Come riportato da Paolo Attivissimo e da EFF (Electronic Frontier Foundation) e come dimostrato dal documento qui sotto, l’FBI è riuscita nell’intento di penetrare nell’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino, Syed Rizwan Farook.
Il problema è come ci sono riusciti, visto che il Federal Bureau aveva fatto intendere a tutti e, soprattutto, ad Apple, di non essere in grado di penetrare la codifica di iOS.
Quindi a conti fatti l’FBI possiede, o a comprato da terzi (forse dall’agenzia di sicurezza israeliana Cellebrite), un sistema per aggirare il blocco di iOS, che quasi certamente sfrutta una falla nel sistema. Ora l’FBI, e quindi il governo americano, deve riferire ad Apple i dettagli di questa falla?
In teoria la legge, il Vulnerabilities Equity Process, impone allo stato di riferire ai produttori le falle trovate, ma non è detto che in questo caso valga tale legge.
Journalists: please remember that government argued for months that this was impossible, despite expert consensus. pic.twitter.com/7QdkjRKpXg
— Edward Snowden (@Snowden) 28 marzo 2016
Snowden, sempre sul pezzo, ha poi twittato ciò che un po’ pensano tutti: “Giornalisti: per favore ricordate che il governo ha sostenuto che questo (entrare in iOS ndr.) fosse impossibile, nonostante il consenso degli esperti.” E quindi, cosa vuole realmente l’FBI? Ottenere da Apple un ulteriore sistema per penetrare iOS, o più praticamente, un sistema legalizzato per penetrare nel sistema operativo mobile di Apple?
Questa volta Apple è dalla parte della ragione, ovvero dalla parte degli utenti che tengono alla loro privacy: l’FBI invece ci fa la figura dello stato che vuole controllare tutto e tutti.
Come andrà a finire? Probabilmente Apple in un modo o nell’altro verrà a sapere quale falla è stata utilizzata per entrare in iOS, probabilmente, però, non sarò l’FBI a riferirglielo.