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Cambiamenti climatici, il Barracuda invade i nostri mari

Se pensavate che il Barracuda fosse un pesce tropicale, rivedete le vostre idee. Negli ultimi anni, infatti, il pesce carnivoro ha invaso anche i nostri mari. Complice il riscaldamento delle acque è diventato ospite sempre più diffuso e indesiderato del mar Tirreno, dello Ionio e persino dell’Adriatico.

In particolare sulle coste meridionali dello stivale, dove la temperatura delle acque e l’abbondanza di possibili prede, ricreano l’habitat naturale per il Barracuda, la specie si è diffusa a macchia d’olio. Quello presente nei nostri mari, è lo Sphyrena Viridensis, comunemente conosciuto come Barracuda Mediterraneo. Un pesce che fino a qualche anno fa si poteva trovare nell’Oceano Atlantico a ridosso delle coste Africane, delle Azzorre, delle Canarie o di Capo Verde.

Un predatore che può pesare da 1 a 3 kg che, con la sua diffusione, sta creando non pochi problemi alla già precaria situazione di popolamento della nostra fauna ittica. Il Barracuda, infatti, trova nei pesci di medio taglio, quelli che comunemente finiscono sulle nostre tavole, il suoi obiettivi di caccia preferiti. In compenso anche il Barracuda comincia a comparire sempre più di frequente sui banchi delle nostre pescherie, alternativa sempre più apprezzata, ai pesci della nostra tradizione culinaria.

Ma il Barracuda può essere pericoloso per l’uomo? Difficilmente la specie diffusa nei nostri mari attacca l’uomo. Viste le dimensioni ridotte rispetto al suo omologo tropicale, peraltro, i danni del suo morso sono dolorosi, ma mai gravi. A fare attenzione devono essere soprattutto i sub. Possono stare decisamente più tranquilli i bagnanti che dovrebbero comunque evitare di indossare bracciali, cavigliere o orologio che con il loro luccichio possano essere confusi per prede dal Barracuda.

 

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