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La direzione Pd approva l’Italicum, la minoranza non vota. Renzi: “No ai ricatti”

Matteo Renzi

Matteo Renzi fa la voce grossa alla direzione del Pd e traccia una strada a tappe forzate che porterà all’approvazione dell’Italicum entro maggio, con buona pace della minoranza del partito a cui sembra essere precluso ogni tipo di mediazione da qui al voto in aula. Renzi è deciso fin da subito quando chiarisce “che quella di oggi sarebbe stata l’ultima Direzione del Pd sull’Italicum”. Detto fatto, con la Direzione che ha votato all’unanimità (120 i favorevoli) la relazione del segretario. La minoranza interna, dopo aver contrapposto al decisionismo del Premier interventi anche molto duri, non ha partecipato al voto. Del resto Renzi nel suo intervento aveva già chiarito come sarebbero andate le cose: “Chiedo oggi un voto sulla legge elettorale come ratifica di ciò che abbiamo fatto e come mandato per i prossimi mesi”, ha detto il premier.

“Chiedo un voto vedendo nella legge elettorale lo strumento decisivo per la qualità e l’azione dei governi che verranno ma anche per la dignità e la qualità di questo governo”, ha detto ancora Renzi che poi ha rivolto diverse stoccate alla sinistra del suo partito quando ha affermato che “sostenere che in democrazia non debba esserci chi decide è pericoloso; sostenere che nessuno debba decidere è un concetto più anarchico che democratico, è frutto di una malattia del dibattito che giudico pericoloso”, dice il premier che è apparso molto determinato nel restituire al mittente le accuse – provenienti in realtà non solo dalla minoranza PD – che lo accusano di un eccessivo decisionismo: “Non c’è la dittatura o la democratura – come qualcuno ha avuto il coraggio di dire – nel modello che portiamo avanti, ma il modello che potremmo definire come la democrazia decidente, come l’ha chiamata Violante e su cui Calamandrei ha scritto pagine straordinarie.

renzi striglia la minoranza e detta la linea. Entro maggio vuole l’approvazione dell’italicum

Democrazia – ha concluso Renzi – è quel modello di organizzazione in cui si consente in libertà a qualcuno di decidere non con i blocchi e i veti, certo con i pesi e contrappesi”. Sul piede di guerra soprattutto i bersaniani quando Renzi ha confermato che non esclude il ricorso al voto di fiducia alla Camera per evitare qualsiasi tipo di ricatto: “Ne parliamo a livello parlamentare”, ha detto il segretario”. Dura la risposta di Alfredo D’Attorre: “Matteo, non ti è consentito dire che io ho fatto un ricatto. Io faccio una battaglia a viso aperto. Quella che fai tu, sulla fiducia, sarebbe invece un ricatto nel confronti del Parlamento”. Molto polemico con il segretario anche Stefano Fassina che preannunciando il suo no in aula ha detto: “Evitiamo un tasso di conformismo paragonabile al Partito comunista nordcoreano”. Le opposizioni interne al PD, dunque, restano sul piede di guerra. I primi risultati potrebbero vedersi già in commissione alla Camera, dove domani inizia l’iter dell’Italicum. Commissione nella quale la minoranza DEM è piuttosto forte, (12 membri su 23 tra cui Bersani, Bindi, Cuperlo e D’Attorre) e il governo potrebbe incontrare delle difficoltà. Tante ipotesi dunque e una sola certezza: da qui al 27 aprile quando l’italicum dovrebbe arrivare in aula non mancheranno i colpi di scena.

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