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Anoressia nervosa: una panoramica del disturbo

L’anoressia nervosa fu descritta la prima volta dal medico inglese Richard Morton nel 1694 e fino a trent’anni fa è stata considera una malattia rara. Oggi invece sembra colpire lo 0,28% delle adolescenti e delle giovani donne adulte dei paesi occidentali. In Italia i dati a nostra disposizione evidenziano che ha una distribuzione uniforme: Italia del nord 0,36 %, Italia centrale 0,36-0,4%, Italia del sud 0,2%. Il 90-95% delle persone colpite appartiene al sesso femminile e i maschi costituiscono tuttora una minoranza. L’età d’esordio del disturbo è compresa tra i 12 e i 25 anni, con un doppio picco di maggiore frequenza a 14 e 18 anni; negli ultimi tempi sono stati diagnosticati casi a incidenza più tardiva, dopo i 20-30 anni.

È una patologia che colpisce soprattutto la popolazione occidentale, mentre è rara nei paesi in via di sviluppo, dove non esiste una forte pressione sociale verso la magrezza. Mentre negli anni sessanta l’anoressia nervosa colpiva prevalentemente le classi agiate, attualmente è distribuita in modo omogeneo nelle varie classi sociali. In alcune categorie occupazionali l’anoressia nervosa sembra essere molto frequente; i casi tipici sono le professioni che rientrano nel mondo della moda e della danza.

L’anoressia nervosa letteralmente significa “mancanza nervosa di appetito”. Si tratta di una definizione sbagliata perché, sebbene le persone affette da questo disturbo si rifiutino di mangiare, hanno sempre un’intensa fame e appetito. Il rifiuto del cibo dipende, infatti, dalla loro ricerca della magrezza e dalla necessità estrema di controllare l’alimentazione. I comportamenti delle persone affette da anoressia nervosa per mantenere un peso al di sotto di quello naturale includono il seguire una dieta ferrea, il fare esercizio fisico in modo eccessivo e, in alcuni casi, l’indursi il vomito ogni volta che ritengono di aver mangiato in eccesso.

Una persona è affetta da anoressia nervosa se manifesta tutte e quattro le caratteristiche che seguono:

1. Severa perdita di peso. Tutte le persone affette da anoressia nervosa, per definizione, devono essere sottopeso (cioè pesare meno dell’85% del peso standard o essere incapaci di raggiungere il peso previsto durante il periodo di crescita).
2. Paura d’ingrassare. La seconda peculiarità dell’anoressia nervosa è l’intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
3. Preoccupazione estrema per il peso e le forme del corpo. Le persone affette da anoressia nervosa sono insoddisfatte del proprio peso e aspetto fisico, in particolare considerano troppo grosse alcune parti del proprio corpo (mammelle, pancia, sedere, gambe). Inoltre basano la propria autostima principalmente su quello che dice la bilancia; un aumento ponderale determina sensazioni di frustrazione e autosvalutazione; un calo di peso, al contrario, aumenta il senso di autocontrollo, di fiducia personale e di autostima. Nelle persone affette da anoressia nervosa più giovani è spesso presente un rifiuto ad ammettere la gravità della propria condizione di sottopeso.
4. Amenorrea (mancanza di almeno tre cicli mestruali consecutivi). Nella maggior parte dei casi si tratta di amenorrea secondaria (perdita di mestruazioni dopo un periodo più o meno lungo di cicli regolari); in una minoranza, quando l’anoressia nervosa è insorta prima dello sviluppo puberale, di amenorrea primaria. Negli uomini è presente una perdita dell’interesse sessuale e impotenza.

Attualmente si riconoscono due sottotipi di anoressia nervosa:

  • Anoressia nervosa con restrizioni.
  • Anoressia nervosa con abbuffate/condotte di eliminazione.

