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The Internet mafia

Guardare un video su Internet rischia di diventare un’esperienza imprevedibile. Su alcuni siti, come ad esempio Netflix, la qualità potrebbe diventare sempre più alta, mentre su altri sistemi sempre più bassa. La tecnologia c’entra poco, è tutta colpa dei soldi, in particolare delle cifre che le aziende saranno disposte a sborsare per far arrivare i loro contenuti più velocemente nelle case degli utenti di tutto il mondo. Il 24 aprile la Federal communications commission (FCC), l’agenzia governativa statunitense per le telecomunicazioni, ha proposto una riforma che potrebbe cambiare la vita delle aziende e dei consumatori, dando il via alla distruzione della Rete per come la conosciamo e per come è nata: libera e senza confini. Se queste regole saranno approvate, Facebook, YouTube e altri fornitori di contenuti potranno mettersi d’accordo con chi gestisce le connessioni, ad esempio Verizon, Time Warner Cable, AT&T, per dare agli utenti che visitano i loro siti una connessione più veloce. Potrebbe sembrare un passo in avanti, ma in realtà stiamo per entrare in un vortice mafioso.

La riforma, non ancora ufficiale, è una bozza e potrebbe essere modificata prima del voto interno all’FCC, previsto per il 15 maggio. Dopo la consultazione, l’agenzia si confronterà con l’opinione pubblica, ed entro la fine dell’anno stabilirà le regole definitive. Il progetto però ha già scatenato le proteste delle associazioni per la tutela dei consumatori e di alcuni politici democratici, che temono un forte cambiamento per la vita dei cittadini, prima quelli americani e poi del resto del mondo. Hanno protestato anche gli attivisti a favore della neutralità della Rete, secondo i quali i dati online devono circolare liberamente, a prescindere dalla loro origine, dalla destinazione e dal contenuto.

Mancano ancora i dettagli della proposta ma, secondo gli oppositori, le nuove regole potrebbero far aumentare enormemente i costi per le startup, scoraggiando i giovani imprenditori. “Nessuno dovrebbe chiedere il permesso per innovare e abbiamo bisogno che tutti gli utenti siano liberi di comunicare alle stesse condizioni, impedendo distinzioni tra linee veloci e linee lente”, ha dichiarato il senatore del Massachusetts Edward J. Markey. La FCC ha cercato di difendere la sua proposta. “Alcuni sostengono che la FCC stia distruggendo la libertà di Internet, ma si sbagliano”, ha scritto il presidente dell’agenzia, Tom Wheeler. Finora Comcast e Verizon non hanno mai imposto tariffe diverse a seconda della velocità delle connessioni, perché avevano paura di essere punite dalle autorità sulle telecomunicazioni. La nuova proposta della FCC, però, le incoraggerebbe a farlo. ESPN, per esempio, potrebbe pagare AT&T per rendere il suo sito più veloce rispetto a quelli della concorrenza.

Secondo alcuni osservatori, la riforma aumenterà i costi per i consumatori. Se Netflix dovesse pagare di più per ottenere una trasmissione più veloce dei suoi contenuti, le conseguenze ricadrebbero sugli abbonati, oppure un fornitore di banda larga potrebbe modificare i suoi servizi per offrire una corsia preferenziale, e più costosa, a siti come Hulu, CNN o Pandora. “Questo piano non è una buona notizia per i consumatori. La FCC ha abbandonato il principio secondo cui tutti devono essere trattati allo stesso modo”, spiega Delara Derakhshani, consulente dell’associazione Consumers union.

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L’agenzia governativa si è difesa dicendo che le nuove regole non impediranno la censura dei siti e non permetteranno rallentamenti eccessivi, ma non ha spiegato come farlo. “I provider dovranno offrire un livello di base ai loro clienti e, allo stesso tempo, avranno la possibilità di avviare un negoziato privato con i fornitori di contenuti”, ha spiegato un funzionario della FCC, che ha chiesto di rimanere anonimo. Con l’introduzione della riforma l’operato dei provider sarà più controllato, sostiene il presidente dell’FCC. Per esempio, l’agenzia seguirà da vicino Verizon, proprietaria del servizio streaming Redbox, per evitare che firmi accordi dannosi per i rivali Hulu e Netflix. Inoltre analizzerà l’impatto sulla competitività dei nuovi contratti tra aziende e provider. “Non sarà tollerato nessun comportamento dannoso per i consumatori o per la competitività”, ha scritto Wheeler. Secondo diverse associazioni ed esperti di telecomunicazioni non sarà possibile garantire a tutti lo stesso trattamento, e se un’azienda potrà pagare per ottenere una maggiore velocità nella trasmissione dei dati, le altre saranno per forza svantaggiate.

Personalmente mi ero occupato di questo argomento qualche mese fa, in tempi non sospetti, grazie ad un articolo intitolato “Corsie preferenziali“, nel quale parlavo dei primi rumors che circolavano in Rete sull’argomento, già allora pericolose, ed ora confermate, da questi ultimi fatti, come tali. Quella che viene camuffata come un’innovazione, da vigliacchi approfittatori, non è altro che l’inizio di un vortice che potrebbe autodistruggere l’essenza di ciò per cui Internet è nato, ovvero la libertà di poter esprimere le proprie potenzialità, non solo dalla parte degli utenti, ma anche e soprattutto da quella delle aziende, che non potranno mai battagliare con i big, tutt’ora affermati, come Google, Facebook, Netflix e altri. In pratica Internet potrebbe diventare una vera e propria mafia, dove se non paghi vieni fatto fuori.

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