Walter Sabatini si è dimesso dall’incarico di DS della Roma dopo 5 anni che non hanno portato trofei, ma tante plusvalenze, riuscendo a ricostruire una Roma a pezzi dall’addio dei Sensi prima, e dalla Coppa Italia persa contro la Lazio il 26 maggio 2013 poi.
Il ringraziamento di Pallotta a #Sabatini per il suo lavoro nell'#ASRoma.
Qui le parole dell'ex DS in conferenza https://t.co/OsawEAvkM6 pic.twitter.com/RCHZouHlnk
— AS Roma (@OfficialASRoma) October 7, 2016
Il 9 giugno 2011 Thomas di Benedetto, appena insediatosi a capo della società giallorossa, decise di affidargli l’incarico di DS, scatenando non pochi mugugni fra i tifosi per i suoi trascorsi nello staff della Lazio. I primi due anni, insieme a Baldini, furono caratterizzati da tantissimi acquisti di livello, come Pjanic, Marquinhos, Lamela e Dodò, ma anche da tanti errori come Goigoechea, Stekelenburg, Jose Angel, Piris, Bojan e soprattutto i due tecnici, Luis Enrique e Zeman, che portarono la Roma fuori dalle competizioni europee per due anni di fila, e che culminarono con la sconfitta in Coppa Italia. Il DS venne aspramente contestato con striscioni del tipo “Fuori i laziali dalla Roma”, ma a farne le spese fu Baldini, che venne licenziato e che trovò posto al Tottenham.
Dopo l’addio di Baldini, Sabatini ha avuto più spazio decisionale, e ha conquistato con la Roma due esaltanti secondi posti con Garcia prima e Spalletti poi, e portando in giallorosso giocatori di calibro mondiale come Sczcesny, Strootman, Dzeko e Keita, valorizzando calciatori come Benatia, Manolas, Rudiger, Nainggolan e Florenzi ripreso dal Crotone. Le plusvalenze ricavate dai vari Benatia, Marquinhos, Bradley e Lamela hanno fruttato alla Roma quasi 100 milioni, e gli hanno fatto perdonare alcuni errori di valutazione, come Iturbe approdato nella capitale per 30 milioni e mai esploso definitivamente, o i due attaccanti Destro e Osvaldo che hanno deluso.
Oggi in conferenza stampa Walter ha fatto il punto dei suoi 5 anni in giallorosso, sottolineando come non si senta colpevole di nulla, anche se l’assenza di trofei e i flop nelle gare più importanti hanno pesato sulla sua decisione di lasciare il club: “Niente sarà più come prima, la Roma renderà opaco tutto il resto. Vado via perché sono cambiate le regole, il presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, adorano la statistica e cercano algoritmi vincenti, io mi fido del mio istinto e della mia fantasia. Il pallone è il mio universo, devo poter fare il mio calcio. A volte mi confondo e magari prendo Piris, per dire, che non era un giocatore da Roma, ma ora verrò sostituito da una struttura”. Sabatini ha parlato anche di Totti, che a suo avviso, frenerebbe la crescita della squadra: “Le sue giocate non sono riproponibili. Ha rimesso in discussione Keplero, ma è un tappo, la sua luce abbagliante oscura tutto il gruppo, vista anche la curiosità morbosa che c’è su di lui. La sua presenza comprime la crescita del gruppo. Tutti fanno fatica a staccarsi da lui”.
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Infine, una chiosa sulla delusione scaturita dal non aver mai vinto lo scudetto, vero e proprio rimpianto della sua esperienza a Roma: “In alcuni momenti ho pensato che avremmo potuto vincerlo, è rammarico e frustrazione, non sono arrabbiato, ma ho una tristezza cupa e irreversibile. Sono sereno però, perché ho fatto il massimo, non mi vergogno di questa squadra”.
#Sabatini: "Con le commissioni si acquistano i giocatori. Le allusioni e le battute sono fuori luogo. La #ASRoma è una società onesta"
— Radio Romanista (@radio_romanista) October 7, 2016
In dirigenza il ruolo verrà preso da Massara, assistente di Sabatini, mentre per il futuro si vagliano varie piste. Clima confuso in casa Roma, mai come ora bisognosa di iniziare un nuovo progetto vincente, dato che l’ultimo trofeo risale ormai a 10 anni fa.