La narcolessia è una malattia neurologica cronica, caratterizzata da sonnolenza diurna nell’arco dell’intera giornata, anche durante attività intense, come lavoro, guida, conversazioni, pasti. Chi ne soffre, avverte un forte bisogno di dormire, anche se ha dormito un numero sufficiente di ore, durante la notte. La narcolessia colpisce circa 1 persona su 2000. Può iniziare già in età infantile o verso i 25 anni, ma viene quasi sempre diagnosticata solo in età adulta.
I principali sintomi sono la cataplessia, improvvisa debolezza muscolare, riscontrata dopo stimoli emozionali come gioia, tristezza, rabbia; le allucinazioni ipnagogiche (addormentamento) o ipnopompiche (risveglio), esperienze quasi oniriche; la paralisi del sonno, che porta all’incapacità di muoversi, parlare o addirittura respirare. Altri sintomi possono essere cefalea, depressione e problematiche psicosociali.
La vera causa della narcolessia è sconosciuta, ma in molti pazienti narcolettici,i livelli di ipocretina, una proteina del sonno, che ne regola le fasi, sono risultati ridotti. In questi casi l’individuo sopraggiunge alla fase REM del sonno senza rispettare il completamento della fase NON-REM. Esiste probabilmente anche un carattere ereditario di questa malattia.
Bisogna rivolgersi a centri specializzati. I test da fare sono: la polisonnografia, i test di latenza multipla del sonno, la scala di Epworth della sonnolenza, la puntura lombare, la risonanza magnetica cerebrale. Non esiste una terapia specifica per la narcolessia, ma seguire uno stile di vita regolare, fare attività fisica, non bere alcolici, evitare pasti pesanti, può alleviare i sintomi. I medici consigliano di dormire almeno otto e di programmare qualche sonnellino giornaliero, per sentirsi riposati. Come farmaci vengono somministrati gli stimolanti del sistema nervoso centrale, ma non bisogna abusarne.
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