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L’Argentina che non vince: la Nazionale di Bauza, riflesso di un paese che da sempre contesta e non costruisce

Argentina

Si può essere anche in numeri uno al mondo, sulla carta, ma non riuscire mai a dimostrarlo davvero. A volte nella vita c’è chi vive più di fama, di ricordi e di miti, piuttosto che di concreti fatti reali. E’ lo strano caso della Nazionale argentina di calcio, forse la selezione più invidiata e sognata al mondo. Campioni osannati e strapagati, tifosi eccezionali e un popolo capace di sognare e vivere di calcio come pochi altri. Eppure a vincere sono sempre gli altri, quelli che al cuore preferiscono la testa o quelli che non hanno paura di farlo.

Il nuovo commissario tecnico Edgardo Bauza, allena infatti una squadra di fenomeni. Lui, cinquantottenne nativo della Grande Rosario, la terra che ha dato i natali ai più grandi calciatori e tecnici di Argentina, è stato chiamato proprio con lo scopo di dare un’anima alle tante stelle solitarie dell’Albiceleste. Da troppi anni infatti, l’Argentina non riesce a regalare gioie e titoli al suo popolo. Per giunta negli ultimi due anni, la Seleccìon è riuscita a perdere ben tre finali di seguito tra Mondiale e Coppa America segnando appena un gol. Sì, non è un brutto sogno, è la realtà.

Messi
Lionel Messi, forse il calciatore al mondo più forte degli ultimi 10 anni. In nazionale non ha mai vinto nulla.

Un attacco per molti dichiarato “illegale” come Aguero, Higuain e Messi, gente capace di segnare in totale 848 gol in carriera, ha fallito per tre volte consecutive l’appuntamento con la storia. E questo in Argentina non viene perdonato. Neanche un “Dio” come Messi, viene risparmiato da critiche feroci ogni qualvolta sbaglia un passaggio. Solo Diego Armando Maradona, nonostante i tanti errori fatti nella vita, viene osannato ad ogni parola e ad ogni passo. Perché Maradona, al contrario degli altri, ha regalato alla sua gente la felicità e l’orgoglio di sentirsi argentini. Ha sfidato il mondo intero portando il suo popolo a rialzare la testa contro tutto e tutti.

Maradona
Diego Armando Maradona con la Coppa del Mondo 1986 conquistata in Messico.

Le ragioni della maledizione – Uno dei più importanti giornalisti argentini, Ricardo Roa, scriveva qualche tempo fa sul quotidiano Clàrin: “La historia argentina no es tanto sobre las cosas sino sobre quién hace las cosas. Si se gana, somos todos. Si se pierde, siempre son ellos”.

Mauricio Macri
Mauricio Macri, ex Presidente del Boca Juniors e Presidente argentino dal 22 novembre 2015.

Come dargli torto? Uno dei problemi maggiori, se non il principale, è che sia dentro che fuori dal campo in Argentina non si riesca mai a costruire nulla. E’ stato così lo scorso anno per le lezioni presidenziali e sarà così ancora per molto. Meglio un taglio netto col passato ingombrante della Kirchner piuttosto che dare continuità ad un progetto. Più facile distruggere, più rapido lamentarsi. Prima della finale Mondiale del 2014 contro la Germania, la selezione argentina era destinata a scrivere la storia e fu capace di portare a Rio de Janeiro 40.000 tifosi in occasione della finale. Dopo la sconfitta, la nazionale fu accolta all’aeroporto di Buenos Aires da fischi e insulti. Era bastata una notte per dimenticare tutto. Poche ore per vivere un nuovo dramma argentino che per molti sembrava una maledizione.

“Il segreto dell’insuccesso? Distruggere invece di costruire!”

Una maledizione colpa anche della sua stessa gente, che vede i suoi idoli divertire le squadre di mezza Europa e poi non li accoglie da eroi nella loro terra. Messi a Barcellona si sente un Re. In patria le critiche feroci lo hanno portato addirittura ad abbandonare momentaneamente la selezione. Adesso che la barca affonda, allora il popolo lo richiama a gran voce. Al prossimo errore però, ricomincerà la solita giostra al massacro. Il “segreto” dell’insuccesso sta proprio qui. Distruggere invece di costruire. Prima della vittoria del Mondiale del 1978, la piazza chiedeva la destituzione di Carlos Menotti. Stesso copione prima del 1986, quando Bilardo volò in Messico già consapevole di dover lasciare la nazionale al primo errore. Questa responsabilità verso la loro patria, è avvertita dai calciatori in maniera negativa. Per questo Higuain mette a ferro e fuoco le difese di mezza Europa, mentre poi in Nazionale sbaglia reti decisive davanti al portiere.

Quando si indossa la maglia dell’Argentina si sente il peso enorme della sua storia ma soprattutto sei suoi insuccessi. Tutti vogliono entrare nella storia, tutti vogliono rialzare un paese che proprio dal calcio cerca la spinta decisiva per riprendere a correre dopo anni di sofferenze e di supplizi. E’ come se un blocco mentale si impadronisca dei campioni argentini ogni qualvolta indossino la maglia della selezione. Sembra come se fossero incapaci di avere l’autostima e la consapevolezza necessarie per superare la situazione di “esame permanente” a cui li sottopongono tifosi e giornalisti.

Le soluzioni? – Come uscire da questo buco nero? Stavolta forse un cambio netto col passato sarebbe utile. Magari un tecnico straniero, soluzione non condivisa da nessuno in Argentina, porterebbe un soffio di aria fresca e idee nuove capaci di diminuire pressioni a aspettative. Una nuova filosofia di calcio aiuterebbe a creare una “squadra” vera, un blocco granitico invincibile e impermeabile a qualsiasi critica e qualsiasi pressione. Il talento a questa nazionale non manca, anzi, potrebbe deliziare il mondo intero ad ogni appuntamento. Serve un uomo capace di metterlo insieme, una guida che metta da parte litigi e pregiudizi vari e che ne trasformi l’essenza in risultato.

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