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Wolfsburg, le ragioni del rilancio: i Lupi sono tornati a far paura

Labbadia

Due anni di crisi e non sentirli. A Wolfsburg sono sempre stati abituare a lavorare sodo, esempio tipico di una Bassa Sassonia laboriosa e operaia. Ed in questi due anni, dalle parti della Volkswagen Arena ne hanno dovute mandar giù davvero tante tra delusioni e addii illustri.

Sembra ieri quando la corazzata di Hecking e Allofs si batteva contro il Bayern Monaco in campionato, batteva i bavaresi in finale di DFB Pokal e due mesi più tardi concedeva il bis anche in Supercoppa di Germania. Era il Wolfsburg milionario di Perisic, Naldo, De BruyneLuiz Gustavo, Rodriguez, Caligiuri e successivamente Draxler e Mario Gomez. Un Wolfsburg potente (in campo e fuori) ma incapace di costruire un futuro degno del suo presente e per questo ridimensionato con gli addii di tutte le sue stelle e del duo Hecking-Allofs.

DFB Pokal Wolfsburg
Il Wolfsburg vincitore della DFB Pokal il 31 maggio 2015

Da li in poi due salvezze conquistate allo spareggio, un continuo vortice di acquisti e cessioni anche sotto la nuova gestione di Olaf Rebbe che da “nuovo che avanza” è diventato in breve tempo uno dei DS più dannosi della storia del Wolfsburg soprattutto per le discutibili scelte sugli allenatori. Questo fino all’arrivo in panchina di Bruno Labbadia e di Schmadtke come nuovo DG. Dopo le iniziali (e giustificate) critiche, l’ex tecnico dell’Amburgo e l’ex Presidente del Colonia hanno riportato in città un orgoglio ormai sopito da queste parti, grazie al lavoro e ad una programmazione attenta. Fine degli acquisti milionari e spesso senza senso e via con un nuovo corso basato sul talento e sul scarifico. Le vittorie nelle prime due giornate contro Schalke 04 e Bayer Leverkusen, sono la dimostrazione che, almeno sotto il punto di vista dei risultati e delle determinazione, la squadra è cambiata dal midollo.

I punti del rilancio: 

  • Labbadia ha subito cambiato il modulo di gioco passando dal 4-2-3-1 ad un più rapido 4-3-3, dove l’input principale è quello di avere in mano il possesso palla e dove tutti i calciatori toccano il pallone per iniziare l’azione. Una sorta di tiki-taka in salsa teutonica.
  • Il tecnico biancoverde ha ricostruito l’asse portante della squadra con intensità e corsa grazie a Brooks in difesa, Camacho e Arnold a centrocampo e Steffen o Mehmedi in avanti. Un struttura ben definita dove gli altri giocatori ruotano ma lasciano invariata l’asse centrale.
  • Un mercato intelligente con le conferme dei calciatori di qualità acquistati nella passata stagione (che dovevano risollevarsi) e con giovani di grande entusiasmo come Tisserand, Roussillon e Klaus.
  • Ci sono nuovamente due centravanti veri come Ginczeck e Weighorst, capaci di far salire la squadra e di creare spazi per gli inserimenti dei centrocampisti.
  • Nuove motivazioni grazie a Labbadia, leader di un gruppo che segue alla lettera i dettami del suo allenatore. In confronto alla stagione 2017/18, il Wolfsburg arriva con più frequenza davanti alla porta avversaria e segna l’80% delle opportunità create contro il 34% della passata stagione.

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