La sindrome di Kawasaki è una malattia che colpisce i bambini di età inferiore ai 5 anni e si manifesta, a seconda della gravità, con ingrossamenti dei linfonodi del collo, eruzioni cutanee, febbre alta. È una patologia piuttosto rara che colpisce con maggior frequenza i bambini di sesso maschile.
A tutt’oggi la sua causa risulta ancora sconosciuta e viene spesso confusa con le più comuni malattie tipiche dell’età pediatrica come febbre reumatica, morbillo, scarlattina etc. Come si presenta la sindrome di Kawasaki? La patologia è caratterizzata da tre fasi cliniche. Durante la prima fase compare una febbre molto alta, intorno ai 39 gradi, che se non trattata adeguatamente può protrarsi per molte settimane. Oltre alla febbre compaiono altri sintomi come l’uveite anteriore ossia un’infezione oculare, un’ingrossamento dei linfonodi del collo, lesioni della mucosa orale e una congiuntivite bilaterale senza pus e con lieve o senza dolore.
La seconda fase o subacuta è caratterizzata da una desquamazione delle mani e dei piedi e dall’aumento del numero di piastrine nel sangue. La febbre, come la linfoadenopatia, diminuisce e persiste invece la congiuntivite, il malessere generale, vomito e diarrea. La terza fase o convalescenziale, consiste nella scomparsa di tutti i sintomi e nella normalizzazione della VES. Come detto prima, la sua causa risulta ancora sconosciuta anche se non viene escluso che possa essere dovuta ad un’infezione batterica o virale.
Questa patologia può avere delle complicanze più o meno gravi, in altri casi anche letali. Come viene diagnosticata? La sindrome di Kawasaki può essere diagnosticata attraverso l’osservazione dei sintomi e in caso di danni al cuore risulta necessario eseguire un ecocardiogramma. Come viene trattata? Si effettua un ciclo di immunoglobuline per via endovenosa e aspirina. Se la terapia a base di immunoglobuline e aspirina non dovesse avere effetti positivi, si procederà con una terapia a base di corticosteroidi. La sindrome di Kawasaki non è contagiosa.