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FOCUS JUVE – Crisi? Fate che non sia un’altra stupida commedia all’italiana

Juventus

Juventus i ritiro fino al derby. Per “ritrovarsi”.

Questo l’esito del vertice post-partita, quello tra Allegri, Paratici e Marotta. Quando gli alibi non esistono più, non bastano gli obblighi, servono gli imperativi. “Ne usciremo in qualche modo”, questo non può bastare. Ritrovarsi. Ma cercando dove? Uscirne. A partire da cosa?

Questa squadra è ormai una creatura senz’anima

Questa squadra è ormai una creatura senz’anima. Priva di gioco corale, senza continuità di schemi, senza protagonisti degni di questo nome. Rotonda ma solo perche è uno zero. Frenata, timorosa, nervosa, in balia di ogni tipo di avversario, accetta tutti i compromessi, cade nei più assurdi tranelli. Più dei campioni che sono andati via, più dei punti persi per strada, ci manca lo spirito Juve. Ci manca la classe, la personalità di una squadra che ha sempre vinto anche grazie a questo “quid”. L’atteggiamento da cui tutto partiva, in termini di gestione della gara, di confronto con l’avversario, di rapporti di spogliatoio; quell’atteggiamento con cui tutto tornava, soprattutto i conti. La motivazione della crisi in termini di risultati legata al rinnovamento non regge più, non giustifica i numeri di una classifica impietosa che ormai invoglia solo a guardare al gradino appena superiore.

Emblematiche in questo senso le parole di Buffon: un fischio sbagliato non è mai stato un problema, questo non è da Juve. Riportare tutto, gioco, aspettative, dichiarazioni ad un livello più basso, più pratico.

E se proprio non è possibile riesumarlo questo spirito Juve, allora cercare di creare un’armonia, una formazione tipo, una coppia di attacco. Ma un gruppo si forma su un gioco, su una visone. Quale? In un labirinto fatto di retropassaggi, di scambi in orizzontali, di dribbling che incatenano la fase offensiva all’iniziativa del singolo, chiuso in uno scambio orizzontale, è facile, facilissimo cedere al gioco degli avversari, indipendentemente dal loro valore. Le altre squadre hanno tutto il tempo, tutto lo spazio, per organizzarsi e blindare le difese. Anche ieri sera è stato così: a nulla sarebbe servito il valore aggiunto di un grande trequartista, sarebbe bastato scegliere i giusti guerrieri da schierare in una battaglia voltata allo scontro fisico e nervoso. E’mancato il senso di ordine e l’attenzione nella gestione iniziale della partita.

Il migliore della Juventus ancora una volta è Barzagli e basterebbe questo per farsi un’idea di quanto ancora sia bloccata, o totalmente inesistente la fase offensiva: nonostante i vari tentativi non c’è stata mai stata una vera e propria azione da goal. Quando come in questo caso, l’avversario è predisposto solo alla difesa non esiste nessuno della rosa bianconera in grado di sbloccare il risultato con l’imprevedibilità, con la giocata non convenzionale. La Juventus non ha più nessuna certezza: dopo il crollo del muro di Chiellini, difficile pensare che la difesa non stia vivendo di riflesso la crisi degli altri reparti. E quando la crisi non è più allarme, ma un dato di fatto c’è sempre un bivio da risolvere. Lo stesso che abbiamo davanti noi tifosi.

Scegliere di arrendersi alla rabbia e alla delusione, o tentare di superarla. Sfiduciare completamente un lavoro stagionale fino a questo momento infruttuoso, o cercare di comprenderlo almeno nella sua prospettiva futura. Non sono più credibili i tanti “vedremo”, “aspetteremo”, così come non lo è chiedere la testa di Allegri, o ancora quella di Marotta. Un cambio allenatore senza un equivalente, alternativo progetto di valore non servirebbe a niente se non a destabilizzare ulteriormente l’ambiente. Visto quanto combinato in fase di mercato, scegliendo dettati dall’ansia di sostituzioni così importanti, non ci sarebbe da stupirsi che anche una scelta del genere se motivata dalla frustrazione sarebbe fallimentare. E’vero Allegri ha avuto poco tempo per organizzare un’alternativa valida alla perfetta formazione della scorsa stagione, si è ritrovato a lavorare con una manciata di giocatori che non aveva chiesto, che non rientravano nel suo progetto: questo era palese alla prima di campionato, è scandalosamente lampante adesso tanto da essere uno dei motivi principale di una crisi così profonda. E’anche vero che l’abilità di un vero comandante e di far navigare al meglio il suo equipaggio, anche andando contro le sue profonde convinzioni, soprattutto quando si trasformano partita dopo partita in ostinazione.

La storia del campione insostituibile alla Juve, ha avuto sempre vita breve

Cambiare gioco, cambiare le carte: adeguarsi da subito ad una nuova compagine, trovando la soluzione migliore, senza troppi esperimenti, sarebbe stato sicuramente più facile che farlo adesso, in corsa, quando la tua testa penzola già dal collo. La storia del campione insostituibile alla Juve ha avuto sempre vita breve, e anche quest’anno nonostante la riorganizzazione, l’organico non è certo da buttare. Inutile tornare sempre al passato perché servono idee nuove adesso: una visione risolvente e chiara. Proprio quella che Allegri sembra non avere. In un campionato che di fatto sta punendo la superbia di dirigenza e allenatore (di alcuni fenomeni in campo) della Juve non c’è traccia: fuori dalla lotte scudetto già dal mese di ottobre,in difficoltà per la lotta alla zona Champion. Sperando che non si possa scendere più in basso del punto raggiunto ieri sera, attendiamo il responso di un ritiro che non deve fare vittime solo creare soluzioni.

In “ritiro” anche noi, per l’ennesima volta: ripartendo da cosa? Dal quel “fino alla fine” che non sarà mai solo uno slogan.

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