DANKE MIRO – Miroslav Klose lascia la Lazio. Dopo 5 anni di successi, tanti alti e qualche basso, il campione di Opole ha deciso di divorziare dal club in cui ha segnato di più, e in cui probabilmente è stato più amato. Da 5 stagioni il nome della Lazio è stato indissolubilmente legato a quello del tedesco, un giocatore di fama mondiale, scaricato troppo presto dal Bayern Monaco. Non si vedeva da almeno 15 anni dalle parti di Formello un uomo, prima che un calciatore, di tale caratura, arrivato in punta di piedi e riuscito a battere ogni tipo di record con la maglia biancoceleste e della propria nazionale.
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Era il 9 giugno del 2011, quando è iniziato il matrimonio fra la Lazio e il bomber teutonico. Portato da Tare a visitare in gran segreto Formello nei mesi precedenti, Miro ha deciso con la famiglia di cercare a Roma il giusto palcoscenico per il rilancio in chiave nazionale, e degli stimoli nuovi che ormai in patria non aveva. Oscurato al suo arrivo dal più eccentrico Djibril Cissè, Klose è stato visto da subito un po’ come la “scommessa”, il 33enne “finito”, ma sul quale valeva la pena fare un tentativo. Ma è proprio da quel giorno che Miro ha cominciato la parte più importante della sua carriera. Saranno 63 i gol del più grande marcatore tedesco di sempre con l’aquila sul petto, il primo dei quali arriva il 18 agosto, alla prima occasione utile, contro il Rabotnicki nei preliminari di Europa League. Facile, secondo molti, segnare alla modesta formazione macedone; meno facile però farlo all’esordio in Serie A a San Siro, contro il Milan, superando con una finta un certo Nesta, conosciuto dai tifosi laziali come il difensore più forte che abbia mai vestito la casacca biancoceleste.
Da lì in avanti gol su gol, e centinaia di momenti da ricordare. Klose ha dato molto alla Lazio, grazie al gol al 93′ che ha risolto il suo primo derby, la Coppa Italia del 2013 vinta proprio contro i cugini, le 63 reti che lo hanno proiettato al primo posto con Pandev come miglior marcatore straniero della storia laziale, il gol contro il Napoli che ha riportato i biancocelesti a disputare un preliminari di Champions dopo 8 anni, i 5 gol in un solo match da record contro il Bologna, e molto, molto altro; così come la Lazio ha dato tantissimo al tedesco, che grazie alla prestazioni in Serie A è riuscito a disputare l’europeo del 2012 e vincere il mondiale del 2014, è riuscito a superare Ronaldo e Muller come miglior marcatore di sempre rispettivamente dei mondiali e della nazionale teutonica, ha ottenuto una nomination nei 50 giocatori candidati al Pallone d’Oro 2011, ed è riuscito a trovare una seconda giovinezza alla soglia dei 38 anni. Un esempio sia con la palla fra i piedi che caratterialmente. Da ricordare il Cartellino Viola al fair play consegnatogli dalla Fiorentina dopo aver fatto annullare un suo gol segnato di mano contro il Napoli, avvertendo l’arbitro che aveva erroneamente assegnato la rete.
Da tifoso, ho avuto il privilegio di vedere Klose per la prima volta all’Olimpico risolvere la partita con il Parma, servendo a Sculli un assist dopo 30 metri di corsa folle all’86′; ma ciò che mi ha riempito più d’orgoglio è stato vedere al Camp Nou, nel museo del Barcellona, su uno schermo che mostrava i giocatori più forti che hanno calcato il campo dei catalani, il volto del bomber della Lazio. Il giro di campo al termine della partita con la Fiorentina è stato il degno tributo alla prima punta più forte che Roma abbia visto negli ultimi 15 anni, per un abbraccio che ha coinvolto tutta la tifoseria laziale, e non soltanto i presenti all’Olimpico.
Lazio's special tribute to Germany hero Miroslav Klose on his last game for the club…
He scored 👌. #EURO2016 pic.twitter.com/Z4o3HYQVMB
— UEFA EURO 2024 (@EURO2024) May 16, 2016
Lascia così Miro, primo a lottare nei momenti di difficoltà e ultimo ad abbandonare gli allenamenti in settimana. Un giocatore affamato di gol anche a 37 anni, innamorato del calcio e vero leader e uomo spogliatoio. Trovare una punta che segna quanto lui, forse, si può; ma per la Lazio sarà impossibile trovare un uomo, prima che un giocatore, come Miroslav Klose.