È un Siniša Mihajlović carico e felice quello che stamattina è stato presentato ufficialmente come nuovo allenatore del Milan. Il tecnico serbo ha ricevuto l’investitura ufficiale del Presidente Silvio berlusconi, intervenuto personalmente alla presentazione e come al solito protagonista di una conferenza stampa scoppiettante.
L’ex allenatore della Sampdoria ha cercato subito di dare la scossa all’ambiente portando la sua consueta carica: “Non ho una storia milanista da presentare ai tifosi, ma il lavoro vi assicuro che non mancherà e sarà ad altissima intensità. Il Milan è un Top Club mondiale e abbiamo tutti quanti la voglia di tornare a vincere”. Un’altra delle sue caratteristiche sono le citazioni, che Sinisa non tarda a dispensare pronunciandone una di Herbert Kilpin, uno dei fondatori del club: “Voglio che diventiamo esattamente quello che disse il fondatore di questo club: saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari”.
Mihajlovic presenta il suo Milan: saremo una squadra di diavoli
Lavoro e fatica restano anche in rossonero i capisaldi del Mihajlović pensiero: “L’obiettivo è tornare a vincere, il Milan viene da stagioni difficili ma ci sono tutti i presupposti per tornare grandi. Abbiamo preso tre giocatori da prima scelta (riferimento chiaro ai tre acquisti appena ufficializzati dal club rossonero) e sono molto contento. In campo non basta solo il nome: il nome va protetto, difeso e portato con orgoglio. Da giocatore ho spesso incontrato il Milan e posso raccontare ai miei giocatori quanto timore e quanta paura quei colori hanno trasmesso agli avversari. Il nostro stadio deve diventare di nuovo un fortino e gli avversari devono avere paura di quei colori: per vincere non si deve essere solo tecnicamente più forti, ma si deve essere anche caratterialmente più forti. Il nostro obiettivo è quello del nostro fondatore Kilpin, ma per riuscirci bisogna lavorare molto, avere fiducia ed essere ottimista”.
Impossibile non parlare di moduli o di singoli, con chiari riferimenti a El Shaarawy e Menez: “Non c’è un modulo che ti fa vincere o perdere una partita: bisogna vedere i giocatori che ci sono in rosa e metterli per farli rendere al massimo. Abbiamo preso due grandi attaccanti, giocando con due punte, non ci sono tante soluzioni, visto che a me non piace giocare con difesa a 3 ma a 4. Il modulo di base è sicuramente il 4-3-1-2, come inizio ma poi vedremo, anche perchè dovrò valutare la posizione di alcuni calciatori come El Shaarawy, che ha sicuramente caratteristiche da esterno, ma ho già la sua disponibilità per provare a inventarlo come interno”. Poi riferimento a Menez: “Può fare il trequartista o la seconda punta, dipende dall’avversario che dobbiamo incontrare”. Altra considerazione invece su Bonaventura: “Può invece giocatore in tutti i ruoli di centrocampo e attacco”.