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Volo MH370: i 20 informatici a bordo sono la chiave del mistero?

Premetto che, scrivere un articolo del genere non è cosa semplice, soprattutto se si parla di un mistero come questo, trattato a livello internazionale e per il quale si sono fatte già molteplici ipotesi. Non si sa mai se si sta raccontando una verità assoluta, magari tenuta nascosta, oppure una baggianata immensa raccontata solo da giornalisti e blogger improvvisati tale. Sta di fatto che la storia è venuta a galla proprio nelle ultime ore, accendendo la lampadina a molti scrittori e investigatori del web. Le prove non mancano, o comunque le scie di queste, e le stranezze sono molte, rendendo questo caso sempre più intrecciato ogni ora che passa. Non vogliamo dare una versione definitiva o dire che abbiamo la verità in pugno, anche perché dovremo scavare molto più a fondo, ma proveremo, con questo articolo, a riportarvi le voci che vedono il volo MH370 molto legato ad una società informatica, Freescale Semiconductor, leader statunitense nella produzione di semiconduttori, e 20 suoi ingegneri.

Avrete saputo più o meno tutto che, lo scorso 8 marzo, un volo della Malaysia Airlines, che viaggiava dall’Aeroporto Internazionale di Kuala Lumpur, in Malesia, all’Aeroporto Internazionale di Pechino, in Cina, è scomparso misteriosamente nel nulla, non lasciando alcuna traccia, ne informatica ne reale, dei propri resti. Le prime ipotesi effettuatesi sono basate su un banale guasto tecnico che avrebbe fatto precipitare l’aereo in mare, il quale sarebbe stato inghiottito subito dalle onde a 300 km al largo di Cà Mau, nella provincia di Kien Giang, in Vietnam. Queste furono, almeno, le voci che vennero messe in circolo dai giornali vietnamiti. Lo stesso Boeing era stato coinvolto il 9 agosto 2012 in un incidente a terra all’Aeroporto di Shanghai-Pudong: durante la fase di rullaggio il Boeing 777 di Malaysia Airlines aveva urtato con la punta dell’ala destra la coda di un Airbus A340-600. Nessun ferito fra i passeggeri, ma la punta dell’ala risultava gravemente danneggiata e doveva essere sostituita.

Il volo MH370 è decollato da Kuala Lumpur l’8 marzo alle 00:41 locali (16:41 italiane del 7 marzo) con atterraggio previsto a Pechino alle 06:30. Dopo un tranquillo inizio di volo, l’aereo ha raggiunto i 35000 piedi di altezza (10600 m) e una velocità intorno ai circa 471 nodi (872 km/h). Da qui in poi sono state perse qualsiasi forma di comunicazione con la cabina di pilotaggio e con i dispositivi dei vari membri dell’equipaggio, il tutto a circa 6 chilometri a nord-est del waypoint IGARI, punto cardine stabilito, nel quale il Boeing avrebbe dovuto deviare la rotta leggermente verso est. Questo piccolo dettaglio ha fatto riflettere molti su una manovra sbagliata che l’aereo avrebbe computo per spostarsi. Alle ore 7:24 viene comunicato ufficialmente che il contatto è stato perso alle 2:40, dopo circa 4 ore e mezzo, e che sono state avviate le operazioni di ricerca e soccorso. Dai dati, che è stato possibile esaminare, non si sarebbero svolti gravi problemi meteorologici o mezzi che avrebbero potuto scontrarsi, sia volutamente che non, con l’aereo del volo MH370.

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A questo punto il mistero si è infittito, soprattutto se la centrale di controllo non ha comunicato, e dice di non avere, ulteriori dati e coordinate dell’aereo. Sappiamo tutti, ormai, che la tecnologia è talmente evoluta da permettere ai dispositivi, soprattutto le scatole nere degli aerei, di restare attive anche svariate ore dopo un incidente e un successivo atterraggio in mare. Sono state inventate proprio a tale scopo e negli anni si sono rivelate fondamentali per ritrovare le persone in mare. Si possono fare molte ipotesi su come potrebbe essere scomparso il volo, ma non è certo che da qualche parte giaccia la carcassa del velivolo e che, molto probabilmente, qualcuno è a conoscenza delle coordinate per ritrovarlo. Saremo ipocriti a dire che non potrebbe essere così, anche perché oggi il mondo vive nella realtà e in rete, e quasi sicuramente una traccia è stata lasciata. Parliamo comunque di un Boeing, non di un piccolo elicottero.

