Di Albert Vucaj
Questo articolo va letto così come è stato scritto, ovvero con “La Cavalcata Delle Valchirie” di Richard Wagner in sottofondo.
Il grande compositore tedesco nasce proprio a Lipsia, in Sassonia, ex Germania dell’Est. Città piena di cultura e tradizione, a cui sono legati tra gli altri anche i filosofi Nietzsche e Leibnitz ed il compositore Bach. Tale opera è inserita nella tetralogia de “L’Anello del Nibelungo” e tratta della storia del nibelungo Alberich (popolazione mitologica della tradizione tedesca), il quale si è impossessato dell’oro del Reno forgiando con esso un terribile anello: chiunque lo possieda diventa il padrone del mondo. Ma questa è, in parte, un’altra storia…
"C'era una volta l'Est": il calcio della DDR (molto, molto prima del #RBLeipzig) raccontato da @bobbybrambo https://t.co/TeJgjwBdIe pic.twitter.com/fsMhq2X7ts
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Andando a curiosare tra l’Albo d’Oro della Bundesliga Tedesca ci si rende subito conto della complessità di tale campionato, stravolto dagli eventi della storia moderna: separazioni e riunificazioni con l’ingombrante presenza del Muro sullo sfondo. Andate pure a cercarlo in rete l’Albo d’Oro del campionato tedesco (la Bundesliga, così come la conosciamo oggi, è nata solo nel 1963 e solo dal 1991 comprende anche squadre della Germania dell’Est): accanto alla data 1902/1903 leggerete VfB Leipzig.
Una bella coincidenza. Un cerchio che si chiude. Una favola, potreste pensare.
Ma quel Lipsia lì è un altro Lipsia, un’altra società. Si tratta, infatti, della squadra storica della cittadina Sassone. Una strana storia quella del VfB Leipzig, costretta a cambiare più volte nome assumendo il prefisso “VfB” oppure “Lokomotive” a seconda del periodo storico e della salute finanziaria della società. La più grande squadra calcistica di Lipsia infatti, entrata in difficoltà finanziarie, fallisce tristemente nel 2003. Viene tuttavia rifondata, nuovamente con il nome di FC Lokomotive Leipzig, ripartendo dall’ultima divisione. Attualmente milita nel girone Nordost di Regionalliga, quarta divisione del calcio tedesco.
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A Lipsia però c’è un’altra squadra: la seconda squadra della città per importanza. Stiamo parlando del BSG Chemie Leipzig, fondato nel 1950. Vanta giusto qualche titolo nel campionato della Germania dell’Est (poco considerato a livello europeo). Dopo la caduta del Muro, a seguito della riunificazione, il club cambiò nome in FC Sachsen Leipzig, ma sprofondò ben presto nelle serie minori, e nel 2011 dichiarò il fallimento.
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Ma non è neppure questa la squadra che fino a ieri sera comandava la Bundes insieme al Bayern di Carletto Ancellotti.
Supponiamo che in questa storia malinconica subentri, adesso, un imprenditore. Un uomo che abbia intravisto nel calcio una sorta di Anello di Nibelungo: uno strumento con cui ottenere potere, un mezzo per raggiungere la vetta del commercio mondiale. Red Bull New York, Red Bull Salzburg e Red Bull Brasil hanno tutte in comune il prefisso della nota marca di bibite energetiche. La potentissima azienda austriaca ha prelevato questi club di diversi continenti per renderli sostanzialmente dei mezzi di propaganda pubblicitaria. I club acquistati dalla Red Bull perdono nome, logo e colori sociali; il tutto viene rimpiazzato dal noto marchio con i “tori rampanti”. Viene inoltre modificata anche la muta da gioco: maglia rigorosamente bianca con rifiniture rosse, pantaloncini e calzettoni rossi.
Nel 2009 la Red Bull decide di fare il proprio ingresso anche in uno dei maggiori campionati europei: la Bundesliga. Resta solo da scegliere la preda a cui, come recita lo slogan, “mettere le ali”. Il calcio della Germania Occidentale possiede una forte identità e tradizione. Troppo forti gli ostacoli per far attecchire il nuovo brand. Le società della Ruhr, ad esempio, sono potenze spesso legate visceralmente ad aziende locali o che comunque godono di una storia troppo forte per cedere il passo a nuovi investitori, rinunciando al proprio spazio vitale. La Red Bull va proprio alla ricerca di questo “Lebensraum” (passatemi il termine volutamente forte) : di uno spazio potenzialmente fertile.
Gli occhi si posano inevitabilmente sulla città di Lipsia, calcisticamente la più gloriosa tra le città della DDR.
