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NSA, oltre a Snowden c’è altro

Il caso Datagate è sempre stato accostato alla figura di Edward Snowden, l’ex agente della National Security Agency, che ha spifferato tutto circa un anno fa, portando a galla svariate migliaia di documenti riservati dell’agenzia di spionaggio statunitense, oltre a personali testimonianze. Insieme a lui, ormai sappiamo, erano presenti anche altri personaggi, come Bradley Manning (che oggi si fa chiamare Chelsea), con il quale dialogava per il passaggio dei documenti. Ovviamente la comunità degli hacker internazionali, soprattutto Anonymous, ha perseguito la strada tracciata da questi due, che però conterrebbe anche un terzo, o forze più, protagonisti principali.

La notizia ci arriva da diverse testate giornalistiche internazionali, fra cui ‘Quartz‘ e ‘Das Erste‘. Quest’ultima, proprio poco tempo fa, ha rivelato importante e fondamentali informazioni su un programma di spionaggio chiamato XKeyscore, di cui già si conoscevano le vaste dimensioni, visto che sosteneva, e sostiene, un archivio con miliardi di informazioni dal quale l’intelligence statunitense attingeva, e attinge, per le indagini. L’obiettivo primario di questo programma era di rintracciare gli utenti che utilizzavano Tor, il sofisticato browser criptato sul quale molti hacker, sia con buone che con cattive intenzioni, si gettano per restare anonimi.

Il personale che ha avuto accesso a queste informazioni ha affermato, con tutta probabilità, di non avere prove contro Snowden, ma verso qualcun altro, del quale non si conosce identità certa. Queste le parole di Bruce Schneier, che ha lavorato al caso per la testata giornalistica ‘The Guardian‘, simbolo dello scandalo Datagate:

“Non credo che queste informazioni provengano dai documenti di Snowden. Credo che ci sia un secondo informatore lì fuori”.

Ovviamente, a questo particolare mistero, sono intervenuti anche i padri fondatori di Tor, ovvero Lena Kampf, Jacob Appelbaum e John Goetz, che hanno dichiarato:

“La Nsa sta producendo un sforzo combinato per combattere tutti gli spazi anonimi che ci sono su internet. Non si tratta solo di metadati, ma di contenuti completi che restano immagazzinati per sempre. E’ una situazione molto inquietante”.

Sicuramente il mistero del Datagate proseguirà anche nei prossimi mesi, se non anni, ma più andiamo avanti e più diventa complicato districare i dati che vengono a noi giornalisti, che creano confusione e disagio, forse pilotato da qualcuno che cerca esattamente di arrivare a questo specifico scopo. Purtroppo per lui, o loro, però, sul Web tutto si registra e nulla può sfuggire. Quindi, prima o poi, la verità arriverà.

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