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LifeHand2: la mano bionica tutta italiana che sente gli oggetti

Nonostante la crisi, nonostante la mancanza di lavoro, nonostante le nostre migliori menti emigrino per trovare la giusta gratificazione all’estero, qui in Italia si continua a sperimentare, si continua ad avere successo. Medici e bioingegneri, compresa la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, di quattro strutture italiane: l’Università Cattolica-Policlinico Agostino Gemelli, il Campus Bio-Medico e l’Irccs San Raffaele, tutte a Roma, e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, hanno lavorato a “LifeHand2“, un progetto particolare che ha reso possibile donare il senso del tatto a un arto artificiale.

L’arto bionico in questione è stato sperimento per ben otto giorni da Dennis Aabo Sorensen, un danese che dieci anni fa perse la mano a causa dello scoppio di un petardo. Gli sono stati impiantati nei nervi mediano e ulnare del braccio quattro elettrodi intraneurali via intervento chirurgico, effettuato il 26 gennaio dell’anno scorso al Policlinico Gemelli di Roma dal neurochirurgo Eduardo Marcos Fernandez.

Dopo tre settimane trascorse ad esercitarsi per imparare a riconoscere i diversi impulsi elettrici, il 16 febbraio 2013 ha finalmente indossato questa protesi biomeccatronica che, attraverso gli elettrodi, avrebbe dovuto collegarsi al sistema nervoso centrale. Incredibilmente Dennis è stato grado di riconoscere la consistenza di oggetti duri, intermedi e morbidi, nonostante fosse bendato. È riuscito a definire correttamente forme di varie cose, come una palla da basket, un bicchiere, un mandarino.

mano LifeHand2

Paolo Maria Rossini, responsabile clinico della sperimentazione all’Irccs San Raffaele e direttore della neurologia del Gemelli:

“Ci siamo presentati un po’ come i ricercatori della prima missione sulla Luna: dopo anni di lavoro spingi il bottone, fai partire l’astronave e da lì non puoi più tornare indietro.”

Ora cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Beh, la concretizzazione di questo progetto, che come avete potuto leggere ha dato esiti più che positivi. I ricercatori vogliono rendere la mano permanente e aumentare i sensori tattili integrati nella protesi.

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