Con la sconfitta patita venerdì sera contro la Juventus, la Lazio è sprofondata in una crisi di gioco e risultati sempre più nera. Gioco che solo a sprazzi la squadra di Pioli riesce ad esprimere, e che non compensa le amnesie di una difesa che si sta rivelando essere la peggiore del campionato dopo il Carpi (20 gol subiti dai biancocelesti). Con il 2-0 di Dybala e compagni, la squadra è stata definitivamente ridimensionata negli obiettivi e nelle ambizioni, scivolando al 12° posto alle spalle di squadre come Empoli, Chievo, Sassuolo e Atalanta.
Lo stesso Reja, ex allenatore della Lazio, ora agli orobici, ha fatto notare come manchi l’organizzazione alla squadra di Lotito, che richiederebbe un lavoro certamente non oneroso, e che non dovrebbe essere un problema per una squadra che lotta per le prime posizioni: “Il presidente dell’Atalanta ha dotato la squadra di un’organizzazione che manca a squadre come la Lazio. Qui c’è una struttura importante, con una distribuzione capillare dei compiti, lavoro con una quindicina di uomini e solo due sono miei: Bollini e Febbrari. Con lo staff c’è una totale sintonia, e i metodi di lavoro sono all’avanguardia. Finora non abbiamo mai avuto un infortunio muscolare.”
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— calciomercato.com (@cmdotcom) December 4, 2015
Sono proprio gli infortuni l’alibi a cui spesso trova appiglio la squadra di Pioli. Da inizio stagione infatti si sono fermati Klose, Djordjevic, Biglia, De Vrij, Parolo, Marchetti, Keita e Lulic, costretti a saltare spesso match importanti, come il preliminare di Champions. Nelle scorse stagioni il problema infortuni si è sempre riproposto in casa Lazio, costringendo il più delle volte ad abbandonare obiettivi ambiziosi.
Inoltre, le difficoltà maggiori si sono riscontrate con Reja e Petkovic prima e Pioli poi, quando a causa delle numerose defezioni, non ci sono stati interventi mirati della società sul mercato. Difficilmente la Lazio riesce a schierare per più di due partite consecutive la stessa formazione, specie quando è impegnata in Europa. I ricambi non sembrano all’altezza, evidenziando la difficoltà che trova spesso la società nel puntare quantomeno nei giovani della primavera, a favore di elementi che vanno solamente ad allungare la rosa senza alzarne il livello qualitativo.
Tutti problemi di facile risoluzione, dato che gli infortuni essendo per lo più di natura muscolare possono essere prevenuti rivolgendosi a uno staff più qualificato, mentre gli acquisti con un attenta disamina del mercato possono essere fatti anche a costi contenuti senza penalizzare la squadra. Un lavoro non di certo da Barcellona o Bayern Monaco, e che non dovrebbe essere arduo soprattutto per una squadra che fattura come l’Atletico Madrid o il Napoli. Fatturato che potrebbe essere incrementato soprattutto con la presenza di uno sponsor sulle magliette, vero tabù dell’era Lotito. Particolari che sembrano ovvi anche per una squadra di Serie B, ma che il patron laziale non riesce a prendere in considerazione.
La tifoseria appare stanca di vedere distrutto il lavoro di un intero anno per questi dettagli, dato che ormai i biancocelesti ci hanno abituato ad annate spettacolari, alternate ad altre deludenti. Basta analizzare i dati dell’era Lotito, che alterna i piazzamenti fra le prime 5 e i trofei delle annate 2006-07, 2008-09, 2011-12 e 2012-13 alle anonime stagioni 2007-08, 2009-10 e 2013-14, in cui la squadra si è ritrovata addirittura a lottare per non retrocedere, e che ha visto gli esoneri di Ballardini e Petkovic, senza farsi mancare le continue polemiche dell’era Reja, in cui il mercato di gennaio costellato da trattative infruttuose come quelle per Honda e Yilmaz ha frenato la corsa per la Champions.
Riprendersi in questo campionato sembra possibile, a patto che la rosa venga integrata con acquisti mirati nella sessione invernale del mercato, e si lasci alle spalle tutte le polemiche fra fasce di capitano, risse negli spogliatoi e finali perse. Il salto di qualità tanto reclamato dai tifosi dista veramente pochissimo, ma la disorganizzazione ha portato la Lazio a fare sempre due passi indietro ogni qualvolta ne viene compiuto in avanti, non imparando mai dagli errori passati.