Ci sono paesi che non hanno mai avuto un esercito militare. Altri invece lo avevano ma l’hanno smantellato. Anche se il dato oscilla a seconda della diversa interpretazione delle dimensioni del corpo militare, ci sono sicuramente questi 22 paesi tra quelli privi di forze armate: Andorra, Costa Rica, Grenada, Haiti, Islanda, Isole Marshall, Isole Salomone, Kiribati, Liechtenstein, Mauritius, Stati Federati di Micronesia, Nauru, Palau, Panamá, Principato di Monaco, Dominica, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, Santa Lucia, Tuvalu, Vanuatu e Città del Vaticano.
La costa rica da quando ha eliminato l’esercito nel 1948 non ha avuto più guerre interne ed esterne
Ma avere un esercito conviene? Forse no. Questo è quanto emerso da un calcolo citato da Laura Secorun Palet, l’autrice di un articolo pubblicato su NPR, il grande network di radio statunitense. Le risorse investite nel settore militare, pari al 3,8 per cento del Prodotto Interno Lordo per gli Stati Uniti e al 4,1 per cento per la Russia, potrebbero essere investite su altro.
Tra i paesi che non hanno mai avuto forze armate ci sono gli Stati Federati di Micronesia, e Palau, in Polinesia. Il paese più famoso per aver smantellato il proprio esercito militare è la Costa Rica. «La Costa Rica deve tornare a essere un paese con più insegnanti che soldati», disse l’allora presidente José Figueres Ferrer. Dal 1948, anno dello smantellamento delle forze militari, la Costa Rica divenne nota per non avere più avuto conflitti interni né con altri stati.
Alcuni dei paesi senza esercito militare ospitano organizzazioni internazionali. In Costa Rica si trova la sede della Corte interamericana dei diritti umani, un tribunale internazionale, a carattere regionale volto alla tutela dei diritti umani. Una spesa militare comunque va sempre affrontata, anche se di minore impatto. In Costa Rica, ad esempio, lo 0,05 per cento del prodotto interno lordo viene speso in pattuglie di frontiera, guardia costiera e sorveglianza.
Non avere un esercito militare conviene in termini economici ma potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, soprattutto per altri stati con status e storie nazionali profondamente diversi, benché di dimensioni ridotte, ha concluso Laura Secorun Palet nel suo articolo.