La qualificazione è possibile, eppure impossibile. Ripartire da quel secondo tempo, da quella reazione.
La condiscendenza ha fatto grande il Bayern, il coraggio farà grande la Juventus.
Quanto più alta sarà la montagna da scalare, tanto più all’improvviso la Juve ci stupirà nel raggiungerne la vetta: ormai specialista in rimonte, ha mostrato tutto il suo talento nella scalata quando, prepotentemente è rientrata in Europa, dopo esserne sbalzata fuori da un primo tempo di assedio mozzafiato.
Tegole #juvebayern: #Marchisio, #Dybala #Chiellini saltano, #Mandzukic rischia https://t.co/IRB8JmMamK @MaxNerozzi pic.twitter.com/f06wzFdGXi
— La Stampa (@LaStampa) March 15, 2016
La Juve è lì, aggrappata a quel 2-2 così come lo ha ottenuto: con le unghie, con i denti e soprattutto col cuore. Sempre in sordina, sempre con il vizietto di svegliarsi in ritardo, sempre ad un soffio dalla consacrazione, eppure sempre lì. La speranza, la voglia, e sullo sfondo lo spettro del rimpianto.
Il Bayern è più forte, non solo sulla carta, come recitava il pre-partita, ma anche e soprattutto sul campo come invece la partita stessa ci ha mostrato.
L’euforia delle grande sfide è un’arma a doppio taglio, serve attenzione, quella certosina.
Carichi? Inviateci un video privato su Facebook Messenger con il vostro urlo per #BayernJuve 💪 pic.twitter.com/RSQfiLFleg
— JuventusFC (@juventusfc) March 14, 2016
La Juventus, ha visto, ha sentito, ha percepito fin dentro le ossa, la forza degli avversari. Preparare un paracadute quando si sale così in alto è ancora più difficile. E allora non basterà occupare gli spazi, bisognerà farlo in maniera aggressiva e convincente, fino a crearsi uno spiraglio vitale in cui agire. La difesa così spavalda, così forte tra le mura di casa, dovrà respirare, alzando la testa guardando oltre.
Un pungo di minuti, e anche il Bayern ha visto, sentito, percepito la forza della Juve, quella fame, quella rabbia. La forza che è stata benzina, che si è fatta luce in fondo al tunnel. Proprio il Bayern che è da sempre modello, termine di paragone lontano, irraggiungibile, vera grande avversaria degli ultimi anni. Proprio il Bayern che è più forte, ok. Il Bayern che è una squadra perfetta tatticamente, potente fisicamente, dal ritmo incessante.
Nel nostro #EyeOnBayern abbiamo analizzato in modo approfondito la gara di andata: https://t.co/7OKYJVGN71 #UCL pic.twitter.com/xxf3M3MYA0
— JuventusFC (@juventusfc) March 14, 2016
Allora cosa è successo nella ripresa della gara di andata?
Cosa ha permesso di dare un senso all’appuntamento di mercoledì?
Come lo affronterà questa Juventus?
I margini per ribaltare la posizone dell’andata sono di per sé già molto stretti, e potranno materializzarsi solo se la Juve riuscirà a rispondere all’aggressione degli spazi e del gioco tipica dei tedeschi. E la realizzazione di questa possibilità non è solo la condizione indispensabile per provare a passare il turno, ma è l’unica premessa possibile per confezionare un capolavoro. Fondamentali le azioni di ripartenza, finalizzate però alla realizzazione del vantaggio. Poche saranno le occasione, sarà meglio centrarle tutte.
Inutili i paragoni con i rispettivi successi interni, soprattutto con gli ultimi: la Juventus non è il Werder Brema e certamente il Beyern non è il Sassuolo.
Come hanno attaccato i bavaresi all'andata? Ve lo raccontiamo nell'#EyeOnBayern: https://t.co/d653BIjqbG #BayernJuve pic.twitter.com/TmYZGG9pm9
— JuventusFC (@juventusfc) March 14, 2016
Inutili i paragoni tra i rispettivi campionati: il Bayern difende in uno spazio molto grande, attacca in uno spazio molto piccolo, esattamente il contrario di quanto avviene in Italia. Le due velocità di Allegri, l’opposto del continuo movimento di Guardiola. La Juve ha imparato quando accelerare e quando rallentare, quando forzare a quando gestire la palla per poter respirare. Impensabile riuscire a dosare queste due forze contro i tedeschi, che si muovono, sempre, che non occupano ruoli, posti fissi ma che continuamente tagliano, si inseriscono. Movimento che è sì la loro forza, ma anche il loro sottilissimo limite, unico elemento di debolezza: intercettare il pallone durante la loro manovra, durante questi continui spostamenti è l’unica ancora di salvezza perché renderà impossibile per gli avversari proprio tornare in quel “posto fisso” che non c’è, e che lascia un vuoto da occupare.
A 3 giorni da #BayernJuve, prende la parola @bonucci_leo19. Qui https://t.co/NqRI6mPZCt la sua intervista a @jtv212 pic.twitter.com/CdfPABDrti
— JuventusFC (@juventusfc) March 13, 2016
La difesa della Juve deve farsi muro e magia, ultimo baluardo dello scontro e primo fulcro propulsivo della ripartenza. Senza infilarsi nel torello dei passaggi ravvicinati del Bayern, ma sollevando la testa dall’acqua torbida del loro pressing incessante, e ossigenarsi alla ricerca di soluzioni.
Nella speranza che “il sesto uomo” della Juventus, possa ancora una volta partire dalla panchina e dare nuova linfa alla squadra, saranno 90 minuti di pure resistenza e se la Juve ha davvero un vantaggio è quello di essere maggiormente allenata in questo almeno per quanto accade nel nostro campionato.
Resistenza, forza, coraggio non sembrano certo parole da esperti di quel calcio fatto di numeri, di grammatica ostica, di precedenti, di statistica. Sono le parole che ci ha insegnato a sviscerare questa Juventus, e che di certo sono per chi crede che in partite come questa servono sì i grandi numeri, le grandi performance, le statistiche favorevoli, ma serve anche quell’attimo. Un attimo, spesso fuggente, che fa girare il vento a favore. Servirà una “serata sì”, e quella capita, o non capita.
Molto si baserà sulla condizione psico-fisica, sulla tenuta della gambe, ma anche dei nervi.
Gianluigi Buffon has now gone 926 minutes since being beaten in Serie A after a 10th successive clean sheet. #UCL pic.twitter.com/gqmVBnDOhu
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) March 13, 2016
Molto, se non tutto, per la Juve scaturirà da quella fame, da quella voglia di dire ancora una volta “ce l’ho fatta”, da quella determinazione, marchio di fabbrica di tante vittorie.
La partita va studiata, poi preparata, poi affrontata per poter rendere al meglio tatticamente e per poter esaltare le doti tecniche dei nostri migliori uomini. E poi va giocata, come se fosse l’ultima, come se fosse l’unico banco di prova.
Per un’impresa straordinaria, servono uomini straordinari: siate i nostri. Siate eroi.