Il calcio non fa mai sconti a nessuno, che tu sia un genio o un brocco, non fa differenza. Capita così di assistere alle retrocessioni (o fallimenti) di squadre titolate e blasonate come Rangers Glasgow, Parma, Ipswich Town, Nottingham Forest, Leeds, Saragozza o Aston Villa.
Proprio i Villans infatti, sono stati le ultime vittime di questa spietata legge del calcio. Dopo una stagione orribile per risultati e gioco espresso, l’Aston Villa ha detto addio alla Premier League dopo ben 28 anni, da quando nel 1988 tornò in Premier League conquistando subito uno storico secondo posto frutto di passione e gioco. I Villans fino a sabato scorso vantavano il record di non essere mai scesi di categoria dopo l’introduzione della Premier League nel 1992, un piccolo primato condiviso con Manchester United, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Tottenham e Everton. Anche per questo, e non solo, i Lions sono una delle squadre più amate di Inghilterra e d’europa, capaci di affascinare per colori, passione e giocatori tra gli anni ’70 e ’80. Invece un stagione disgraziata, con appena 16 punti conquistati in 34 partite, ha portato una retrocessione colpa di una gestione sbagliata e di una società che già da tre anni aveva sofferto la continua accelerazione di una Premier League che lascia indietro chiunque non abbai i mezzi per restare al passo.
Sad to see a great club like Aston Villa relegated so apathetically. Hope they bounce back soon.
— Gary Lineker (@GaryLineker) April 16, 2016
Già nella passata stagione la più antica compagine di Birmingham riuscì a salvarsi nelle ultime giornate dopo una rincorsa durata tutto il campionato, in una stagione che portò quantomeno ad una insperata final di FA Cup persa contro l’Arsenal 4-0. La sconfitta di Wembley ha lasciato delle enormi ferite, con la società costretta all’ottavo cambio di panchina in appena 10 anni (il quarto quest’anno), dato che dimostra come la retrocessione era una pena che i tifosi dell’Aston Villa aspettavano da tempo.
The inevitable has happened – #AstonVilla are relegated from the #PremierLeague. pic.twitter.com/SZAcrvE4xd
— COPA90 US (@Copa90US) April 16, 2016
Forse però questa stagione è stata davvero troppo anche per un pubblico meraviglioso come quello del Villa Park (lo scorso anno lo stadio si alzò in piedi ad applaudire la squadra dopo una cocente sconfitta contro l’Everton), costretto ad assistere a ben 9 sconfitte consecutive nelle ultime 9 partite di campionato. Una resa improvvisa che neanche il tifoso più passionale poteva perdonare a squadra, allenatore e società duramente criticata negli ultimi anni. Per chi è stato fondato nel 1874 ed è stato membro fondatore della Football League nel 1888, lottare fino all’unto secondo deve essere nel proprio DNA. Sempre.
La discesa in Championship è frutto di una campagna acquisti fatta con poca intelligenza e lungimiranza, che ha portato a Birmingham bravi giocatori come Ayew e Veretout ma nessuno con la necessaria esperienza per salvare la squadra. Non ci sono più dirigenti come William McGregor a indicare la strada nei momenti difficili. Sono lontani i tempi in cui l’Aston Villa primeggiava in patria e in Europa, fregandosi del titolo di Campione d’Europa nel 1982 dopo aver battuto in finale il Bayern Monaco a Rotterdam trascinato dal genio del tecnico Tony Barton. Quella magica annata regalò anche una Supercoppa Europea ai danni del Barcellona, tutti titoli che si uniscono ai 7 campionati inglesi, 7 FA Cup e 5 Coppe di Lega. Sarà per questo straordinario palmarés che i Claret & Blue vengono rimpianti da tifosi e appassionati di calcio, i quali si augurano nel profondo del cuore il ritorno tra i “grandi” di una delle squadre più importanti d’Europa. Con la speranza che la proprietà americana di Randy Lerner, riesca a costruire un progetto valido e vincente come meritano città e tifosi.