All’indomani dell’uscita di “L’interpretazione dei sogni”, opera culto della psicanalisi moderna, la critica non tardò ad esprimere un giudizio duro e sprezzante. Perché dare tutta questa importanza ai sogni? Dove va a finire l’attività censoria della ragione?
Secondo Sigmund Freud, autore dell’opera, il sogno ha una sua vera e propria meccanica fatta di sue regole intrinseche grazie alle quali possiamo portare alla luce quello che è nascosto nei racconti del sognatore, quello che è il vero messaggio che la coscienza vuole inviare. Motore dei sogni sono i desideri. Il sogno non ha una sua coerenza, è fatto di assenza di ordine, non ha un suo senso logico, non opera per concetti così come la ragione, ma crea immagini.
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Nella settimana che va ad inaugurare la stagione della Juventus a livello internazionale, sono moltissime le suggestioni create dall’atmosfera onirica dell’attesa. E quanto è facile alla luce di queste due righe di teoria scientifica interpretare, decriptare, il messaggio che da vent’anni si ripresenta alla coscienza juventina, e che stagione dopo stagione, cresce in potenza e in forza:
la Juventus vuole la vetta dell’Europa
A partire dalla fine dello scorso anno, tutto quanto è stato fatto per migliorare la squadra a livello di mercato soprattutto dopo le fastidiose cessioni di Morata e Pogba, ha avuto come unico centro propulsore quello di rendersi di nuovo protagonista a livello europeo. Un sogno, sì, ma ci sono anche tante conferme. Una lunga attesa, che si nutre di aspettative. Sfida, ossessione, la Champions è ancora oggi per la Juventus, la competizione delle suggestioni, delle parole, tante, tutte diverse tra loro, di occasioni perse che diventano rancori, che rendono il passato un tarlo, gli errori pesanti critiche, i miglioramenti paura di non essere all’altezza.
Dybala on facing former team-mate Vázquez in the #UCL: "I told him that I would nutmeg him during the game!" pic.twitter.com/Vtt8FilZfV
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) September 12, 2016
E per questo paziente, caro Freud, serve un antidoto tra i più potenti al mondo, un rimedio che possa riportare alla luce il sogno, liberandolo dal severo giudizio di partite pesanti, di potenzialità inespresse, di opportunità svanite.
Will Juventus No9 Gonzalo Higuaín continue his fine form on matchday one in the #UCL? https://t.co/eDSCFkC1jb
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) September 11, 2016
Una prima terapia è proprio quella della parola: è Marotta a liberare il campo da inibizioni insensate. In una sua dichiarazione delle scorse settimane, si fa aiutare dal vocabolario, spostando l’asse nel reale: niente sogno, la Champions quest’anno è un obiettivo.
Dopo le prime giornate di campionato , infatti, è abbastanza scontato affermare che si tratta della solita Juve, più intelligente sarebbe dire che è molto di più. Squadra promossa dal punto di vista del gioco, con le disattenzioni del caso dovute ad una forma fisica non ancora perfetta, ma con maggiore qualità rispetto allo scorso anno, e con una gamma più vasta di soluzioni tattiche, e con la stessa fame e la stessa ferocia della prima Juve di era contiana. Nove punti in tre partite, sfoggio dei nuovi arrivati, vecchie presenza in grande spolvero e la stessa solita sensazione che la Juve è molto di più. Il “messaggio manifesto”, per dirla alla Freud, è forte è chiaro : la corsa è appena iniziata e, salvo incidenti di percorso, non sembra intenzionata alle scellerate pause dello scorso anno.
1995, #OnThisDay: iniziava così una stagione indimenticabile di @ChampionsLeague. #FinoAllaFine #ForzaJuve pic.twitter.com/3gB2K6XlAs
— JuventusFC (@juventusfc) September 13, 2016
Partenza fin troppo semplice, per trarre delle conclusioni, perciò diventa di fondamentale importanze, la settimana entrante che , con la sfida contro il Siviglia di mercoledì , e quella contro l’Inter di domenica, ha già il sapore di un giro di boa. E scomodiamolo ancora Freud, se le cose stanno così, se il messaggio è così chiaro, perché scavare di più a livello inconscio?
Perché è lì che si annida la paura. La paura di uscire.
Usare lo stesso metro di giudizio per le prestazioni bianconere tra le mura di casa e quelle in campo internazionale, non fa che alimentarle queste paure: la fierezza che c’è nel cammino italiano della Juve, la sua compattezza e la sua impressionante continuità sono frutto di un lavoro che è completamente diverso da quello che invece va a caratterizzare la preparazione del cammino europeo. In Champions infatti, dove è l’episodicità a farla da padrone, la stessa intraprendenza deve prendere forme diverse, non più quelle di vittorie costanti e cadenzate, ma quelle della vittoria di guizzo, di superiorità nel momento. Il che porta naturalmente a considerare quanto cresce l’importanza del singolo e quanto sia scontata l’equazione: Higuain=Champions.
Sentirti parlare così è una Joya. Quasi quanto vederti giocare… https://t.co/xt2bCvQXKl pic.twitter.com/ViQLhkzIna
— JuventusFC (@juventusfc) September 11, 2016
Discorsi da bestemmia questi, in casa Juve, dove da sempre si predica l’importanza del gruppo, della squadra. Eppure la Juventus e Higuain condividono quest’anno lo stesso destino di rivalsa, la stessa prospettiva di consacrazione europea. L’importanza di un singolo, di più singoli, che andrebbe a colmare, addirittura ad annullare le tante variabili che caratterizzano la competizione.
Seppur colmato un certo gap a livello di rosa grazie al buon mercato estivo, e sebbene l’ultima prova contro il Bayern abbia lasciato ai nostri una grande consapevolezza nelle proprie capacità, è inevitabile chiedersi ancora se la paura sia fondata su un reale ed evidente divario tecnico oppure su inferiorità prettamente psicologica. Nel caso della prima ipotesi, l’unica possibilità per i bianconeri resta quella di rendere al meglio con le risorse attuali nel girone attuale, in cui tra l’altro la fortuna ha dato del suo meglio, per poi capire, come, dove, e con chi intervenire durante il mercato invernale. Per quanto riguarda la seconda, e ancora grazie a questo sorteggio abbastanza favorevole, la Juve avrà la possibilità in questa prima fase di accumulare vittorie, di prendere coraggio proprio dal campo, proprio da se stessa. Si dice che il miglior modo per vincere le proprie paure, sia quello di fare, almeno una volta al giorno, qualcosa che ci spaventi, perché la paura non puoi metterla a dormire è sempre sveglia.
Matchday! Europe's elite embark on the road to Cardiff…#UCL pic.twitter.com/AdKXVe57kb
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) September 13, 2016
Mercoledì sera, ci sarà il tempio, la casa ad accogliere la squadra e riempirla di coraggio e calore, per il primissimo tassello di questo percorso. Sogno celato, manifesto, ora obiettivo potenziale, reale. La società ha tracciato la strada, la squadra inizierà il suo percorso, liberata dal peso dei sogni, sulle ali forti della consapevolezza.
E sì Freud, i sogni sono desideri, profondi, sconosciuti, l’inconscio ce l’ha sussurrato, la nostra parte razionale ha imparato bene la lezione, e noi non abbiamo più paura.