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L’ultima grande frontiera

La rivoluzione digitale in Africa ha preso una strada diversa da quella dei paesi più sviluppati, senza i costosi investimenti di infrastrutture, che altrove sono stati fatti negli anni 80′ e 90′. Oggi la situazione è cambiata. Infatti, in questi ultimi anni la tecnologia è entrata con prepotenza nella vita del popolo africano, non solo per necessità, ma anche e sopratutto per uno sviluppo migliore e dinamico. Nelle zone anche più isolate, in molti, iniziano ad utilizzarle normalmente, magari attraverso smartphone e tablet con una connessione ad Internet molto lenta, che però non toglie il pensiero di un domani migliore. Chi l’avrebbe mai immaginato dieci anni fa?

Nelle città, gli studenti, utilizzano computer portatili e chiavette 3G economiche, vendute da aziende cinesi, che sono ormai partner principali dell’Africa. L’arrivo della rete 4G in Kenia è previsto per l’inizio del 2014. Delia Sieff, direttrice delle comunicazioni Nokia per Africa dell’est e del sud, ha dichiarato a marzo, in un’intervista alla rivista African Business:

“L’Africa soffre di una mancanza di infrastrutture, ma con le tecnologie mobili il continente è in grado di superare gli ostacoli tradizionali”.

Secondo la commissione keniana per le comunicazioni, il 99% degli abbonati ad Internet riguarda i dispositivi mobili. In Zimbabwe e in Nigeria le connessioni mobili sono quasi il 60% del traffico web, rispetto al 10% della media mondiale. Il tasso di penetrazione della rete 3G e 4G dovrebbe crescere del 46% entro il 2016. Il Kenya è ormai soprannominato il ‘Silicon Savana‘, grazie ai suoi giovani imprenditori del web e a un importante polo tecnologico costruito vicino a Nairobi. Il governo entro il 2015 spera di creare più di 20 mila posti di lavoro grazie al web, fondamentali per lo sviluppo del continente.

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Mentre gli africani usano sempre di più le applicazioni mobili per ragioni pratiche, gli operatori sviluppano servizi su misura per loro. Lo smartphone ‘4Afrika‘ è stato fabbricato dalle aziende locali insieme a Microsoft. Lanciato a febbraio, ha avuto un buon successo commerciale. Permette agli utenti di controllare a che ora si prega in Egitto o come sono le quotazioni della Borsa in Nigeria. Oggi i telefoni sono usati per i servizi finanziari, come il sistema di trasferimento del denaro ‘M-Pesa’ in Kenya. Oppure servono a condividere informazioni sul mercato agricolo in Ghana, come nel caso della piattaforma ‘Esoko’. Ovviamente poi abbiamo Google, o qualsiasi motore di ricerca presente sul web, che permette di avere informazioni di ogni genere.

Per sostenere questo mercato, stanno spuntando come funghi incubatrici e associazioni dedicate all’attività di startup, ad esempio: M-Labs o iHub. Nokia e Microsoft lavorano per finanziare gli M-Labs in Sudafrica, in Nigeria, in Kenya e in Egitto. La maggior parte delle aziende tecnologiche ha capito che l’Africa è la prossima, e forse, l’ultima grande frontiera da esplorare. Oggi Microsoft ha sedi in quattordici paesi africani e più di diecimila partner d’affari. IBM in venti paesi africani, inoltre ha costruito un laboratorio di ricerca a Nairobi e una nuova sede a Dakar.

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Gli analisti sono sempre più convinti che l’Africa possa effettuare grandi progressi tecnologici in pochi anni, arrivando a toccare gli standard medi dell’intero pianeta, mettendosi così al passo con le attività lavorative, finanziarie, e quindi, economiche. Grazie alle nuove tecnologie, oggi gli africani possono guardare al futuro; un futuro ancora incerto, ma molto promettente.

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