Pep Guardiola racconta un pezzo del suo recente passato durante la relazione annuale dello sponsor e azionista AUDI. Il tecnico spagnolo, tra un sorriso e un pizzico di malinconia, è tornato a parlare del suo addio al Barcellona e dei motivi che l’hanno spinto ad accattare l’offerta del Bayern Monaco. Un amore, quello del club tedesco per Guardiola, iniziato già dal lontano 2011:
“Durante la Audi Cup del 2011 mi ritrovai a parlare nella sala VIP dell’Allianz Arena insieme a Rummenigge a Hoeness bevendo un caffè. E’ stato il mio primo contatto con la dirigenza bavarese anche se parlammo di tutto meno che di calcio giocato. Non sapevo che di li a poco, il Bayern sarebbe diventato la mia nuova vita”.
Nel suo cuore però c’è sempre il Barcellona, la squadra che lo ha reso un tecnico vincente e importante. Guardiola svela un altro retroscena del suo addio alla compagine catalana:
“La partita persa con il Chelsea in Champions League mi fece molto male. Eravamo molto più forti ma concedemmo a loro una rete decisiva nel ritorno che ci costò caro. A quel punto ci trovammo tutti in una grande tristezza e non sentivo più le motivazioni della mia squadra. Se un allenatore non riesce più a motivare i suoi calciatori, allora è venuta l’ora di andare via. Vincere 14 titoli in 4 anni è stata una benedizione e una maledizione insieme, perchè è stato sempre più difficile trovare motivazioni sia per me che per i miei calciatori”.
Poi è arrivato il Bayern, un’offerta importante e forse impossibile da rifiutare:
“E’ stato stupendo arrivare al Bayern e prendere la squadra dopo Jupp Heynckes. Cercare di fare ancora meglio di chi ti ha preceduto è una sfida molto affascinante”.
Anche in casa Guardiola discute di tattica con la moglie Cristina, che spesso lo stuzzica e gli schemi da adottare in campo:
“Ogni tanto mia moglie Cristina si lamenta del mio impianto di gioco e mi dice che devo adottare la stessa formazione con cui ho vinto l’ultima gara. Io gli spiego che molte volte non è possibile anche perchè non potrei giustificare ai calciatori la mia rotazione. Anche a casa è difficile prendere decisioni. Quando alleni squadre così importanti la pressione dei tifosi e della stampa è altissima e se lasci un Messi o un Robben in panchina, devi sempre spiegarne il motivo”.