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Perché Google Music All Access può battere Spotify

Quando Spotify è stato lanciato, qualche hanno fa, era davvero un servizio rivoluzionario anche perché era praticamente l’unico del suo genere. La possibilità di poter ascoltare un enorme catalogo musicale da tutti i nostri dispositivi, ha inebriato un po’ tutti gli appassionati del settore e non solo. Adesso però non è più l’unico e molte persone hanno deciso di abbandonarlo in favore di altri servizi simili; oggi vedremo un confronto tra Spotify e Google Music All Access.

Archiviare la propria collezione

Partiamo dal dire che entrambi i servizi sono disponibili con abbonamento mensile di € 9.99 e che sono utilizzabili su varie piattaforme tra cui iOS (nuova app per GMusic), Android, Mac e Windows. La possibilità di archiviare la propria musica online, è di sicuro il più evidente vantaggio che ha il sevizio di Big G. Infatti chi ha da tempo usato iTunes o software simili per organizzare la propria musica, avrà una grande raccolta, e magari non tutti questi brani saranno presenti su Spotify. Con Google Music possiamo caricare online la nostra musica fino a ben 20.000 brani, e tra l’altro questo è un servizio gratuito che Google offre a tutti gli utenti. Un vantaggio non da poco direi.

Organizzare la propria raccolta

Anche il modo di organizzare la musica è più funzionale su Google Music All Access. Su Spotify non c’è altro modo se non creare delle playlist, e so lo usate da un po’ ne avrete tantissime, anche con un solo album all’interno. Sul servizio di Google invece possiamo organizzare la nostra collezione in modo simile ad iTunes e avere anche un riscontro grafico più intuitivo. Inoltre se vogliamo acquistare un brano per avere fisicamente il file, possiamo farlo tramite Google Play.

Scoprire nuova musica

Su Spotify abbiamo la possibilità di scoprire nuova musica creando una stazione radio personalizzata (cosa fantastica) oppure usando la nuova funzione scopri. Con All Access, oltre a questi due modi, possiamo utilizzare l’ottima funzione “Mi sento fortunato” che ci fa ascoltare musica casualmente dalla nostra libreria, ma anche dalla cronologia degli ascolti.

I problemi

Anche Google Music All Access ha però i suoi difetti; innanzitutto la mancanza di app interne al servizio (numerose su Spotify), dovuta al fatto che Google non ha ancora rilasciato delle API per gli sviluppatori. Seconda cosa è la mancanza di un’app desktop, per cui siamo sempre costretti ad aprire il browser, al contrario di Spotify. Questo inoltre fa sì che non è possibile ascoltare la musica del catalogo se siamo offline, che per me è una grave mancanza.

In conclusione il servizio di Google sembra vincere su Spotify per alcune cose, ma è invece carente su altri aspetti, perciò come al solito scegliete in base a quelle che sono le vostre esigenze.

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