Vederli al campo già due ore prima dell’inizio della partita sventolando la bandiera italiana, ti fa capire quanto questi uomini e donne scappate con violenza dal loro paese, ci tengano a sentirsi parte della nostra comunità. Cento, duecento, non si sa. Ma in questo caso non contano i numeri, conta la gioia di vedere un essere umano padrone della propria libertà e della propria felicità, padrone del proprio destino e del suo diritto alla vita. Il 18 giugno scorso allo stadio Tre Fontane di Roma, nessuno si è sentito diverso, nessuno si è sentito estraneo. E’ stata la giornata dell’uguaglianza, dei diritti, dell’integrazione. Una partita di calcio dai significati enormi, voluta fortemente dal UNHCR italia per sensibilizzare tutto l’Italia sul tema dei rifugiati, sul loro dolore e soprattutto su come sostenere la loro integrazione.
Per questo il 18 giugno, due giorni prima della giornata mondiale del rifugiato, la Liberi Nantes, squadra ammessa fuori classifica al campionato di terza categoria laziale e composta interamente da rifugiati, ha voluto sfidare in amichevole una selezioni dell’AIC, l’associazione calciatori italiani insieme ad attori, cantanti e uomini di sport. Proprio lo sport, e il calcio in particolare, come veicolo di unione tra tutti i popoli. Perché se è vero che la politica divide, al contrario lo sport unisce, appassiona e aiuta. Allo stadio Tre Fontane di Roma è stata una festa meravigliosa, perchè la festa è stata nei cuori di ogni partecipante, dal rifugiato che incitava la propria squadra sventolando il tricolore, allo spettatore italiano che finalmente capiva l’importanza di aiutare persone fuggite dalla loro terra madre per colpa di guerre, violenze e carestie. L’UNHCR ha organizzato questo evento per sostenere la petizione https://withrefugees.unhcr.it/petizione/, una petizione che ha lo scopo di inviare un messaggio chiaro ai governi affinché agiscano con solidarietà e condivisione a favore di rifugiati.
I numeri – Come già certificato dal ministero degli Interni, nel 2016 il nostro Paese è stato il terzo nel mondo per domande di asilo nel 2016, 123mila, una cifra in sostanziale aumento rispetto agli 83mila del 2015. In testa rimane la Germania con 722.400 richieste, seguita dagli Stati Uniti con 262mila. Berlino è in cima alla classifica anche delle richieste di asilo dei minori non accompagnati, con 35.900. Seconda ancora l’Italia, con 6mila domande, che tuttavia sono molte di meno dei minori che sono arrivati nel nostro paese nel 2016, quasi 23mila in tutto, che però si spostano in altri paesi europei o, purtroppo, finiscono nelle reti dello sfruttamento criminale.
La partita – Raccontare lo sport in questo caso non serve, perchè l’unica vittoria che contava era quella di fare del bene. Il mondo ha bisogno di trovare una soluzione ad un problema che negli ultimi 5 anni è diventato di estrema importanza. E il vero successo è stato vedere gli spalti gremiti di persone sorridenti e felici di tifare per la loro libertà, felici di aver riconquistato una dignità che prima della fuga dal loro paese era stata calpestata e umiliata.
Carlotta Sami, portavoce regionale per il sud Europa dell’agenzia delle nazioni unite per i rifugiati, alla fine della partita ha raccontato le sue impressioni sulla giornata e sul tema dei rifugiati: “Migliaia di persone sono dovute scappare dai loro paesi ed hanno trovato in Italia persone e centri che lavorano per l’integrazione. Questo è un gruppo di volontari che ha capito cosa stava succedendo ed ha deciso di dare il loro contributo organizzando una squadra di calcio che è cresciuta e che gioca un campionato portando al loro seguito una nutrita tifoseria. Oggi hanno corso dietro una palla invece di correre per scappare. L’importanza della petizione lanciata con l’Hashtag #WithRefugees in tutto il mondo, è per portare nel 2018 alle Nazioni Unite milioni di firme per far si che tutti i paesi del mondo si impegnino per dare una soluzione globale al problema dei rifugiati, un problema nato da 4/5 anni”
“Per i ragazzi è significato riappropriarsi della propria umanità. Eravamo tutti uguali sugli spalti a fare il tifo”
Dello stesso avviso anche Alessandra Morelli, Special Advisor di UNHCR per le attività sportive, che ancora con il fiatone per essere scesa in campo (in tutti i sensi) al fianco dei suoi rifugiati, ha dichiarato la sua soddisfazione per la riuscita dell’evento:“E’ stato molto gratificante vivere concretamente l’inclusione sul campo mettendoci la fatica. Fare integrazione non è una cosa facile, ci vuole predisposizione, comprendere e abbracciare la parola accoglienza anche con sacrificio. Lo abbiamo dimostrato: sul campo gli altri non sono più altri ma sono parte di noi, è l’immigrazione vissuta senza paura, vissuta con la solidarietà, con la curiosità senza essere imprigionati da pregiudizi e paure”