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Psicologia dell’emergenza: che cos’è?

La Psicologia dell’Emergenza rientra nell’ambito della psicotraumatologia e si rivolge alle persone colpite da una catastrofe, da un lutto, da un trauma, ma anche ai soccorritori, cioè alle persone che intervengono per prime e che, assieme ai sopravvissuti, sperimentano sentimenti di impotenza, angoscia, ansia, disperazione e ha come obiettivo la tutela dell’equilibrio psichico di questi soggetti.

Inoltre, essa cerca di comprendere i processi decisionali e le scelte comportamentali nelle situazioni di pericolo. Il suo scopo è quello di analizzare la complessa interazione tra mente, mezzi e probabilità di sopravvivenza.

Gli eventi critici collettivi comportano molteplici situazioni di vittimizzazione a cui corrispondono altrettante tipologie di vittime. Tra queste la letteratura riporta: le “vittime di primo livello”, nella quale è possibile collocare le persone che hanno subito direttamente l’evento critico; le “vittime di secondo livello”, cui fanno parte parenti delle vittime di primo livello; le vittime di “terzo livello”, nella quale ritroviamo i soccorritori, professionisti e volontari, chiamati ad intervenire sulla scena dell’evento traumatico, che a loro volta riportano danni psichici per la traumaticità delle situazioni a cui devono far fronte.

psicologo emergenza

Sindrome da Disastro

Un esempio di come le diverse manifestazioni possibili possano aggregarsi dando luogo a quadri psicologici o psicopatologici che si connotano come vere e proprie sindromi è quello della Sindrome da Disastro, una condizione clinica in cui inizialmente si osservano nel soggetto: assenza di emozioni, inibizione dell’attività, indecisione, mancanza di reazioni, comportamenti automatici, che possono sfociare, nel medio periodo, nello sviluppo di disturbi d’ansia acuti, fobie specifiche, disturbi ossessivi, ricordi intrusivi, sensi di colpa, condotte variamente aggressive dovute a sentimenti di ostilità irrazionali.

La quantità e la qualità della reazione soggettiva, ossia il tipo e l’intensità della risposta, dipendono da una serie di variabili, tra le quali particolarmente importanti sono: la natura dell’evento traumatico; il livello di coinvolgimento del soggetto; le caratteristiche del soggetto; caratteristiche del sistema di supporto; qualità e tempestività dell’intervento di supporto psicologico.

La letteratura più recente considera l’approccio cognitivo-comportamentale, di cui ho ampiamente parlato in un mio articolo precedente, quello più diffuso e di maggior comprovata efficacia nel panorama internazionale riguardo questo argomento. Le tecniche cognitivo-comportamentali più utilizzate in psicologia dell’emergenza sono: la ristrutturazione cognitiva, la desensibilizzazione nei confronti dei ricordi traumatici, il problem solving.

Defusing e Debrifing

Inoltre vengono utilizzate altre due tecniche di “prontosoccorso emotivo”:  il Defusing e il Debrifing. Il primo è un intervento breve che dura circa 20-40 minuti e che viene organizzato per un gruppo di circa 6-8 persone, reduce da un episodio/evento particolarmente traumatico. Essendo una tecnica di gestione dello stress da evento critico viene utilizzata “a caldo” e cioè subito dopo l’evento critico.

Questa tecnica serve a ridurre il senso di isolamento e di impotenza, attraverso l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma, a ridurre/attenuare le reazioni intense e le angosce provocate dall’evento ed a riportare il gruppo ad una sorta di normalità, fornendo soluzioni a breve termine, per il recupero della loro funzionalità (riprendere a mangiare, bere, dormire etc…).

Il Debrifing, invece, è un incontro più strutturato del defusing ed è ad esso successivo. Esso è organizzato anche per il singolo ma più specificatamente per il gruppo (circa 20-25 persone), la cui durata è di circa 2-3 ore. L’intervento, che dovrebbe avere luogo 24/76 ore dopo l’evento critico, offre agli individui vittime di un trauma la possibilità di esternare e confrontare con altri i propri pensieri, ricordi ed emozioni più disturbanti in modo tale da comprenderli e normalizzarli. Questa tecnica ha lo scopo di ridurre l’impatto emotivo dell’evento critico, di contenere le reazioni, di favorire il recupero delle persone, combattere le convinzioni erronee, evitare conseguenze negative future, istruire, rassicurare.

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