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Non pubblicate le foto dei vostri figli su Facebook, proteggeteli!

Cambiano le norme sulla privacy e le opzioni di personalizzazione per la visibilità dei contenuti su Facebook aumentano, ma il rischio di esporsi a situazioni rischiose rimane. Pubblicare foto dei figli su Facebook è una pratica sconsigliata, quanto dannosa. A dirlo è Valentina Sellaroli, Pubblico Ministero presso il Tribunale per i minorenni di Torino, con competenza su Piemonte e Valle d’Aosta, che da tempo si batte contro i crimini compiuti su bambini e minori in genere. Internet infatti ha dato una grossa “mano” a tutti coloro che vogliono compiere atti illeciti nei confronti di bambini – dalla pedofilia alla pedopornografia – e tutte le famiglie che pubblicano foto dei loro figli su Facebook non fanno altro che esporli a tutti questi rischi.

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Nonostante Facebook abbia notevolmente ampliato le misure restrittive per limitare la visibilità dei contenuti a cerchie ristrette, l’utente si deve comunque districare tra una miriade di filtri e personalizzazioni. Tuttavia la nuova funzione Scrapbook sembra migliorare la situazione attuale, ma è comunque consigliato essere sempre a conoscenza di quali rischi si corrono prima di pubblicare foto dei propri figli.

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Scrapbook (trad. “album”) sarà il nuovo gestore di foto su Facebook e sarà disponibile a breve negli Stati Uniti (poi in tutti gli altri paesi). In pratica Scrapbook organizza in maniera più efficiente tutti i propri scatti sfruttando specifici Tag con una condizione più restrittiva a garanzia della propria privacy. Infatti il Tag può essere effettuato solo dai genitori e non da amici o da estranei.

Quindi se qualcuno volesse “taggare” il proprio figlio nella foto questa sarà aggiunta in un album personalizzabile e potranno essere condivise con i suoi amici o gli amici del partner, in una cerchia ristretta e personalizzabile. Un giro di vite importante sulla privacy delle proprie foto, per evitare che queste finiscano sotto gli occhi di malintenzionati.

Certo la soluzione migliore – anche secondo il PM Sellaroli – sarebbe quella di evitare nettamente la pubblicazione online e sui social network di foto ritraenti bimbi o minori, ma in mancanza di questa volontà da parte dei genitori, Facebook ci aiuterà con questo nuovo strumento.

[quote_box_left]La parola al Pubblico Ministero[/quote_box_left]

Valentina Sellaroli: i rischi di pubblicare foto dei propri figli su Facebook

“Il primo invito alla prudenza viene banalmente dalla diffusività del mezzo. Pubblicare su internet la foto dei propri bambini è di per sé atto che potenzialmente può raggiungere un numero di persone, conosciute e non, indiscutibilmente più ampio che non il semplice gesto di mettere la foto dei propri figli più o meno in mostra sulla propria scrivania”, sottolinea il PM Sellaroli.

“Significa, cioè, esporli realisticamente ad un numero esponenzialmente maggiore di persone che possono anche non avere buone intenzioni e magari interessarsi a loro in maniera poco ortodossa. Non è così frequente ma neppure irrealistico il rischio che persone di questo genere (genericamente pedofili o persone comunque interessate in modi non del tutto lecite ai bambini) possano avvicinarsi ai nostri bambini dopo averli magari visti più volte in foto online”.

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Esiste anche una seconda preoccupazione che nasce da condotte criminose anche più frequenti. “Quelle di soggetti che taggano le foto di bambini online e, con procedimenti di fotomontaggio più o meno avanzati, ne traggono materiale pedopornografico di vario genere, da smerciare e far circolare tra gli appassionati”, prosegue il sostituo procuratore della Repubblica, Valentina Sellaroli.

“Questo genere di condotta non è affatto così infrequente nella realtà, specie se parliamo non di singoli appassionati del genere ma di circoli e giri di pedopornografici che producono immagini di questo tipo per uno scopo di lucro o comunque per un interesse personale di scambio su larga scala. Si pensi infatti al valore aggiunto che hanno immagini moltiplicate più e più volte a partire dagli stessi bambini reali (e dunque senza troppi rischi materiali) ma giungendo ad ottenere un numero assai significativo di immagini pedopornografiche che sembrano nuove e dunque più appetibili”. Da sottolineare che anche la pratica del fotomontaggio è punita come quella di coloro che producono queste foto con bambini reali e “non sempre serve che le pose siano sessualmente lascive o esplicite, come veniva richiesto un tempo”.

“Infatti la legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale (cd. Convenzione di Lanzarote), nel 2012, ha modificato la norma del nostro codice penale che punisce la pedopornografia minorile introducendone una nozione esplicita”. “Per la prima volta: si intende ogni rappresentazione, con qualunque mezzo di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore degli anni diciotto per scopi sessuali”.

Il rischio di finire nel mirino di pedofili o della pedopornografia si moltiplica nei casi di adozione o di affidamento di bambini allontanati da famiglie pericolose, maltrattanti o abusanti.

“Se il bambino era già abbastanza grande quando è stato allontanato, rischiamo di avere un canale di ricerca in più per raggiungere i bambini e le loro nuove famiglie che così non possono più essere tutelati nella loro riservatezza ed anche nella incolumità personale”, conclude il pubblico ministero Sellaroli.

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