«Noi siamo quelli buoni. Abbiamo fatto arrestare persone davvero pericolose… Julian Assange (il fondatore di WikiLeaks, ndr), andrebbe arrestato. Dice di non fare nulla di male ma pubblica documenti rubati».
Con queste parole ha deciso di rompere il silenzio David Vincenzetti, fondatore e amministratore delegato di Hacking Team, società milanese che vende programmi di sorveglianza ai governi e che una settimana fa è stata vittima di un pesante attacco hacker.
«Non sono una persona emotiva», ha dichiarato Vincenzetti al Corriere della Sera raccontando il momento in cui ha saputo dell’attacco. «Ho finito di fare ginnastica, mi sono spostato davanti al computer e, dopo essermi consultato con la mia squadra di tecnici, ho detto ai miei clienti di fermare il programma.
Siamo stati attaccati quattro volte – dice – e questa non è stata la peggiore, è solo la più rilevante dal punto di vista mediatico perché i dati sono stati pubblicati». Vincenzetti sottolinea il contributo della società nel «far arrestare persone davvero pericolose», annuendo – scrive il Corriere della Sera – al nome del presunto assassino di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti. Nel colloquio con La Stampa, Vincenzetti si definisce un patriota: «Sono orgoglioso di aiutare il mio Paese a combattere i terroristi e i criminali. Non temo per la mia incolumità – aggiunge – sono convinto che l’azienda si rimetterà in piedi. Penso che l’attacco, per la sua complessità, debba essere stato condotto a livello governativo o da chi disponeva di fondi molto ingenti».
Ha ammesso che la sua società ha commerciato con la Libia, ma solo quando sembrava che i libici fossero diventati i migliori amici dell’Italia. Hanno collaborato anche con l’Etiopia: «Quando abbiamo saputo che Galileo era stato utilizzato per spiare un giornalista oppositore del governo, abbiamo chiesto spiegazioni, e nel 2014 abbiamo chiuso la fornitura», ha concluso il fondatore di Hacking Team.