Quanto è difficile iniziare a parlare di un nuovo anno, quando quello appena concluso è stato così ricco di risultati, di successi, di soddisfazioni. Quanto è difficile partire da quelle suggestioni e riportarle al momento attuale per interpretarlo, per viverlo diversamente, ancora con lo stesso entusiasmo. Orgoglio misto a incertezza, consapevolezza e paura di non essere all’altezza, di non riuscire a ripetersi. Paura che, così come era tangibile all’inizio di questa stagione, sta ora lentamente svanendo, con il ritorno di quel carattere, di quella competitività, con una rimonta che ha reso realtà la profezia di mister Allegri. L’amarezza della “parte destra” della classifica, la frustrazione di una squadra che ha mostrato tutte le sue debolezze, si stanno dissipando, con una rincorsa che sa di rivalsa sì, ma ancora di più di lavoro e determinazione.
Analizzati in tutte le salse, i problemi della Juventus erano invece riconducibili sostanzialmente a uno solo: una generale anomalia nell’incastro perfetto che aveva portato la squadra sul tetto d’Europa e che orfano dei suoi pezzi più pregiati aveva smesso di funzionare. Iniziare un nuovo cammino con l’handicap di una manovra macchinosa e poco redditizia, soprattutto a centrocampo, ha sprofondato la squadra in una crisi di identità che ha fatto emergere tutti i suoi difetti, tutte le sue mancanze e che ha portato Allegri nella strana e incomprensibile posizione della sperimentazione selvaggia. Sperimentazione tattica che si è espressa in tutta la sua drammaticità e che sembra finalmente superata con il ritorno al 3-5-2, con il ritorno di Marchisio dopo l’infortunio, con la prepotente evoluzione tecnica di Dybala. La crisi nera, sembra quindi passata, e se proprio di incastro non si può ancora parlare, sembra raggiunto un giusto e adeguato assetto.
Come si apre questo 2016?
Ancora nell’incertezza, ma quella adrenalinica e febbricitante dell’attesa. Se fosse un libro avrebbe tre capitoli, ancora in sospeso; se fosse una commedia tre atti ancora da finire. Ma il travagliato inizio di stagione della Juventus rende più adeguato alla situazione un vocabolario di stampo bellico. La Juve è infatti attualmente in competizione su tre fronti: il campionato con la rimonta ancora in corso, la Champion’s League con una nuova impresa da compiere, la Coppa Italia con il prossimo impegno contro la Lazio.
Cervello, classe, carisma. In due parole, Sami Khedira. Qui https://t.co/oiOFzYVcwX la sua intervista a @jtv212 pic.twitter.com/my5zSG68GB
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Per quanto riguarda il fronte italiano, la striscia di sette vittorie consecutive ha riportato la Juve nella classifica che conta a soli tre punti da un primo posto che due mesi fa sembrava irraggiungibile che adesso sembra quasi a portata di mano. A tre punti da un Inter che non sembra così rilassata nel difendere il suo primato in solitaria e a distanza ravvicinata da avversarie che in fondo non sono poi così irresistibili. E la rimonta crea rammarico anche per i punti persi per strada, per una squadra che, anche se in grave ritardo, sta mostrando di avere ancora la rosa migliore del campionato. Rosa che , aldilà dei nomi assurdi che circolano sui giornali in questo periodo, avrebbe la sua ciliegina con l’acquisto di un centrocampista di livello: nonostante le mosse timide della società è chiaro a tutti che se proprio si deve intervenire sarà con un giocatore di alto profilo.
Il derby di Coppa Italia ha infatti dimostrato come la risposta delle secondi (eccellenti) linee bianconere sia stata più che positiva. Leggermente più preoccupante, ma solo per la caratura dell’avversario, è la situazione sul fronte europeo. La giusta e unica punizione alla prestazione bella, autentica, ma inutile e sciagurata di Siviglia, è arrivata dal sorteggio. Un verdetto severo, alla “chi sbaglia paga”, che pone la Juve davanti a una sfida sulla carta già decisa: il doppio appuntamento con il Bayern Monaco ha tutto il sapore delle imprese impossibili, proprio quelle che la Juve ha sempre affrontato al meglio. Impossibile prevedere cosa accadrà in campo, soprattutto quando l’unica chiave di lettura possibile sarà la condizione fisica e non solo in cui le squadre si troveranno a scontrarsi. Di certo c’è soltanto il fatto che tra due mesi ci sarà la prima, vera, e forse unica settimana decisiva per i bianconeri: negli ultimi giorni di febbraio infatti ci saranno tanto la partita di andata contro i tedeschi, quanto lo scontro diretto contro i nerazzurri di Mancini. Due mesi che saranno però ricchi di tantissimi altri tasselli da inserire nella ricostruzione che è tutt’ora in corso, con la Juve a lavoro in questi giorni per preparare un’altra vittoria con il ritorno della serie A tra due giorni. Competizione che ancora una volta rivolge i riflettori alla Signora per il suo ritorno, con tante, forse troppe, aspettative.
Perché alla Juve non ci si può fermare. Mai! Qui https://t.co/VnoqYwWgnx l'intervista a @sturaro_stefano pic.twitter.com/8AFEgRL6Zw
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E’un campionato che aspetta la sua regina, sontuosa e consapevole. E’un campionato che da solo sta segnando la sua strada che per la Juve ha le linee di una scala da salire, un gradino alla volta, con un profilo più basso, più umile ma ugualmente orgoglioso. Anche se con un nuovo atteggiamento però, la forza della Juventus è sempre stata quella di non accontentarsi, di segnare sempre nuovi obiettivi, che una volta raggiunti non finiscono mai di rinnovarsi. La Juve è nata per vincere, per combattere e i problemi spariscono a ridosso delle gradi sfide, a spaventarla è solo l’attesa che la separa dal confronto. Di nuovo in lotta per lo scudetto, con il diritto di affrontare l’Europa senza paura, adesso può permettersi anche il lusso di risolvere le sue imperfezioni, di cancellare sbavature, di dispiegarsi in bellezza.
Come non bisognava darsi per mori ieri, occorre rimanere con i piedi per terra oggi.
Ancora, fino alla fine.