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Negli Apple Store perquisizioni umilianti: i dipendenti fanno causa

Che brutta strada hanno preso alcuni Apple Store negli Stati Uniti: controllare le borse ai dipendenti sottoponendoli a umilianti perquisizioni. La cosa non è andata giù ai lavoratori che, in comune accordo, hanno avviato un’azione legale contro l’azienda di Cupertino.

“Ci umiliano” riferiscono i dipendenti degli Apple Store incriminati alla stampa americana, e ribadiscono il loro disappunto verso queste imbarazzanti e umilianti misure di sicurezza anche nella lettera arrivata direttamente sulla scrivania dell’amministratore delegato Apple, Tim Cook.

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Non solo perquisizioni imbarazzanti e umilianti, poi c’è anche il problema del tempo perso e non retribuito per effettuare tali procedure: altro punto su cui fanno forza i dipendenti maltrattati. Infatti nei documenti depositati al Tribunale, riguardanti la causa ad Apple, le richieste delle vittime sono di essere risarciti del tempo necessario alle perquisizioni, oltre che ovviamente abolire una così assurda procedura. I nomi dei dipendenti che hanno sporto denuncia non sono stati rivelati.

Chiaro è invece come Tim Cook, CEO Apple, sia stato colto completamente di sorpresa dalla notizia chiedendo subito ai manager e alle risorse umane degli store incriminati se fosse davvero così. La risposta, purtroppo, non è stata inclusa nei documenti messi agli atti, nei quali si precisa che le perquisizioni avvengono ogni volta che un dipendente si allontana dal negozio, anche per la pausa pranzo. 

Non è la prima volta in America. Un caso simile si ebbe lo scorso anno quando la Corte Suprema americana dette ragione ai dipendenti Amazon, stabilendo che seppur di legge i controlli “non rientrino nell’attività principale del lavoratore”, e quindi non siano retribuite, la società doveva pagare i dipendenti per il tempo trascorso ai controlli. Questo, per il caso di Apple, potrebbe essere il bandolo della matassa: quindi a chi avrà ragione? L’udienza è in programma il 2 luglio.

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