Oggi siamo a 7 giorni esatti dall’inizio delle ricerche, e i una settimana non si è avuto ancora un responso parzialmente definitivo su come, anche probabilmente, potrebbe essere andato il fattaccio. Tutto questo è soprattutto perché si sono fatte, da subito, migliaia di ipotesi, le quali sono state buttate all’interno della faccenda incasinando maggiormente la, di per se delicata, questione. La Malaysia Airlines, nei comunicati stampa n°9 e n°11 emanati dal proprio sito il 10 e l’11 marzo, riportava che alle ricerche, coordinate e gestite dal Dipartimento dell’Aviazione Civile malese sotto il controllo del Ministero dei Trasporti, prendevano attivamente parte squadre di soccorso provenienti da Australia, Cina, Thailandia, Indonesia, Singapore, Vietnam, Filippine e Stati Uniti d’America e che venivano utilizzati 9 aerei e 24 imbarcazioni. Insomma, una grande quantità di occhi e orecchie, che però non hanno dato il risultato sperato.

Nel frattempo la notizia è arrivata anche all’Aeroporto Internazionale di Pechino, oltre che in tutti i giornali e siti d’informazione del mondo, dove ad aspettare i passeggeri vi erano parenti, amici e collaboratori, gli stessi che sono rimasti impietriti e attoniti alla notizia della scomparsa. Il tutto è sfociato poi in grande tristezza, soprattutto perché non si sapeva, e non si sa ancora, cosa è accaduto ai passeggeri stessi, oltre che al velivolo. Una delle cose più brutte per i famigliari delle persone coinvolte in questo genere di eventi, se così possiamo definirli, è non riavere il corpo della propria persona cara per poterlo onorare a dovere, secondo i riti della cultura, che inoltre in Cina sono anche molto importanti e, quasi, fondamentali. Non a caso, sono state mobilitate delle attività di supporto psicologico e accoglienza.

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Nelle ultime ore si sono fatte ipotesi basate su atti terroristici, quindi di un dirottamento che sarebbe stato fatto all’aereo con due possibili destinazioni: a nord verso il Kazakhstan e sud verso l’India. Ovviamente il terrorismo è la prima pedina che viene messa in campo dagli investigatori, soprattutto se a bordo vi erano quattro passeggeri definiti sospetti, con probabili passaporti non di loro proprietà. Secondo alcuni rumors provenienti della polizia tailandese, i biglietti dei passeggeri, che hanno utilizzato i passaporti rubati, sono stati acquistati telefonicamente attraverso la China Southern Airlines da un iraniano che avrebbe esplicitamente richiesto un costo minore e economico per raggiungere l’Europa. Probabilmente, è stato poi fatto sapere, questo caso si lega al reato di immigrazione clandestina. La polizia malese ha anche fatto sapere che all’interno vi erano due giovani iraniani verosimilmente non membri di alcun gruppo terroristico, ma per i quali sono state avviate importanti ricerche approfondite. Interessante notare che altri due passeggeri, uno italiano e uno austriaco, risultavano a bordo del velivolo, ma invece si trovavano al sicuro sulla terra.

Vi erano però, sul volo MH370, 20 ingegneri informatici della Freescale Semiconductor, dei quali in pochi hanno parlato, ma che forse potrebbero rivelarsi la chiave per il misterioso caso. Questa società è specializzata nella produzione di tecnologie avanzate, spesso utilizzate a scopi puramente commerciali, ma anche per i dispositivi militari e le armi di nuova generazione. Ovviamente la società è molto grande, quindi ha svariate sedi in tutto il mondo, altrettante squadre e team che si occupano di diversi progetti fra di loro. Questi 20 ingegneri, da quello che risulta nelle ultime ore, erano parte integrante di un progetto innovativo legato alla possibilità di aggirare lo spionaggio della NSA attraverso le nuove tecnologie, con il fine di proteggere le loro comunicazioni. Non è, però, l’unico progetto di Freescale basato su questo genere di argomenti, poiché in un altro ramo dell’azienda troviamo un progetto incentrato sulle tecnologie di occultamento per applicazioni invisibili.

