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Apple, tuttologi improvvisati mascherati da blogger di tendenza

Apple è la trasfigurazione moderna del calcio, inteso come non luogo di integrazione e interazione dell’uomo medio. Da quando nel 2007 Jobs annunciò al mondo l’oggetto destinato a cambiare per sempre la storia della mobilità digitale e anche quella della propria azienda, iPhone ha travolto Apple. È diventato, come ogni elemento di successo passato sulla terra, l’argomento di conversazione preferito nei peggiori bar o centri commerciali di ogni angolo remoto del pianeta.

In Italia poi, si sa, le cose sono sempre accentuate. Equiparando o quasi i più classici discorsi sul calcio che si fanno la domenica, anche la “Mela” è diventata lo sfogatoio preferito dei sessanta milioni di commissari tecnici che il bel Paese si ritrova in tempo di Mondiali o Europei. Prima, durante e dopo ogni nuova mossa di una delle società più capitalizzate al mondo, tutti partecipano al gioco di opinioni più o meno banali (ma tendiamo al più) sulle strategie commerciali e di marketing degli uomini di Cupertino, sull’appeal dei prodotti e perfino sulla capacità di immettere sul mercato una cover per telefono troppo brutta per essere vera.

Ora, ve lo assicuro, i discorsi da bar non mi sono mai interessati granché. Non mi interessa granché nemmeno ciò che pensa una massa indiscussa di tuttologi con un’opinione su tutto, ma proprio tutto, ciò che E’PPOL fa. Quello che mi lascia interdetto, però, è come ciò che dovrebbe rimanere appunto nel bar, con la rete trova casa e amplificazione. L’aspetto peggiore è che a volte, oltre a una gran cassa di risonanza, l’opinione da bar acquista anche credibilità. E’ così che una parte degli influencer del settore, sul web è composto da gente che poco sa di economia, marketing e strategie d’impresa, ma continua ad ammorbarci con improbabili dissertazioni sul perché E’PPOL stavolta abbia proprio sbagliato o sia drasticamente in declino o da quando non c’è più Jobs e cazzi vari.

Ecco, tutto questo è successo l’ultima volta con il lancio di iPhone 5s e 5c e, in particolar modo, con il rilascio delle famose custodie bucherellate sul retro. In giro per il web è pieno di scemi pronti a dirvi quanto siano brutte e quanto la E’PPOL di Steve non lo avrebbe mai fatto e di quanto queste custodie contribuiranno alla sparizione del dominio di iPhone nel campo degli smartphone.

Poi, però, le chiacchiere (in particolar modo quelle da bar) se le porta via il vento. Il ciarlame del vostro blogger di tendenza preferito viene superato dai dati, vero e proprio must have di chi, su un blog o su un giornale, comunica qualcosa a qualcuno. E qui i dati, come quasi sempre nell’ultimo decennio, danno ragione proprio ad Apple. Secondo quanto raccolto da Consumer Intelligence Research Partners, Cupertino sta sottraendo quote di mercato ai produttori di terze parti di custodie, riuscendo a bissare il successo ottenuto ai tempi del lancio della smart cover per iPad. La ricerca evidenzia come il 15% dei clienti che ha acquistato una custodia per iPhone 5s, ha scelto una cover originale. 10%, invece, la quota di custodie originali per iPhone 5c.

Apple, ovviamente, come tutte le più grandi multinazionali del mondo, sa quello che fa. Il mercato degli accessori è una miniera d’oro e non è difficile ipotizzare che a Cupertino abbiano stabilito di aggredirlo in modo più deciso. State pur sicuri che quegli stessi commentatori poco attenti che vi avevano ammorbato con la storia del “peccato nemmeno stavolta un aifon economico” dopo avervi detto per mesi che sarebbe arrivato sul mercato un aifon di fascia media, riproporranno la stessa solfa per le custodie. Vuoi mettere che non troviamo in giro qualche blogger che smania dalla voglia di dirci la sua sul perché i prezzi degli ultimi gadget della Mela siano sbagliati, anzi sbagliatissimi?

Del resto uno dei principi che più ci piace di Internet, è la sua democraticità. L’avere “tuttologi” commentatori sul calcio del nuovo millennio, è solo un piccolo prezzo da pagare.

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