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La Lazio trova Matri nel diluvio dell’Olimpico. Udinese domata, ora l’Europa

Matri

Da Matri a Matri. Centodiciassette giorni dopo il gol che valse alla Juventus la Coppa Italia lo scorso 20 maggio, ecco il bomber di Sant’Angelo Lodigiano graffiare nuovamente la porta sotto la Nord, stavolta con una micidiale doppietta. Se Allegri alzò un trofeo, Pioli, forse, stasera si getta alle spalle un periodo duro e complicato.

Chapeau: il tecnico parmense ha il merito di non mollare e di gettare nella mischia proprio l’ex bianconero e Felipe Anderson (alla terza panchina consecutiva), quasi a pretendere un risarcimento anche dalla Dea Bendata. E i due non tradiscono: confezionano, con assist e tocco sotto, il vantaggio laziale che ha il merito di fiaccare il muro udinese consentendo ai biancoazzurri, poi, di insistere fino al raddoppio. Anche Keita incide nella partita: da rivedere come prima punta (si sapeva), semplicemente devastante se spostato sulle esterne, Poca cosa, di contro, l’Udinese targata Colantuono: troppa paura di perdere crea soltanto la certezza di perdere.

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Ora, turn over, e tutti in Ucraina: Pioli e compagni sono attesi giovedì al cospetto del Dnipro, astro nascente del calcio gialloazzurro. Servirà lo stesso cuore e la stessa voglia di spuntarla: Pioli lo sa, la sempre saputo.

Tempo d’esordi: ecco Mauri e Hoedt. Dopo Verona servono certezze

Con la necessità, e la speranza, di dire e dirsi che la serata del Bentegodi resterà un neo, unico e irripetibile, nella stagione biancoceleste, Pioli cambia e si affida ad un mix di esperienza e gioventù. Ecco quindi, nell’undici iniziale Capitan Mauri e il corazziere Wesley Hoedt a fare muro insieme a Maurizio. Basta e Radu sulle corsie laterali, Parolo e Cataldi a fare legna e gioco, con Lulic, Candreva a completare i tre dietro a Keita, alle prese con i ruvidi marcatori bianconeri.

Clima pensate, all’Olimpico: serpeggia un che di malumore, la stagione è partita male, dal mercato poche soddisfazioni, il tacco di Meggiorini ancora fa male. Su tutto ciò, anche il maltempo fa la sua parte: per tutta la partita, salvo pochi momenti, è tutto un temporale che si abbatte sull’impianto romano e che pregiudicherà tutto l’incontro. La Lazio sa di dover fare la partita, con l’Udinese che non l’aiuterà, pensando prima a distruggere che a costruire. Si capisce che il tiro da fuori, la punizione, l’episodio potrebbero essere le armi giuste per scalfire il muro friulano.

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Candreva tra il 14’ e il 18’ ci prova alla sua maniera: punizione e siluro da fuori, ma Karnezis risponde presente. La pioggia non cessa, anzi aumenta: ne soffrono i costruttori di gioco di Pioli, ne beneficia la difesa di Colantuono che si limita a contenere. Si va al riposo con un contropiede Keita-Candreva che finisce col tiro troppo strozzato del romano. Serve, però, qualcosa di più.

Matri logora chi non ce l’ha

Pioli rimanda in campo lo stesso undici, ma solo per vedere se i primi minuti possano dare spunti diversi da chi ha già il primo tempo sulle spalle. Come non detto, e allora si cambia: è il 56’ , il minuto che spacca la partita; fuori Candreva e Lulic, dentro Matri e il carioca Anderson.

Ai due bastano otto minuti per rialzare l’umore di un Olimpico (troppo) tendente al pessimismo. È il 64’ quando il dieci biancazzurro accelera da par suo sulla sinistra, lasciando sul posto Danilo e soci, per mettere un comodo pallone verso Matri altrettanto ferale da trasformarlo in un morbido tapin, su cui nulla possono Piris e il portiere greco. Vantaggio, corsa sotto la Nord e festa grande, L’Udinese, toccata sul vivo, ci prova subito dopo con un sinistro velenoso di Kone, ma Marchetti fa capire perché Lotito e Tare pressino per il rinnovo.

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Al 23’ è ancora Kone contro Marchetti: finisce come sopra, però. E al 28’ la Lazio chiude la pratica: ringhia Radu su Adnan trasformando il suo anticipo in un campanile in piena area che però è spazzato male, ma tanto male, dalla difesa ospite, con Kone di petto serve l’assist a Matri; un rimbalzo e la palla gonfia la rete. Da li in poi, la Lazio tiene botta, contiene l’Udinese, e lascia alle freccie Keita e Anderson la manovra del contropiede. Il parziale, però, non cambierà, ma nessuno se ne dispiace. Tornano i tre punti, torna il sorriso, con Pioli che si gode il centravanti che mancava.

LAZIO-UDINESE 2-0
Marcatori: 64′ Matri (L), 73′ Matri (L)

LAZIO (4-2-3-1): Marchetti; Basta, Mauricio, Hoedt, Radu; Cataldi, Parolo; Lulic (56′ Felipe Anderson), Candreva (56′ Matri), Mauri (83′ Milinkovic-Savic); Keita. A disp. Berisha, Guerrieri, Konko, Gentiletti, Braafheid, Morrison, Onazi, Oikonomidis, Kishna. All. Pioli.

UDINESE (3-5-2): Karnezis, Heurtaux, Danilo, Piris; Edenilson, Kone (78′ Aguirre), Iturra, Fernandes (56′ Badu), Adnan; Zapata, Thereau (71′ Di Natale). A disp. Romo, Wague, Heurtaux, Felipe, Domizzi, Insua, Pasquale, Merkel, Marquinho. All. Colantuono.

ARBITRO: Calvarese (sez. Teramo).ASS.: Fiorito-La Rocca. IV: Carbone. ADD.: Giacomelli-Pezzuto.

NOTE. Ammoniti: 92′ Iturra (U)
Recupero: 2′ pt; 3 st.

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