Quanti di voi appartengono a quella categoria di persone che vanno al supermercato di corsa, magari affamate, e buttano buste surgelate e scatolame nel carrello facendo attenzione solo al prezzo e al colore accattivante della confezione? E magari poi fermandosi in un negozio di abbigliamento, impiegando un paio d’ore per decidere di acquistare un costume nuovo, dopo averne passati al vaglio una decina!
Sappiate che più della metà degli italiani fa esattamente come voi. Dedichiamo più tempo a curare il nostro aspetto esteriore piuttosto che preoccuparci di quello che introduciamo all’interno del nostro corpo! Scegliere i prodotti giusti al supermercato è possibile e non è così difficile come sembra. Come ci ricorda, con ironia, Michael Pollan nel suo libro “Il dilemma dell’onnivoro” basterebbe:
- Non mangiare niente che la tua bisnonna non riconoscerebbe come cibo;
- Evitare i prodotti alimentari che contengono ingredienti che un bambino di terza elementare non riesce a pronunciare;
- Evitare alimenti che, in etichetta, dicono di fare bene alla salute;
- Mangiare come un onnivoro!
Negli ultimi cinquant’anni le tecnologie alimentari hanno apportato enormi benefici dal punto di vista igienico: basti pensare alla pastorizzazione, ma anche all’invenzione del frigorifero per prolungare la conservazione dei cibi e poterli esportare da un Paese all’altro senza interrompere la catena del freddo. Il progresso tecnico ha fatto sì che, da un lato, non ci siano più carestie e ci si ammali meno di malattie infettive dovute a contaminazioni alimentari ma, dall’altro, tutta questa varietà conduce a un’appiattimento dei gusti, a un’annullamento della stagionalità e della regionalità dei prodotti. Ma abbiamo davvero tutta questa necessità di mangiare avocado e fragole a dicembre? E davvero non abbiamo tempo di prepararci un piatto di pastasciutta o siamo solo diventati pigri e preferiamo aprire una busta surgelata? E magari nel fine settimana ci trasformiamo nei paladini dello slow food e portiamo la famiglia nell’agriturismo vicino perché porta in tavola cibo a chilometro zero?
Il nostro organismo non è abituato a ricevere cibo senza fibre, contenente ingredienti misteriosi come additivi, conservanti, coloranti, dolcificanti, edulcoranti dai nomi impronunciabili o identificati come codici. La maggior parte dei cibi che si trova sugli scaffali, oggi, è “snaturata”, nel senso che è stata pre-modificata dall’industria alimentare per poi essere ri-arricchita da vitamine e minerali. Nei prossimi articoli impareremo pian piano a destreggiarci tra gli scaffali! Buon appetito.