La Juve ha imparato la lezione, dura, pesante di una partenza a dir poco stentata, di quella poca convinzione, di tanti punti persi per strada.
La Juve ha studiato, la soluzione è arrivata così trasparente da giustificare addirittura gli scellerati esperimenti di inizio stagione. Senza tutti quei tentativi, sarebbe davvero arrivata ad un filotto così sorprendente?
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Tutto il meglio che può mostrarci la Juventus ce lo sta mostrando e forse per la prima volta nella partita di ieri è stata davvero irresistibile: corta, veloce, compatta, votata allo spettacolo. Come tutte le cose belle, infatti, anche la partita di ieri è davvero durata pochissimo: è vero l’avversario è naufragato subito nella sua arrendevolezza, ma a detta dei tifosi veronesi presenti allo stadio , è stata davvero impressionante l’intensità della Juve che si è presentata al lunch-match davvero affamata. Fagocitato il Chievo si guarda già al prossimo impegno infrasettimanale, con la stessa voglia, con la stessa determinazione.
1️⃣2️⃣esima!
Mentalità e prestazione perfetta dall'inizio alla fine!#bentegodi @juventusfc @ACChievoVerona pic.twitter.com/gjFUqMrsL5— Claudio Marchisio (@ClaMarchisio8) January 31, 2016
La Juve ha imparato la lezione, sì, ma l’ha imparata a proprie spese, regalandoci una reazione da manuale, regalandosi il raggiungimento dell’ennesimo record, quello che era di Conte, un altro numero, un altro tassello. Un record che resta fermo, fine a se stesso, è fatto solo per essere superato, perché diventi qualcosa di più di un semplice numero, deve essere inserito in uno scopo più ampio. Deve essere mezzo per un fine, deve essere funzionale ad un obiettivo.
Grande vittoria. Grande Squadra. @paulpogba fai gol quando ti lancio!!! 😂😂😂 #vincereèlunic… https://t.co/xwUgJ4Halq pic.twitter.com/iWD86f7LN7
— Leonardo Bonucci (@bonucci_leo19) January 31, 2016
Non credo sia ancora arrivato il momento di pronunciare una certa parola, e non lo sarà nemmeno dopo il tanto atteso scontro diretto, perché la ricorsa deve proseguire fino alla fine, e prima ancora che al Napoli, la Juve la deve fare ai propri limiti. Non per semplice ambizione alla perfezione, ma per un appuntamento che si fa sempre più urgenza: quello con l’Europa. Vietato gridare al miracolo, sebbene i punti macinati nelle ultime partite hanno un non so che di straordinario: la Juve deve far di questa rincorsa consuetudine, allenamento per un qualcosa di più grande.
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In Champions infatti, non basterà il bel gioco di ieri, non basteranno i goal ritrovati, la solidità difensiva: servirà più precisione, più brillantezza, più smalto. La Juve dovrà accantonare la sua nuova qualità genetica: la pazienza che con il tempo Allegri ha saputo inculcare nel nuovo dna della squadra, la facoltà di aspettare al momento giusto, non è del palcoscenico europeo. Non si avranno dieci occasioni, ma una, forse due, per aprirsi un cammino. Prendere al volo, mordere, in fretta.
Schluss! Der #FCBayern gewinnt gegen 1899 Hoffenheim und bleibt mit 8 Punkten Vorsprung an der Spitze! #FCBTSG 2-0 pic.twitter.com/wz3krt8nKY
— FC Bayern München (@FCBayern) January 31, 2016
La Juve ha imparato, impara, che due indizi fanno una prova e due doppiette un bomber ritrovato, che c’è sempre tempo per perdonare le leziosità, se regalano fantastici goal, che sono sempre soldi bene spesi quelli che si usano per avere una fonte di gioco inestimabile. Che la nostalgia è bella per cullarsi, ma non per vincere, che si può dire addio a uno scheletro più facile da ricostruire di quanto possa sembrare.
Ma non ha bisogno di imparare, perché già sa, che tutto questo non basterà
Un autunno per sbagliare, l’inverno per imparare la lezione, un febbraio di transizione che regalerà una nuova e forse definitiva identità. La Juve impara sempre, e sempre insegna che “una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio” e che l’attesa paga, soprattutto quando si tratta di aspettare una vera Signora.
Allora si che ne vale davvero la pena.