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Governi, aggiornate le leggi

Il mondo dell’informatica e della tecnologia in generale prosegue il suo cammino verso il futuro ad una velocità impressionante, con prodotti differenti ogni anno e nuove filosofie di pensiero sul collegamento della società, e di ciò che essa contiene, alla Rete. Ad oggi il nostro quotidiano è sopraffatto, sia in modo positivo che in negativo, a seconda dei punti di vista, dalle innovazioni provenienti dal Web, che ci costringono a ripensare a come impostare la nostra vita e le azioni che facciamo di continuo. I governi, ancora oggi, non si sono messi in carreggiata con gli immensi passi in avanti fatti da Internet, vedi il caso Turchia-Twitter di cui abbiamo parlato in alcuni articoli. Oltre alle motivazioni relative alla libertà di espressione però, anche il progresso in se fa paura alla politica che, non sapendo come muoversi, prende decisioni drastiche, talvolta anche ridicole, le quali bloccano l’avanzamento dello sviluppo del pianeta, strappando di mano ai cittadini soluzioni più sicure e comode.

Questo atteggiamento da parte della politica, quindi dei governi di tutto il mondo, non può fare altro che danneggiare la società e la tecnologia stessa, che si ritrova a dover fare i conti con delle limitazioni non calcolate, poiché inesistenti, solamente basate sull’ignoranza di chi tiene in mano i paesi o dagli interessi con altre aziende, che pur facendo qualcosa di meno innovativo e sicuramente non conforme allo sviluppo umano, vengono comunque difesi e messi al fronte del progresso come tali.

Con queste limitazioni hanno dovuto fare i calcoli anche Airbnb e Uber. Il primo è un sito che permette agli utenti di trovare case in affitto, e ai proprietari di affittarle, anche per periodi molto brevi, il secondo una app per prenotare auto di lusso, acquistata da Google qualche mese fa. Entrambe sono nate a San Francisco, patria dell’innovazione e delle startup in particolare, dove hanno potuto sviluppare e sperimentare il loro business, poi definito rivoluzionario dagli utenti che utilizzano i servizi. Oggi sono due aziende, nel vero senso della parola, che non sono più attive solo in California, bensì in quasi tutto il mondo. Ciò che hanno in comune, oltre al successo e alla storia, sono anche le problematiche che hanno avuto, e stanno avendo, in alcuni di questi stati.

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Uno dei paesi che gli ha dato più problemi, almeno per una delle due, Uber, è proprio il nostro, l’Italia. Infatti, i tassisti di Milano sono in ‘guerra’ con Uber già da svariati mesi, protestando copiosamente con accuse e aggressioni. Tra i due troviamo anche il comune di Milano, che però non ha ancora risolto nulla, ne da una parte ne dall’altra. Personalmente ho avuto la possibilità, mio malgrado, di trovarmi in uno di questi scontri-proteste, e ho potuto appurare la ferocia dei tassisti, che può essere perfettamente compresa, verso questo genere di servizi. Non parliamo solo di Uber in se, ma anche di altri servizi simili, che provano a distruggere il lavoro dei tassisti attraverso soluzioni quasi scorrette, a livello concorrenziali, per via dei prezzi bassissimi e, sfortunatamente per i taxi di Milano, anche comode. Tra queste abbiamo anche Car2Go, un servizio di car sharing flessibile e veloce, facilmente consultabile attraverso un’app.

Parliamoci chiaro, non c’è gara con il taxi, che purtroppo sta diventando obsoleto, ma qualcuno potrebbe fare qualcosa per dare una mano ad entrambe le parti, e questo qualcuno può essere solo il governo, non solo il nostro, ma anche quelli degli altri paesi. Le leggi in materia sono confuse e rinviano di continuo. Uno scandalo, tanto citato negli ultimi giorni, proprio per ciò che ho scritto qualche riga poco sopra, è quello accaduto in Belgio, dove è stato vietato l’utilizzo di Uber. Abbiamo poi Parigi, dove si sono susseguite negli ultimi mesi manifestazioni di tassisti arrabbiati e delusi. Ciò che ha sorpreso tutti sono state proprio le manifestazioni in quel di New York e San Francisco.

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Questo genere di problematiche hanno colpito anche il settore delle case, con Airbnb, che più volte si è visto criticare, da utenti e non, per problematiche legate alle tasse degli immobili che vi vengono iscritti sopra. Essendo una piattaforma online però, si sono difesi mostrando i termini di condizioni che vengono messi all’ordine dell’utente nel momento in cui si iscrive al sito.

Queste le parole di Joe Gebbia, cofondatore di Airbnb, in merito alle proteste:

“Siamo solo una piattaforma, la responsabilità di pagare le tasse è dei proprietari. Stiamo però dialogando con le autorità. A partire da San Francisco. In Italia l’affitto a breve termine è legale in tutte le regioni. Quanto alle tasse, noi spieghiamo ai proprietari che devono pagarle e che è semplice”.

Airbnb oggi è un sito attivo in 192 Paesi e ha una valutazione di 10 miliardi di dollari. Uber è valutata 3 miliardi e mezzo e ha ricevuto un round di finanziamenti di 258 milioni di dollari da un gruppo di investitori guidati da Google Ventures. Le loro potenzialità aumentano di messe in mese, grazie non solo alla qualità dei servizi che offrono e al prezzo a cui lo offrono, ma anche e soprattutto per la potenza che la Rete oggi regala a questo genere di siti.

Chi resta indietro è perduto, ma se i governi fossero così intelligenti da dargli una mano, probabilmente, saremo molto più avanti di quello che siamo ad oggi.

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