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Lo studio: solo il 6% scopre nuovi show grazie ai social media

Per l’odierna generazione di telespettatori, immersi nell’era digitale, la qualità dei programmi è tutto. Una nuova ricerca sulle tendenze televisive nei telespettatori dimostra che il marketing televisivo, lo zapping e il “gancio” on-air aiutano molto di più gli spettatori a scoprire nuovi programmi rispetto al web o ai siti internet.

Il sondaggio, condotto da un analista indipendente e commissionata dall’azienda tecnologica Avid, prende in esame più di  3.000 consumatori – fra Stati Uniti, Regno Unito, Brasile e Germania – per valutare le nuove  tendenze in campo multi-screen del 21° secolo. L’intera ricerca è stata sintetizzata nell’infografica qui sotto:

infografica_Avid

Cosa c’è da capire quindi? Veniamo allora al nocciolo dello studio, i dati raccolti dagli intervistati mostrano che il 39% ha scoperto nuovi spettacoli attraverso trailers mostrati in TV ma solo il 6% alla scoperta di spettacoli attraverso i social media; il 14% dei consumatori stanno sperimentando nuovi spettacoli on-line, su tablet e smartphone e il 30% dei consumatori che scoprono nuovi spettacoli attraverso i servizi online poi tornano agli appuntamenti programmati in TV.  L’altra cosa interessante sta nel fatto che gli spettatori utilizzano i social media come “digital water cooler”: per capirsi, ad esempio, durante le Olimpiadi il 63% degli spettatori usavano PC, tablet o smartphone per trovare informazioni correlate.

Lo studio ha portato a tre scoperte fondamentali: primo, un eccesso di emittenti e organizzazioni mediatiche stanno tralasciano forti guadagni provenienti da quel 37% degli intervistati che ha affermato di voler pagare per avere un’archivio dei loro show preferiti; secondo, il 65% ha dichiarato che la qualità di immagine e audio è la chiave dell’intrattenimento e infine è stato registrato un aumento incontrastato della visualizzazione multi-piattaforma.  W.Sean Ford, vice presidente marketing e CMO di Avid, è convinto che per contrastare questo comportamento “ottuso” dei media, discostanti verso i guadagni ricavabili dagli archivi di programmazione, le organizzazioni potrebbero monetizzare i loro beni, trovando un modo efficace per estrarre e riutilizzare i loro contenuti.

La ricerca Ovum sostiene anche che l’organizzazione mediatiche in strada per il successo saranno quelle in grado di attuare una strategia efficace verso la monetizzazione, mantenendo sempre una certa velocità nello sviluppo di contenuti di alta qualità. Il potenziale di successo inoltre, spiega Ford, è radicata nella capacità di creare una tassonomia coerente per etichettare e marcare tutti i contenuti mediatici, in modo che siano facilmente reperibili e attirino audience. Il trucco è l’archivio digitale dei contenuti, ok, ma il problema è che non esiste strategia coerente per ri-monetizzare vecchi contenuti senza crearne di nuovi, conclude Ford. Per un’ulteriore sintesi sul lavoro di Avid e le scoperte di Ovum, clicca qui per scaricare il rapporto completo.

fonte | mashable

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