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La tecnologia nascosta nel calcio: intervista a Biasella (ex Pescara) che ci svela i retroscena

“Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica.” Con queste Parole Pier Paolo Pasolini definì una delle sue passioni più grandi: il calcio. Questo sport è storia, tradizione a volte anche amore. Un amore radicato e forte, quasi indelebile, al tal punto che portò Luciano De Crescenzo a dire: “Quella del calcio è l’unica forma di amore eterno che esiste al mondo. Chi è tifoso di una squadra lo resterà per tutta la vita. Potrà cambiare moglie, amante e partito politico, ma mai la squadra del cuore”.

La storia di questo sport è ormai secolare ed oggi deve necessariamente interfacciarsi con la realtà che ci circonda, fatta molto spesso da orgoglio e forti interessi. Il calcio, un tempo puro intrattenimento, è divenuto una complessa industria che deve necessariamente interagire con complessi flussi economici ed elaborate trattative di origine finanziarie, sia ai livelli minimi che ai livelli più alti. Come ogni settore economico complesso che vive nel nostro mondo pseudo-capitalistico (e sicuramente consumistico), anche nel vecchio e tradizionale calcio è oggi giunto un fattore che può determinare il successo o l’insuccesso di una società e, perché no, anche di un singolo match; parliamo ovviamente delle nuove tecnologie applicabili.

Parlando di tecnologia nel calcio, di primo acchito ai più è balzato alla mente il possibile impiego dei soliti sensori da inserire sulla linea di porta per certificare l’autenticità o meno dei “famosi gol fantasma”, oppure l’impiego della super moviola in campo (un po’ come accade nel football americano) o altre tecnologie possibili da impiegare per impedire i vari “episodi anomali” che fanno tanto discutere. In realtà, da qualche anno, nel calcio sta nascendo un nuovo ecosistema di tecnologie che sono invisibili ai non addetti ai lavori, volte ad ottimizzare degli aspetti che in passato era molto difficile cogliere e quindi migliorare.

Basti pensare al protagonista assoluto di questo sport, il pallone, che è un ottimo esempio per descrivere quanti cervelli e quanta energia sono stati impiegati per migliorare il calcio nel corso della sua storia, una storia che si intreccia con la matematica, la fisica, l’ingegneria e da qualche anno anche la pura informatica. Nicola Ludwig, ricercatore di fisica dell’Università di Milano, ha partecipato a diversi progetti di ricerca in collaborazione con Adidas, uno di questi è l’Adidas miCoach Smart Ball, il pallone intelligente presentato qualche mese fa dall’azienda tedesca. La “sfera intelligente” di Adidas è il gadget tecnologico più accessibile, aperto al mercato e quindi acquistabile da chiunque. Questo SmartBall è dotato di un sensore integrato che registra le caratteristiche fisiche del tiro e le invia ad una comoda applicazione sullo smartphone. In questo modo fornisce dati sul tiro (o la parata) impossibile da reperire altrimenti, aiutando a migliorare la tecnica del calciatore o del portiere.

Per non parlare del possibile impiego della realtà aumentata applicabile tramite occhiali intelligenti (vedi Google Glass) alla terna arbitrale in campo per aiutare i dirigenti di gara durante un incontro, o delle prove dei Glass durante agli allenamenti per il mondiale 2014 del Brasile della Nazionale Spagnola. Il bello del calcio, in fondo, è che in ogni caso rimane uno degli spettacoli di intrattenimento più amati a livello globale. Proprio in fatto di spettacolo, avete idea di quanti sensori GPS, infrarossi e sensori di camera SlowMotion HD o telecamere 3D sono state impiegate in ogni singola partita durante i mondiali di Brasile 2014 appena conclusi? Il movimento in tale senso è davvero impressionante, e siamo ancora in una fase embrionale di molte delle nuove tecnologie impiegate.

 

Ma parliamo di pratica. Date uno sguardo a questo video che vede protagonista Pepe Reina impiegato in un allenamento molto particolare per migliorare la reazione dei riflessi. Per tale allenamento viene impiegato una specie di pannello robot che s’illumina a intermittenza e misura i tempi di reazione del portiere, ex Napoli, chiamato a schiacciare i tasti che si colorano a seconda di una precisa sequenza informatica calcolata ad hoc per il portierone spagnolo. Sembrerebbe un giochino semplice e divertente, ma osservate in quanto poco tempo il nostro Pepe riesce a migliorare la propria resa di fronte al pannello.

