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Il videogaming oltre il videogioco

Lo sviluppo recente del videogioco, passato da semplice passatempo a florida e remunerativa realtà economica, impone di considerare il videogaming molto più che un semplice gioco. Per molti, in effetti, è da parecchio che il videogioco non rappresenta solo un momento puramente ludico o di semplice evasione: dallo storytelling a sfide particolari, nel videogaming in tanti hanno ben presto cominciato a vedere qualcosa in più. Oggi questo fenomeno è esploso, determinando l’approdo del videogioco nei più svariati contesti e nelle mani di nuove figure professionali: quello che si muove intorno al medium videogame, insomma, è una realtà che va ben oltre l’immediata apparenza.

Si può per esempio pensare, in via generale, ai campi di cultura e turismo, dimostratisi particolarmente attenti alle potenzialità del videogaming. Un aneddoto turistico riguarda la cittadina di Monteriggioni, in provincia di Siena: dopo il 2009 ai tour operator della città capitava di sentirsi chiedere dove si trovasse Villa Auditore. Tale edificio, inesistente, era stato inserito nella rappresentazione di Monteriggioni fatta da un videogame di enorme successo, Assassin’s Creed 2: tantissimi videogiocatori, giunti in Italia, includevano la cittadina nelle loro visite spinti dall’esperienza fatta nel videogame, e si prese presto coscienza delle potenzialità di tale circostanza. Su un piano più culturale si pongono invece due titoli, tra i tanti esempi possibili, per dispositivi mobili: Father and Son e A Life in Music. Prodotti rispettivamente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Teatro Regio di Parma, prime istituzioni al mondo del loro genere a patrocinare un progetto videoludico, le due opere condividono il team di sviluppo e sono accomunate da una narrazione che gravita intorno al settore culturale in questione. Le potenzialità divulgative di un approccio del genere, che le due istituzioni hanno visto con lungimiranza, rappresentano un ottimo esempio di videogame spintosi oltre il semplice gioco.

Inevitabile pensare poi agli eSports: le competizioni di videogiochi, una volta esclusivo appannaggio di pomeriggi tra amici, sono arrivate a diventare protagoniste di eventi e campionati internazionali. Le società sportive oggi hanno spesso dei videogiocatori nel loro organico: come atleti a tutti gli effetti, questi competono in partite digitali rappresentando società. Se questa logica, già nota da tempo, ben si comprende pensando a un parallelo con qualsiasi polisportiva, più difficile sembrerebbe pensare a videogiochi di altro genere; niente di più sbagliato. Persino un passatempo come il poker, tradizionalmente associato al mazzo di carte fisico, è approdato ormai da tempo al videogaming: non solo è protagonista su numerose piattaforme, che ampliano i servizi fornendo anche guide sulle diverse varianti e sui punteggi, ma è al centro di numerosi tornei online, e può quindi essere considerato un vero e proprio videogioco competitivo. Anche un titolo apparentemente casual come Fortnite, visto spesso come fenomeno momentaneo, si rivela invece in grado di sostenere tornei di eSport con in palio montepremi principeschi.

Si possono poi prendere in considerazione i creatori di contenuti: in un quotidiano così legato ai mezzi di comunicazione è sempre più vero che chiunque può ambire ad avere una sua fanbase. YouTube, Twitch e altri servizi simili sono la meta principale per gli appassionati di un particolare tipo di intrattenimento: guardare gameplay di videogiochi. Se l’unico valore di un videogame fosse la sua fruizione soggettiva, non sarebbe possibile spiegarsi come guardare qualcun altro giocare a un videogioco possa essere attrattivo. Si potrebbe pensare all’assenza di un hardware adeguato, o al non possesso di una determinata console: il mio PC non è abbastanza potente, oppure un titolo è esclusiva Sony, perciò l’unico modo che ho per goderne è vedere qualcun altro che ci gioca. Ma tali spiegazioni non bastano a giustificare ciò che diventa evidente, invece, considerando il valore ulteriore di un videogioco: l’intrattenimento. Chiunque può trasmettere una sua partita che, accompagnata da particolari commenti, possa risultare d’intrattenimento. Trasmettere un gioco dove, attraverso particolari accorgimenti, giocano contemporaneamente migliaia di giocatori, è a sua volta intrattenimento. E difficile non parlare di intrattenimento quando un determinato creator si confronta con determinate sfide come usare come controller una banana, dei bonghi o un tappetino da ballo.

In conclusione, intorno al videogaming si sono oggi sviluppate importanti realtà, economiche e non, che prosperano grazie ad esso: pensare al videogioco come un semplice gioco virtuale, al di fuori dai casi di semplici passatempi casual, è ormai precluso.

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