Numerosi studi hanno documentato che esistono importanti differenze psicologiche e comportamentali tra le persone anoressiche che limitano continuamente la propria alimentazione senza mai perdere il controllo, e quelle che periodicamente ricorrono ad abbuffate o a comportamenti di eliminazione (ad es. vomito autoindotto, uso improprio di lassativi, diuretici o enteroclismi). Le anoressiche con abbuffate/condotte di eliminazione spesso sono malate da molto tempo; pesano di più all’inizio della malattia, hanno frequenti storie personali e familiari di obesità e sono più impulsive, non soltanto nell’alimentazione, ma anche in altri ambiti: abuso di alcol o di sostanze stupefacenti, cleptomania, comportamenti autolesionisti e tentativi di suicidio. Le anoressiche con restrizioni hanno invece una personalità ossessiva e sono più isolate socialmente.

Le cause dell’anoressia nervosa non sono ancora del tutto note e gli studiosi dell’argomento non sono sempre d’accordo. Sembra però che molti fattori possano contribuire alla loro insorgenza. Tra i fattori predisponenti non è ancora stato chiarito il ruolo di alcune condizioni antecedenti presenti fin dalla nascita o dall’infanzia, come ad esempio la vulnerabilità genetica, l’ambiente familiare e le esperienze traumatiche. Più chiaro, anche se sono necessarie ulteriori ricerche, è il ruolo di alcune condizioni antecedenti più prossime all’esordio del disturbo. In molti casi, infatti, alcune caratteristiche individuali, quali il perfezionismo, la bassa autostima, la regolazione delle emozioni e le paure legate alla maturità psicobiologica precedono la comparsa dell’anoressia nervosa. Un consenso diffuso esiste anche sull’importanza dei fattori socioculturali nel favorire lo sviluppo di questo disturbo, ed in particolare sul ruolo pernicioso esercitato dalla nostra cultura che associa la magrezza alla bellezza e al valore personale.

L’esordio del disturbo, che è caratterizzato dalla comparsa di un’eccessiva preoccupazione per il peso, le forme corporee e da un’estrema necessità di controllare l’alimentazione, spesso è innescato da alcuni fattori precipitanti come, ad esempio, separazioni e perdite, modificazioni dell’equilibrio familiare, nuove richieste dall’ambiente in cui si vive (scuola, vita affettiva, ecc.), malattie fisiche ed inizio della pubertà.La diretta conseguenza dell’estrema preoccupazione per il peso, le forme corporee e l’alimentazione è il cercare di dimagrire seguendo una dieta. Tuttavia, le persone affette da anoressia nervosa non adottano un regime dietetico ordinario, ma seguono una “dieta ferrea”, che, oltre ad essere fortemente ipocalorica, è particolarmente rigida.

Una volta iniziata la dieta ferrea, alcuni fattori perpetuanti tendono a favorire il mantenimento e la cronicizzazione del disturbo; tra questi sono particolarmente importanti i vantaggi che l’individuo ottiene in conseguenza della perdita di peso e del controllo alimentare. Questi includono rinforzi positivi (ad esempio la sensazioni di successo, valore, orgoglio e superiorità, l’incremento del senso di autocontrollo e l’attenzione e/o interesse degli altri) e negativi (ad esempio l’evitamento del peso naturale e della maturità psicobiologica). I fattori perpetuanti fanno sì che il disturbo, una volta iniziato, si automantenga e tenda a cronicizzarsi, dando luogo a tutta una serie di sintomi secondari alla denutrizione che a loro volta perpetuano la malattia, determinando un progressivo peggioramento della qualità della vita ed una profonda modificazione della personalità del soggetto che ne viene colpito.

Nel quadro dell’anoressia nervosa si riscontrano diverse disfunzioni a carico dei diversi apparati: gastroenterico, cardiocircolatorio, muscolare e scheletrico e del sistema nervoso centrale e periferico. Il suicidio, purtroppo, è la principale causa di morte tra soggetti con anoressia nervosa (AN), oltre ai decessi che si verificano in rapporto alla denutrizione e agli squilibri elettrolitici.

Dott. Alessandro Centini

Psicologo-psicoterapeuta

E-mail: [email protected]

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