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Muore Johan Cruyff: addio alla leggenda che cambiò per sempre il mondo del calcio

Johan Cruyff

Se ne va in silenzio, con il suo inconfondibile stile, l’uomo che cambiò per sempre il gioco del calcio. A 68 anni, Johan Cruyff si è spento serenamente nella sua Barcellona per colpa di un cancro ai polmoni che in meno di un anno si è portato via una delle stelle più luminose che sia mai esistita.

Se ne va l’uomo rivoluzionario per eccellenza, capace di far innamorare di lui intere generazioni, compagni e avversari, amanti del calcio e semplici spettatori. La sua vita è stata sempre una rincorsa, un rivoluzione e un’eterna battaglia contro tutti. Cambiò radicalmente il modo di intendere il calcio con il suo Ajax e la sua Olanda, forse le più belle squadre di sempre mai ammirate in un campo da gioco. Vedere giocare Cruyff era come sognare, perchè lui era dappertutto e con lui si muoveva all’unisono tutta la squadra come una macchina perfetta votata alla spettacolo. Cruyff non era un attaccante, non era un centrocampista e non era un regista. Era semplicemente un genio. E come tale, inventava calcio in ogni luogo del campo.

Fu il primo a indossare la maglia numero 14 rendendola grande. Lo fece in un’epoca in cui ogni ruolo aveva un numero ben preciso. Invece lui, il rivoluzionario, con questa scelta rimarcò la sua diversità, il suo essere un extraterrestre in un mondo di calciatori normali. Il suo ego era impareggiabile così come la sua ruvidezza. Sarà per questo che il calcio contemporaneo non gli è mai piaciuto e a questo calcio non si è mai piegato. Gli è bastato consegnarci il suo immenso talento quasi come il passaggio di un odierno Messia.

Cruyff Barcellona
Johan Cruyff con la maglia del Barcellona

Carriera al limite – Dal 1964 al 1973 vestì la maglia dell’Ajax e insieme al tecnico Rinus Michels vinse 6 campionati, 4 coppe d’Olanda, 3 Coppe dei campioni, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa Europea e soprattutto alzò al cielo per tre volte il pallone d’oro, diventando il più forte e amato calciatore al mondo. Nel 1973 poi, Real Madrid e Ajax si accordarono per il passaggio del genio olandese alle merengues, situazione che Cruyff ostacolò fin da subito perchè desideroso di giocare nel Barcellona. All’epoca il Barcellona era un club piccolo e che aveva vinto pochissimo, ma proprio perchè lui era un rivoluzionario, amava le sfide più complicate e impossibili.

Se non fosse andato al Barcellona, Cruyff si disse pronto anche a lasciare il mondo del calcio per sempre. Uno come lui, spirito libero e senza regole, non avrebbe mai accettato il trasferimento in una Madrid franchista e governativa. Da qui l’Ajax fu “costretta” alla cessione al Barcellona e Cruyff iniziò la sua avventura in Spagna il 28 ottobre 1973 segnando 2 reti nel 4-0 casalingo al Granada. Il Barcellona era penultimo in classifica e non vinceva la Liga da 14 anni. Con l’entrata in campo di Cruyff il Barcellona infila 10 vittorie consecutive, con un suo gol di tacco al volo batte 2-1 l’Atletico Madrid e il 16 febbraio del 1974 supera per 5-0 il Real Madrid al Bernabeu. Cruyff segnerà 16 gol e il Barcellona ritornò a vincere la Liga. Nella stessa stagione il mago olandese portò la sua Olanda alla finale del campionato mondiale perso poi in finale contro la Germania Ovest. In totale furono per lui 32 reti in 52 partite.

Cruyff Ajax
Johan Cruyff festeggia la terza Coppa dei Campioni vinta con l’Ajax.

Quella fu la sua ultima grande stagione da protagonista indiscusso, perchè nella stagione seguente i problemi con il neo allenatore del Barcellona Weisweiler e l’addio come presidente dell’amico Montal, portano Cruyff ad avere problemi con il club fino ad abbandonare il calcio a soli 31 anni. Fu convinto a tornare ma decise di girovagare tra Stati Uniti e Serie B spagnola (Levante) fino al ritorno in Olanda dove con le maglie di Ajax e Feyenoord vinse ancora due campionati e due coppe d’Olanda.

Gli ultimi capolavori li confezionò come allenatore: prima con l’Ajax, con cui nel 1987 vinse la Coppa delle Coppe, primo titolo europeo dopo 14 anni di astinenza. Poi fu il turno del Barcellona, la sua vita. Negli 8 anni della sua gestione, i catalani vinsero per 4 anni consecutivi la Liga, 1 coppa del Re, 1 Coppa delle Coppe e 1 la prima storica Coppa dei Campioni nel 1992. Tutto questo fu possibile grazie ad una delle sue Rivoluzioni. Appena fu nominato tecnico dei blaugrana nel 1988, cedette gran parte della squadra e rifondò il Barcellona con calciatori come Guardiola, Begiristain, Amor, Koeman, Laudrup e Stoickov. Uno bozzolo duro che ha lasciato le sue radici fino ad oggi. Il suo tocco di genio più grande e fino ad ora indissolubile, è quello di aver trasmesso al Barcellona la sua mentalità vincente e d’attacco. Da quel momento in poi, il club blaugrana avrebbe giocato sempre con il 4-3-3 e sempre votato all’attacco. Addio, genio.

Gol e assist di una leggenda – VIDEO

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