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FOCUS – Juve al ristorante delle grandi

La Juve si siede e ordina una semifinale, proprio lì dove nessuna l’aspettava: al tavolo della quattro più grandi d’Europa.

Raggiungere un obiettivo assente da dodici anni, non rappresenta soltanto il passaggio di un turno, ma un risultato stagionale inaspettato e prestigioso, un nobile fine che giustifica anche i mezzi più discutibili. La fortuna amica nel sorteggio, infatti, ha chiesto indietro tutta la sua benevolenza e il prezzo da pagare sono state due partite dure e in sofferenza contro la Cenerentola di turno. Lo 0-0 è un risultato che sebbene piaccia poco anche ai tifosi, di fatto , ripaga del lavoro svolto in generale negli ultimi mesi, in partcolare durante gli ultimi 90 minuti. Un lavoro di resistenza ad un pressing a tutto campo davvero asfissiante, un lavoro di attesa, aiutato in parte dall’inconcludenza offensiva del Monaco. La condizione fisica non  proprio ottimale ha pesato molto  sul rendimento generale della squadra, ma quanto è brutta questa Juve quando scivola su un atteggiamento troppo passivo e quando compie così tanti errori in fase di possesso e soprattutto in fase di impostazione. Errori dettati dalla poca lucidità e da un’insicurezza collettiva insunuata dalla paura di dover dimostrare una presunta superiorità. Ha cercato e trovato il modo di complicarsi la vita più del dovuto, di disperdere inutili energie, ma ha trovato anche la sua vera arma vincente: una solidità difensiva sempre più conclamata, di cui si fa simbolo l’antidivo Andrea Barzagli, che diventa perno di un’impostazione volta al contenimento. Non sempre si può scrivere la storia, l’importante però è rispettare quello che si è costruito in passato. Stare tra le prima quattro d’Europa significa anche saper gestire i momenti difficili, saper soffrire, e lottare. Dimostrazione del fatto che sì, è una Juve meno brillante, ma sicuramente più matura, più forte di testa, anche se le gambe non sono più tarate alla velocità delle annate precedenti.

Non si diverte, ma lavora, non fa divertire ma fa sognare

In quest’ottica è inutile pensare agli avversari: bisogna pensare ad un’altra Juve. Con la mente libera, ed i piedi più sciolti. Viste le premesse, questo è già un traguardo importante in una stagione straordinaria che servirà a mettere mattone su mattone, per costruire una squadra più consapevole, più forte tecnicamente e soprattutto mentalmente, in grado di starci stabilmente tra le più forti. Il cammino è ancora lungo , nel frattempo è giusto giocarsela con calma, convinzione, recuperando un pò di condizione fisica, e soprattutto qualche infortunato. La Juve può mangiare ad un tavolo da 100 euro, fiera del suo potenziale di 10 euro, ed una volta finita la cena giudicare realmente la qualità delle portate.

L’urna si è fatta più piccola, ma per la Juve lì dentro, c’è un solo avversario da battere necessariamente: la paura di mettersi in gioco. L’appetito si sa vien mangiando, soprattutto se si torna alle tavole di lusso: una volta archiviato il dovere, non resta che gustarsi il piacere.

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