Nasce, qui, un problema. Infatti i team erano formati da 4 o 5 persone, un quarto di quelle presenti nell’aereo del volo MH370. Per questo si ipotizza che all’interno del volo non vi era solo un team, specializzato su un tema in particolare, bensì 4 squadre, con diversi ruoli e obbiettivi. Le voci trapelate nelle ultime ore parlano di una speciale tecnologia di difesa che questi ingegneri avrebbero sviluppato negli ultimi anni, pronta per essere utilizzata e anche molto scomoda alle nazioni di mezzo mondo. Chi conosce, anche poco, il mondo asiatico, sa perfettamente che la Malesia è un paese molto sviluppato tecnologicamente, con società che vi puntano molti milioni per la realizzazione di progetti con gli ingegneri del posto e la cultura che si è raccolta nel tempo, avanzata e fresca. A confermarlo ci sono due società che conosciamo benissimo, Intel e AMD, che negli anni 90 hanno investito gran parte del capitale a disposizione per la realizzazione di chip proprio in Malesia.

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Un piccolo dettaglio, del caso MH370, che non è stato molto riportato, e che rende l’idea di come sia un vero e proprio mistero da risolvere, è il fatto che i telefonini dei passeggeri del volo, anche molte ore dopo la scomparsa e l’inizio delle ricerche, hanno continuato ad essere reperibili, oltre che a squillare alle chiamate dei propri cari, amici e colleghi. Le tecnologie sono molto avanzate, questo è vero, ma per quanto un cellulare o uno smartphone possono resistere alla profondità dell’acqua o alla potenza di uno schianto? Crediamo fermamente che le possibilità siano pari a zero, soprattutto se i cellulari a squillare sono praticamente tutti. L’ipotesi avanzata nelle ultime ore, che si ricollega al caso dei 20 ingegneri della Freescale Semiconductor, è che l’aereo potrebbe esser stato dirottato e fatto volare verso una pista d’atterraggio isolata. Ancora più strano è che, se è vero che i telefonini squillano ancora, o comunque lo facevano, come è possibile che la NSA, la più importante agenzia di spionaggio al mondo, con dietro di se successi infiniti per quanto riguarda la caccia ai terroristi, non sia riuscita a trovare alcuni, non tutti, dei dati, per esser poi messi in ordine e puntare ad una soluzione del caso? E perché la NSA è rimasta completamente in disparte e in silenzio di fronte a questo caso?

Sono domande alle quali non possiamo dare una risposta certa, anche perché c’è ancora molto da scoprire, ma fatto sta che queste domande ci sono, rendendo il caso ancor più strano. Addirittura, in una sola occasione, per uno dei telefoni contattati presente nel volo MH370, è stata anche ricevuta una risposta ma senza emettere un suono per poi riattaccare poco dopo. Eppure nonostante tutte queste evidenze, la NSA dice di non poter essere di aiuto. Ci sono anche ipotesi che vedono l’aereo al centro di una missione per lanciare nuovamente guerra all’Iran, che secondo alcuni verrà, nei prossimi giorni, accusata dai paesi occidentali di terrorismo, riaprendo le porte per una guerra. Insomma, se ne dicono di tutti i colori, ma non possiamo non dire, e non notare, che il caso è molto particolare, e che più andiamo avanti con le ore e più si infittisce.

Noi vogliamo restare imparziali, riportando solo quelle che sono le voci basate su argomenti informatici e tecnologici, solo alcune delle migliaia di ipotesi effettuate negli scorsi 7 giorni. Chiediamo, quindi, un vostro personale e prezioso parere sul caso e, in particolare, sull’articolo, e provando, anche in piccolo, a capire cosa possa esser successo.

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