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L’Argentina è rimasta senza calcio: la crisi più grande di un paese straziato

AFA - Argentina

Ad un argentino potete togliere tutto, anche l’acqua, ma non toglietegli mai il calcio. Il Futbol in sud America è vita e molte volte una palla che rotola è più importante anche di quest’ultima. Fatto sta che da oltre un mese in Argentina si è smesso anche di giocare a calcio, non contenti della crisi finanziaria (infinita), della disoccupazione e della criminalità dilagante. L’unica vera passione che unisce un paese intero nonostante le mille divisioni interne, si è fermata bruscamente dopo anni in cui si trascinava avanti tra scandali e arresti. Oltre ai soldi, nel paese del Futbol Criollio, dove si è creato il calcio sud americano fatto di estro e genialità in contrapposizione a quello più tattico e rude creato in Inghilterra, è sparito anche quel sentimento innato che trasporta masse di persone

Un calcio malato –  I mali del calcio argentino partono da lontano e sono strettamente collegati alla situazione economica del Paese, vicina ad un nuovo e pericolosissimo default (dopo quello terribile del 2001). I calciatori si sono fermati perché non credono più alle promesse dei loro presidenti e del governo nazionale. Non ricevono lo stipendio da mesi e stavolta hanno deciso di non cedere di un centimetro. Dopo un primo ritardo (il campionato doveva cominciare lo scorso 3 febbraio) questo fine settimana si sarebbe dovuto disputare il primo turno di campionato ma ciò non è stato possibile. Lo sciopero non riguarda solo la Primera División, il massimo livello del campionato nazionale, ma anche tutte le altre serie professionistiche, circa 200 squadre in tutto il paese. Il problema vero è che il calcio argentino al  omento non ha una vera e propria guida, visto che l’ AFA, la federazione argentina di calcio, dallo scorso agosto è governata da un gruppo di dirigenti nominati dalla FIFA (quindi una sorta di commissariamento) dopo che i vecchi dirigenti sono stati accusati dalle autorità statunitensi di partecipare da almeno vent’anni a “un’associazione a delinquere volta ad arricchirsi attraverso la corruzione e il riciclaggio di denaro”.

Macri e il FTP – Nel novembre del 2015 Mauricio Macri, ex presidente del Boca Juniors dal 1995 al 2007, è diventato presidente dell’Argentina. Nel corso della sua campagna elettorale, Macri si era impegnato a mantenere Futbol Para Todos (FTP) il programma creato nel 2009 dal governo di Cristina Fernandez de Kirchner, presidente dell’Argentina dal 2007 a 2015, per trasmettere in chiaro tutte le partite del campionato argentino sul canale internet YouTube. All’epoca vennero pagati l’equivalente di 700 milioni di dollari per un accordo della durata di sette anni ma già un anno fa Boca Juniors, River Plate, Racing de Avellaneda e Independiente, quattro fra le squadre più seguite del paese, erano uscite dall’accordo stipulando un contratto per la trasmissione esclusiva delle proprie partite con Canal 13, emittente del gruppo Clarín.

 

Così in un paese dove l’inflazione corre veloce (ha raggiunto il 35%), la disoccupazione è superiore al 10% e l’economia porta il segno meno (-2%), il calcio può “vantare” un debito di almeno 102 milioni di dollari (senza contare i 30 milioni di debito della stessa AFA). Nel frattempo però non è stato trovato nessun nuovo accordo e la situazione economica di molti club argentini è andata peggiorando, visto che i diritti televisivi sono una parte fondamentale dei fatturati dei club dei principali campionati del mondo. Trovandosi senza le garanzie di nuovi accordi per i diritti televisivi, le società continuano ad avere difficoltà a pagare gli stipendi ai propri tesserati, e questo ha alimentato le proteste del sindacato dei giocatori, che il 2 marzo ha annunciato lo sciopero generale facendo slittare ancora l’inizio del campionato. Un  ero peccato, visto che in questa stagione dpoveve cominciare il primo campionato unico argentino, un maxi torneo a 30 squadre voluto fortemente dalla federazione per eliminare i due torni Apertura e Clausura. Ennesimo tentativo, disperato, di riorganizzare un calcio malconcio e dissestato nel suo interno.

Quando il calcio è delle gente, Rosario Central – VIDEO 

E adesso cosa farà la gente? Senza il calcio di cosa si parlerà, della crisi? Come sostiene il giornalista Dante Panzeri, il calcio in Argentina è «fertilizante estatal», l’unico modo per cercare di mantenere la calma in un paese che può “esplodere” da un momento all’altro. Ma senza soldi non si gioca: “Non si gioca finché non ci danno tutti gli stipendi mancanti”, ha tuonato Sergio Marchi a capo dell’Associazione calciatori, che non fidandosi delle società, pretendono che gli arretrati arrivino diretti al sindacato, senza passare dalle casse (vuote) dei club dove rischiano di perdersi.

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