qualora venissero congelati.
Fondamentalmente il gameplay della componente multiplayer online resta invariato rispetto alla controparte single player e i campi di battaglia sono costituiti da arene più o meno estese. Avremo a disposizione diverse tipologie di armi, e potremo perfino utilizzare alcune “classi” con equipaggiamento pre-impostato, tuttavia alcune, come le armi energetiche, le troveremo direttamente sul campo. Ancora una volta sarà fondamentale correre, saltare, muoversi il più possibile, dosare alla perfezione le munizioni e monitorare continuamente la quantità di salute e armatura rimasta attraverso le barre presenti sull’interfaccia di gioco. Nelle arene troveremo inoltre dei power-up, che ci concederanno temporaneamente dei poteri speciali, quali invisibilità, supervelocità, quad damage e molto altro ancora. Infine abbiamo le Rune Demoniache, utilissimi oggetti che spawneranno sporadicamente sul campo di battaglia e che ci trasformeranno in spaventosi Demoni. Sì, avete capito bene: una volta conquistata la Runa, ci verrà data la possibilità di controllare uno dei vari demoni presenti sulla lista – ognuno con le proprie particolarità e abilità uniche – per poter annichilire il team avversario con la soverchiante potenza infernale che li contraddistingue. Chi riuscirà a conquistare la Runa, infatti, darà un contributo di non poco conto al proprio team e, spesso e volentieri, lo porterà alla vittoria. Ne risulta così una modalità Multiplayer ibrida che, provando a distaccarsi dai classici Arena – basati principalmente sulla pura e semplice abilità del giocatore – e strizzando l’occhio agli sparatutto più moderni, non riesce ad assumere un’identità ben definita e va a minare la competitività del titolo, con il rischio di far storcere il naso sia ai puristi sia alle nuove leve.
Spendiamo ora due parole sull’ultima modalità di gioco, il nuovissimo editor SnapMap: grazie a questa nuova feature, che offre possibilità di creazione pressoché infinite, tutti noi potremo dare sfogo alla nostra fantasia e dare vita ad arene e modalità di gioco completamente personalizzate, da giocare e condividere con i nostri amici. Pur non richiedendo conoscenze tecniche specifiche o esperienze pregresse nel campo della programmazione o del level design, questa modalità risulta piuttosto articolata e complessa e di certo non del tutto intuitiva. Per poterla quindi conoscere ed utilizzarla al meglio, saranno necessarie diverse ore di rodaggio e sperimentazione, tanto che i meno pazienti potrebbero anche scoraggiarsi ed abbandonarla ancora prima di averla assaporata appieno. L’aggiunta di queste modalità alla già corposa Campagna single player, unite all’ottimo livello di sfida e all’alta rigiocabilità, conferiranno al titolo una longevità di tutto rispetto, che vi terrà occupati per numerose ore.
Anche occhio e orecchio vogliono la loro parte
Altra punta di diamante della produzione, oltre al già ampiamente citato gameplay, è sicuramente il compato grafico-tecnico. La versione da noi testata è quella per PlayStation 4 e, visivamente parlando, DOOM risulta un piacere per gli occhi anche su console. A fare da sfondo a questa Apocalisse di violenza sono il pianeta rosso Marte e l’Inferno, entrambi ottimamente riprodotti e realizzati, grazie ad una notevole direzione artistica e ad un level design complesso e articolato. Parlando di direzione artistica, non possiamo che menzionare gli stupendi modelli dei Demoni, molti dei quali rivisitazioni moderne dei classici della saga: tra di essi, spiccano su tutti il Revenant, il Cacodemone, il Barone Infernale e il Cyberdemone. Il nuovo motore grafico sperimentale, l’id Tech 6, progettato e utilizzato per questo nuovo capitolo al fine di poterci offrire la miglior esperienza di gioco possibile, riesce a conciliare un’ottima risoluzione grafica dinamica di 1080p nativi con una fluidità davvero encomiabile, grazie ad un sistema di auto-scaling che punta a mantenere costantemente alte le prestazioni: una frequenza di 60 fotogrammi al secondo che difficilmente scenderanno al di sotto di quella soglia, anche nelle situazioni più concitate, quando ci troveremo alle prese con decine e decine di demoni in movimento.
Difficilmente nel corso del gioco, comunque, il nostro occhio noterà i cambiamenti causati dal downscaling. Buoni anche gli effetti di luce, le ombre, i particellari, gli effetti di motion blur e la profondità di campo. A queste elevate prestazioni e alla pesantezza del motore grafico ne conseguono purtroppo, come rovescio della medaglia, caricamenti fin troppo lunghi e anche piuttosto frequenti. Altro neo della produzione, abbastanza fastidioso dal punto di vista visivo, è un marcato effetto pop-up, caratterizzato da un lag nel mapping e nel caricamento delle texture di gioco, quando si passa da uno stage all’altro o quando si rientra in gioco in seguito a respawn. Nota di merito va infine al comparto audio, grazie agli ottimi effetti sonori, al buon doppiaggio, e alla varia ed evocativa colonna sonora che ci darà la carica necessaria per poter affrontare questo viaggio infernale, con tracce audio che vanno dal Metal puro al Djent, dalla Dubstep al Retrowave.