Per noi comuni mortali tale miglioramento può risultare scontato e di poco conto, allora per capire bene di cosa parliamo ho cercato di farmi spiegare nel dettaglio da un vero portiere cosa può significare aumentare i propri riflessi utilizzando una simile tecnologia durante un allenamento. Eccovi l’intervista integrale ad Alberto Biasella, giovane portiere ex Pescara Calcio, limitante in LND  e desiderato in Lega Pro.

Alberto grazie per esserti reso disponibile. Ultimamente stiamo assistendo a nuove tipologie di allenamenti calcistici che si avvalgono di dispositivi tecnologici innovativi. Credi che la tecnologia stia cambiando il calcio?

Si è vero. Il calcio, ultimamente, ha accelerato la sua evoluzione. Questo si deve grazie all’impiego di nuove tecnologie che toccano tutti gli aspetti di questo sport anche se, assistendo come spettatore ad un match, è difficile notare.

Di quali aspetti parli? 

Mi riferisco davvero a tutti: la cura dei manti erbosi (anche sintetici), la realizzazione di palloni che sono il risultato di vere e proprie ricerche scientifiche, lo studio dei fenomeni meteorologici per pianificare gli allenamenti e quindi le tipologie del lavoro da affrontare. Ma la lista potrebbe essere quasi infinita, dato che nel calcio ci si avvale di innovativi dispositivi medico-sanitari.

Entrando nello specifico… Nel tuo ruolo, quello del portiere, quali sono le principali innovazioni che hai osservato?

Oggi è fondamentale, per uno staff tecnico, riuscire a massimizzare i risultati di ogni singolo portiere di una rosa. Allenare le risposte cognitive è ormai di fondamentale importanza. Si punta sempre di più a migliorare la soglia massima di prontezza di riflessi e di reattività, doti che vanno oltre l’allenamento fisico. Il portiere di oggi deve ringraziare la tecnologia odierna anche perché grazie allo studio della meteorologia (che spesso avviene anche per conto privato in ogni società calcistica) è possibile scegliere tra diverse tipologie di guanti (per bagnato, asciutto, semi-bagnato) in modo da massimizzare l’attrito con il pallone e quindi la performance, nonché individuare il giusto lavoro di allenamento da svolgere durante la settimana. Poi, ultimamente, si stanno raggiungendo livelli mai pensati prima, basti pensare al miCoach di Adidas che riesce a fornire dati utilissimi e reperibili solo grazie alla tecnologia.

Cosa ne pensi dell’allenamento per i riflessi che ha eseguito Pepe Reina con il pannello robot?

Come ho già detto, l’allenamento dei riflessi è divenuto fondamentale. Ovviamente a livelli più alti c’è una maggiore ricerca scientifica e una maggiore disponibilità economica per provare nuove tecnologie. Guardando il video mi sono reso conto che il rendimento prestazionale si è incrementato in modo rapido con il susseguirsi dei tentativi. Potrebbe sembrare banale, ma migliorare la propria resa in modo così veloce è un ottimo risultato (15 minuti al pannello robot equivalgono a 1 ora di allenamento sul campo) poiché permette di risparmiare tempo da poter impiegare in allenamenti di altra natura; così si riesce ad ottimizzare l’intera sessione.

 Oltre a viverlo, vedo che sei un vero appassionato del ruolo. Cercandoti in internet ho visto che sei, tra le altre cose, amministratore della pagina Facebook “Il Portiere e che quindi utilizzi la tecnologia anche per rimanere aggiornato e aggiornare gli altri, come mai?

Il Poretiere Facebook

Ehehe (… sorride) Si è vero, dato che mi ritrovo immerso in questa realtà, che mi appassiona e mi stimola sempre più, e dato che sempre più persone si rivolgono a me per avere informazioni o chiedermi consigli allora ho deciso di aprire una pagina sperando che possa diventare un punto di riferimento per tutti gli addetti del settore, dai preparatori fino ai giovanissimi portieri che si apprestano ad iniziare la propria carriera. Condividere le mie esperienze credo che possa essere un ottimo punto di partenza per molti, e spero, di poter essere utile a qualcuno.

Ti ringrazio per la disponibilità Alberto, e dato che il futuro dalla tua maglia numero 1 è ancora incerto per la prossima stagione, ti auguro un grosso in bocca al lupo!

Grazie mille, crepi il lupo!

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