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Gentiletti da “Libro Cuore”, Lazio corsara a Genova e di nuovo seconda

Gentiletti

Poi dici le combinazioni. La Lazio che passa a Genova, vincendo la prima delle “tre finali” di campionato (per quella, vera, di Coppa Italia l’appuntamento è per il prossimo mercoledì), sfida i corsi e ricorsi storici, facendosene stavolta beffe. I tre punti conquistati a Genova li confeziona Santiago “El Chueco” Gentiletti, che questo stadio se lo ricordava bene, perché qui il crociato, traditore, saltò come una corda di violino. Ero lo scorso Settembre, la Lazio incantava ma concretizzava la metà di quello che produceva. “Lo Storto” abbandonò una squadra che era un giocattolo in costruzione; l’ha ritrovata otto mesi dopo, formidabile compagine pronta a lottare, centimetro per centimetro per un posto nell’Europa che conta. E ha fatto il suo, anche di più. Pioli può sorridere: la Lazio vince contro un avversario ostico e disposto a non regalare nulla, i calcoli Uefa li stanno facendo anche da queste parti. Ora Pioli e i suoi puntano spediti l’occhio del ciclone, Juve, Roma e Napoli, questi gli ostacoli. Ma l’obiettivo è l’azzurro oltre le nubi, è guardare tutti dall’alto.

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BATTAGLIA SUL CAMPO, STRATEGIE IN PANCHINA – Eccola, la Lazo che sale a Genova: concentrata, corta e soprattutto davvero pronta alla battaglia. Perché, diciamocelo chiaramente: in molti pensavano che i veleni post-Inter avessero compromesso lo spirito della rosa, in profondità, fiaccando quello che Pioli ha individuato come l’arma per combattere le ultime battaglie, vale a dire la convinzione nei propri mezzi. In aggiunta a ciò, dopo Biava e Reja, Hernanes e Mancini, molti tremavano pensando all’accoppiata De Silvestri-Mihajlović. Come a dire: quando l’ex si mette di traverso. Non succederà nulla: la grinta, la voglia, il coraggio e la tattica di Pioli, trasformano la trasferta ligure in una convincente affermazione. Si rivede Lulic, in porta Berisha sostituisce lo squalificato Marchetti, ma soprattutto ritorna il centrale argentino Gentiletti: Santiago di nome e di fatto, il suo cammino verso il recupero comincia e finisce al Ferraris. Pronti, via ed è battaglia: contrasti, velocità, agonismo da vendere, ma sempre nei limiti. La posta è alta per entrambe le squadre, ma i tecnici sono bravi a mantenerla sul piano tattico e a sfidarsi come a scacchi: muovi te che muovo io, chi prima imbriglia l’altro, vince. Lazio pronta a ripartire, Samp a testa bassa, provando a sfondare. La gara sale di tono e in dieci minuti da il meglio di se: al 28’, Felipe accende il turbo e dal fondo, scodella in mezzo per l’accorrente Klose, anticipato al limite dell’autogol dal centrale blucerchiato Romagnoli. La manovra, fulminea, arriva a somma di un presidio laziale sempre più crescente. Ma Sinisa e soci, di mollare non ci pensano proprio: è il 30’ quando Soriano, lanciato in profondità, strozza troppo la conclusione. E’ sul finire del tempo, però, che la Samp sbaglia e impreca: De Silvestri, spiritato come non mai, si libera di Ledesma (polmoni e cuore da vendere), mette in mezzo dalla destra per Obiang che, incredibilmente, alza sulla traversa di Berisha. Al riposo col fiatone ma con la porta ancora imbattuta: proprio quello che chiedeva Pioli.

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UNA SOLA SQUADRA IN CAMPO – La Lazio di Pioli ha un merito: ricomincia da dove lascia. E il secondo tempo visto a Marassi, questo dice: ancora più che nella prima frazione, i biancocelesti nella ripresa si “prendono “ la partita, sprecando come minimo quattro palle gol, frutto di una imbarazzante supremazia dei soliti noti Lulic, Candreva e Felipe Anderson, bravi a scaricare il contachilometri, a far perdere la bussola ai vari Regini, Obiang, Soriano. Le azioni, come detto, ci mettono un minuto a crearsi: basta una palla persa dai padroni di casa o recuperata da Parolo, sventagliata dal colosso Ciani o dagli inappuntabili Radu e Basta. La Lazio da l’impressione di voler concretizzare quanto professato dal proprio tecnico per tutta la settimana. E la Samp? Il tecnico serbo capisce l’antifona, comprende perfettamente che di fronte ha un muro di compattezza e di convinzione, difficile da scalfire con le punte spuntate di Muriel e di Eto’o. Nella seconda frazione, i blucerchiati spariscono dalla scena, quasi senza disturbare. Buon per Pioli, che rigetta nella mischia anche De Vrij, a caccia del minutaggio necessario per una maglia in Coppa Italia. Finisce così: la Lazio si prende i tre punti, il secondo posto in attesa delle altre, ma poco importa: Pioli, i giocatori, i tifosi festanti: un tutt’uno. La Lazio, la sua Champions, già l’ha raggiunta.

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Sampdoria – Lazio               0-1

SAMPDORIA (4-3-1-2) Viviano; De Silvestri, Silvestre, Romagnoli, Regini; Acquah (dal 17’ s.t. Rizzo), Palombo (dal 36’ s.t. Okaka), Obiang; Soriano; Muriel, Eto’o (dal 17’ s.t. Bergessio) PANCHINA Romero, Cacciatore, Muñoz, Wszolek, Duncan, Marchionni, Coda, Correa, L.Djordjevic All. Mihajlovic
LAZIO (4-3-1-2) Berisha; Basta, Ciani, Gentiletti (dal 31’ s.t. De Vrij), Radu; Parolo, Ledesma, Lulic; Candreva (dal 38’ s.t Mauri); Klose (dal 25’ s.t. F.Djordjevic), F.Anderson PANCHINA Guerrieri, Strakosha, Novaretti, Braafheid, Cavanda, Cataldi, Onazi, Perea, Keita All. Pioli
ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo
Marcatori: 54′ Gentiletti

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