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Dispositivi smart ma poco eco-friendly secondo la IEA

L’evoluzione dei dispositivi elettronici negli ultimi trent’anni è stata certamente molto significativa e la tendenza non accenna a frenare come testimoniano i sempre più numerosi devices che hanno accesso alla rete internet. Indubbi sono gli aspetti positivi che questa evoluzione ha portato con sé ai quali però non si deve dimenticare di affiancare anche altre conseguenze decisamente meno degne di lode.  Uno studio da poco pubblicato dall’International Energy Agency ha infatti portato alla luce una statistica alquanto particolare: i 14 miliardi di dispositivi connessi ad internet -smartphones, tablet, pc, ecc.- nel corso del 2013 hanno consumato 616 terawatt/ore di elettricità, di cui almeno 400 da imputare a sistemi di stand-by non efficienti. Se la cifra posta in questi termini può risultare poco significativa, basta invece considerare che il consumo annuale di energia dell’intera nazione inglese sommata a quella norvegese supera di poco lo stesso risultato di 400 terawatt/ora.

Secondo gli studi condotti dall’IEA, il problema non tenderà a scemare nei prossimi anni ed anzi è stato stimato che entro il 2020 si raggiungeranno oltre 120 miliardi di dollari sprecati in energia elettrica dai sempre più numerosi devices connessi in rete. Se la soluzione non può realisticamente risiedere in una diminuzione dei dispositivi o gadgets a nostra disposizione, una delle poche vie d’uscita potrebbe invece essere un maggiore impegno e sensibilità dei produttori che dovrebbero impegnarsi nello sviluppo di componenti più eco-friendly supportati da softwares in grado di gestirli in maniera più efficiente. Ma è risaputo che tra il dire ed il fare c’è di mezzo…

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