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ANALISI – E’ una Juve “TRE-menda”

 

Finisce 3-1 allo Juventu Stadium, obiettivo 3 punti raggiunto. Il Milan ci prova ma non riesce a fermare la capolista che continua inarrestabile nella sua cavalcata allo scudetto.

L’atmosfera è quella delle grandi sfide, come è sempre stato nel nostro campionato, è bellissima infatti la coreografia dei tifosi bianconeri, incoraggiante anche la presenza rumorosa dei rossoneri seppur pochi e confinati nel settore ospiti.

La Juventus, non ancora impeccabile, merita la vittoria e raccoglie i 3 punti senza eccessive fiammate, ma senza mai smettere di credere di averli già in tasca. Non è lo schiacciasassi visto in altre occasioni, ma gestisce bene anche la fase difensiva che gli garantisce il pallino del gioco.

In realtà la partita in alcuni momenti, soprattutto nel primo tempo, è stata più complicata di quanto dice il risultato: la Juve ha concesso più del dovuto e per questo arriva anche la strigliata del mister nel post-partita. Allegri parla di presunzione, di sufficienza, di  qualità, ormai indiscussa certo, ma richiama all’attenzione: evitare distrazioni è fondamentale. Ancora un goal preso su palla inattiva ancora una grande occasione concessa ad uno sfortunato Pazzini: ci vuole il terzo goal per regolare il match verso la discesa.

Sembra un ritornello per questa squadra che quando vuole segnare segna, a risultato di azioni costruite coralmente con tecnica e cattiveria agonistica, ma che regala ancora passaggi a vuoto e rischiosi scambi in orizzantale, errori che vanno limitati al minimo.

Queste sono pause che vanno però viste in una diversa prospettiva che comprende anche la crescita  e il miglioramento di alcuni giocatori che rendono il gioco a tratti più brillante  e che rendono più veloce la manovra : primo fra tutti Alvaro Morata che, ancora una volta, risponde positivamente e diventa protagonista. Miglior partita della stagione per lui: assist, goal, recuperi  importanti. Se dovesse crescere ancora l’intesa con Tevez, allora le gerarchie in attacco cambierebbero definitivamente a favore di un gioco più dinamico e moderno. Una prova, quella di ieri sera, che va tutto sommato a cancellare il passo falso di Udine e che, se la Roma dovesse sbagliare ancora, va a mettere una seria ipoteca sul campionato. 3 punti conquistati, dunque, obiettivo raggiunto con la solita determinazione e con la solita reazione di carattere, uniche indiscusse potenzialità della squadra.

E in un’ottica come questa, un riferimento particolare va a Claudio Marchisio, in versione “capitano”, tanto cuore, quantità e soprattutto qualità. Sotto i riflettori la sua ritrovata completezza tecnico-tattica, il suo lavoro di recupero, e anche la sua pericolosità negli inserimenti. Certezza di sangue bianconero, pedina importantissima da blindare, oltre che con una grande intesa tra lui e la società, con una certa ufficialità. Ancora una partita che si conclude lasciando a metà tra l’esaltazione e le perplessità, ancora necessario il richiamo all’attenzione, alla concentrazione. Inevitabilmente si inizia a pensare all’appuntamento cruciale di questo scorcio di stagione, quello contro il Borussia Dortmund ed è probabile che la Juve vada a ritmo controllato, calcolando le percentuali di rischio. Tutto questo va bene se, una Juve, brava scolaretta in campionato, si trasformi aumentando i giri del motore in Champion’s League. Fondamentale adesso diventa la conquista dei 6 punti disponibili nelle gare contro Cesena e Atalanta, che rendono sicuro il vantaggio sulla Roma alla vigilia dello scontro diretto, e più tranquillo il lavoro da intraprendere in ambito europeo. Nell’ambiente è obbligatorio seguire l’onda positiva, ma vietato esaltarsi: anche dopo un 3 a 1 guardare agli errori è importante e diventa fondamentale superarli.

Per la prima della classe cercare ossessivamente il difetto è l’unico modo per migliorare.

 

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