#ZuhauseUngeschlagen: 7 Spiele, 6 Siege, 1 Remis, 14:5 Tore, 291.069 Zuschauer, 2.-bestes Heimteam der #Bundesliga: https://t.co/52VAsDeeZs pic.twitter.com/ITn7d2rY2f
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Le due società preesistenti di Lipsia sono però invischiate in problemi economici che potrebbero creare non pochi ostacoli in ottica di un investimento così ambizioso. C’è, tuttavia, una piccola città nelle periferia di Lipsia che attrae l’attenzione della Red Bull: Markranstädt, 15 000 abitanti, con una squadra che milita in quinta divisione.
Via i colori sociali precedenti! Via il nome! La nuova squadra si chiamerà Red Bull Leipzig.
Ma le cose non sono andate proprio come l’imprenditore austriaco avrebbe sperato. In Germania infatti è vietato inserire un marchio commerciale nel nome della squadra, ad eccezione del Bayer Leverkusen che gode di una deroga speciale. Gli austriaci, per ovviare questo problema, decidono di chiamare la nuova creatura “RasenBallsport Leipzig”. Letteralmemte suona come “sport della palla sull’erba”; non proprio il massimo come nome, ma agli imprenditori interessa conservare almeno le iniziali “RB”.
#ICYMI: Die #Tabelle zur Winterpause. Der @fcbayern liegt mit 3 Punkten Vorsprung auf Platz 1. @eintracht geht als 4. in die Ferien. pic.twitter.com/NUAhftC1Sx
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2016, l’anno dei Sogni – Il 2016 è stato l’anno delle favole calcistiche: abbiamo assistito al trionfo in Premier del Leicester di Ranieri, alle prime volte di Galles ed Irlanda del Nord, fresche fresche di Brexit; ci siamo affezionati tutti alla nazionale Islandese e al “canto Vichingo”; non dimentichiamoci, inoltre della prima volta dell’Albania di Gianni De Biasi, il quale ha saputo portare la mentalità e l’organizzazione italiana in un paese che ama il calcio ma che non aveva mai avuto una squadra degna di questa passione. In che ambito collocare dunque questo Lipsia? Stiamo assistendo ad un’altra favola in stile Leicester? Sicuramente ci sono diverse analogie tra la scorsa Premier League e la Bundesliga di questa stagione. Borussia e Bayern sono partite con qualche difficoltà in più del previsto e ne stanno approfittando soprattutto le medio-piccole come Colonia, Eintracht, Hoffenheim (la cui storia meriterebbe un articolo a parte), Hertha ed appunto Leipzig. Tuttavia il Leicester è una società con più di un secolo di storia che mai avrebbe sperato di raggiungere un traguardo così grande.
La vittoria 2-0 nel “derby” contro l’Hertha Berlino – VIDEO
Il Lipsia invece sta ancora vivendo la sua infanzia e, come tutti i bambini, da grande sogna di fare l’astronauta, di volare nell’immensità dello spazio, tra miliardi di stelle. I Tori Rossi avevano dichiarato, infatti, di puntare alla qualificazione in Champions League in un paio di anni, e visti gli investimenti estivi c’era da aspettarsi un campionato tutt’altro che umile da parte della squadra di Hasenhuttl. Il Lipsia non sta vivendo un miracolo, sta solo iniziando a raccogliere ciò che ha magistralmente seminato negli anni recenti. Quest’estate sono arrivati non grandi nomi ma giovani di prospetto da plasmare in futuri campioni. Su tutti Werner e Keita, giunti rispettivamente da Stoccarda e dai “cugini” del Red Bull Salzburg per una cifra totale di circa 35 mila euro (non proprio cifre consone ad un’umile neopromossa). Due gioielli che vanno ad aggiungersi a quelli già prelevati per la Zweiteliga: Emile Forsberg e Davie Selke su tutti, un lusso per la serie cadetta tedesca. Diversamente da quanto si possa pensare però, il Leipzig non è una squadra costruita sulla carta, non sono state fatte spese ingenti per giocatori dotati già di caratura internazionale. Un reparto arretrato solido, due centrocampisti che fanno da muro davanti alla difesa ma che non disdegnano giocare palla a terra, e poi quattro giocatori rapidi e fantasiosi davanti; tutto condito magistralmente da Husenhuttl.
Se questo basterà a far tornare il Meisterschale nella Germania dell’Est non possiamo saperlo, anche perché il calcio ci ha più volte mostrato quanto la Storia conti in questo sport. Recentemente il Lipsia ha ricevuto molte critiche in Germania (e non solo), poiché considerata una squadra priva di identità, figlia del capitalismo e non della passione dei tifosi. A dispetto della forte identità espressa in campo, resta da chiedersi quanto la Red Bull creda realmente nell’aspetto romantico del calcio o se veda in tale squadra esclusivamente una fonte di guadagno ed un mezzo per mostrare il suo potente marchio al mondo.
Essendo attratti dalle favole, siamo naturalmente portati a sostenere il Lipsia. Questa volta però, con riserva.