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Selfie: disturbo si, disturbo no

Una notizia diffusa alcuni mesi fa, poi smentita completamente, diceva che l’American Psychological Association affermava che scattarsi quantità eccessive di selfie era considerato un disturbo mentale. Una bufala confezionata davvero bene non c’è dubbio tanto che tanti speravano fosse vera così da potersi vendica contro certe persone fastidiose che passano la vita a pubblicare foto di se stessi inondando la time-line di Facebook. Ma non solo il selfitis non è un disturbo, sostenendo che si tratta di un disturbo può anche essere un duro colpo per le femministe che sostengono che il selfie è un giovane potere femminile affermando che per loro è un modo per essere orgogliosi di se stesse.

Pubblicare costantemente autoscatti è però molto fastidioso a volte e può danneggiare la vostra reputazione on-line. Secondo lo sceneggiatore Erin Gloria Ryan farsi tanti selfie è un grido di aiuto, una specie di narcisismo che racchiude in se steso chi li fa. Ma alcuni circoli femministi sostengono che questa nuova moda potrebbe aiutare le giovani donne a distinguersi e acquistare più fiducia. Bustle, il sito di notizie femminili è contrario all’idea che i selfie siano un comportamento anti-sociale, afferma, invece, che sono circa un punto di forza per le donne, in particolare quando si tratta di combattere le idee irrealizzabili come l’accettare il proprio corpo. In un recente sondaggio sull’immagine del corpo, oltre il 65% delle giovani donne intervistate ha detto che i selfie da loro più fiducia. Rachel Simmons su Slate ci suggerisce di considerare la selfie come un impulso di orgoglio di una ragazza.

Ma come in tutte le cose anche nel selfie c’è un lato negativo che quello dato dai tanti rischi che si possono correre nel pubblicare un’immagine on-line. Purtroppo oggi le ragazze sono vittime della tanta cattiveria presente in rete e spesso ci vanno di mezzo. Mettere in mostra le proprie qualità è sicuramente bello e può far crescere la propria autostima ma è allo stesso tempo rischioso. Danny Bowman, figlio di due psicologi confessa che postava fino a 200 foto al giorno e che era diventata ossessione tanto da portarlo a pensieri suicidi perché non riusciva ottenere immagini perfette.

Questo ragazzo è sicuramente l’eccezione che conferma la regola e davanti a questo fatto qualcuno avrebbe potuto tranquillamente dire che aveva un di disturbo selfie anche se l’American Psychological Association lo smentisce completamente. A volte è facile criticare chi  pubblica un sacco di foto di se stesso sui social media etichettandoli come pazzi. Ma a questo punto è normale chiedersi, e se fosse questo un altro modo per escludere dalla società persone che fanno cose che sconvolgono i normali schemi della vita di ogni giorno?

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